Bugno chiamato in Lega per la sicurezza. Le sue parole sferzanti

24.02.2025
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Nuovo incarico per Gianni Bugno, chiamato dal presidente Pella a capo della Commissione Tecnica della Lega Ciclismo, che guarda soprattutto al tema sicurezza. Sin dalle sue prime parole il pluricampione del mondo ha preso l’incarico con grande serietà, nel quale vuole mettere non solo la sua esperienza, ma anche tutte le sue idee, tirando dritto anche se si tratta di andare contro l’ordine precostituito o idee in vigore.

Bugno sa che quella che ha preso per le mani è la classica patata bollente: «L’affronto con cognizione di causa perché non ci sono solo io, c’è un ottimo staff, tutta la commissione è impegnata su questi temi, in primis la sicurezza. E’ un problema che mi sta a cuore ma devo dire che ai miei tempi ce n’era molta meno. Anche in questo campo il ciclismo ha fatto passi da gigante».

La gestione delle corse è per Bugno un tema basilare. Gli organizzatori vanno però consigliati e non puniti
La gestione delle corse è per Bugno un tema basilare. Gli organizzatori vanno però consigliati e non puniti
Eppure da più parti si parla di un ciclismo estremamente rischioso…

Ma il rischio ci sarà sempre, fa parte integrante del nostro mestiere. Ai nostri tempi però c’era da prestare attenzione a tante cose, non avevamo uno staff che ti segue come oggi, dove devi solo pensare ad allenarti e correre. Le cadute ci saranno sempre, si può agire per studiare le cause, capire che cosa si può fare per aiutare chi corre, tenendo conto che i materiali sono ben diversi da quelli nostri, sono molto più performanti, le velocità sono molto maggiori. Ma la protezione assoluta non ci sarà mai, questo è sicuro.

Questa settimana si è parlato molto della decisione di neutralizzare la prima tappa della Volta ao Algarve dopo la vittoria di Ganna e l’errore di percorso di molti corridori…

E’ stata una scelta sbagliatissima. Per la semplice ragione che c’è un regolamento al quale prestare fede, che dice che se accade un fatto del genere si convalida il risultato dando a tutti lo stesso tempo. Se l’errore avviene entro i 3 chilometri, perché deve essere penalizzato chi l’errore non l’ha commesso? Lasciamo perdere le colpe e le responsabilità di chi quelle strade doveva presidiarle – e parliamo di una gara di livello inferiore solo al WorldTour – ma intanto si doveva solamente applicare il regolamento.

Le cadute fanno parte del gioco, soprattutto in gare difficili come la Roubaix dove la posizione è tutto
Le cadute fanno parte del gioco, soprattutto in gare difficili come la Roubaix dove la posizione è tutto
Di organizzatori che commettono errori non ce ne sono pochi, però…

Gli errori sono il migliore degli insegnamenti, basta saperne trarre vantaggio. Secondo me il problema è a monte, riguarda come vogliamo che sia il ciclismo di oggi e del futuro. Teniamo presente che è un mondo competitivo, anzi si basa sulla competizione: l’imperativo per ogni corridore è essere avanti, quindi si sgomita, ci si fa spazio. Bisogna rientrare nei limiti del regolamento, certo, ma esso c’è apposta. Se sono davanti voglio rimanerci, se sono dietro devo guadagnare spazio. La rincorsa al Poggio nella Sanremo sarà sempre una volata nella volata, come anche l’approccio alla Foresta di Arenberg alla Roubaix. Ripeto: i rischi ci sono e ci saranno sempre.

Che cosa ne pensi della figura del “safeR”, che deve raccogliere dati sugli incidenti e analizzarne le cause per individuare le aree di rischio?

Non mi piace, anche perché questa è una definizione teorica, ma finora io ho visto solo gente che a ogni caduta va a cercare la responsabilità del corridore, commina cartellini gialli e rossi quasi fosse un arbitro di calcio. Di una figura del genere non ne abbiamo bisogno, c’è già la giuria per questo. Cominciamo a guardare le cose nel loro complesso, le sedi stradali più adatte, la cura dei terreni di gara. Io la trovo una figura assurda…

La tappa vinta da Ganna all’Algarve e poi neutralizzata è stata un errore regolamentare
La tappa vinta da Ganna all’Algarve e poi neutralizzata è stata un errore regolamentare
L’aspetto sicurezza riguarda anche gli allenamenti, la tua carica riguarda anche questo?

Sì e su questo io penso che gli strumenti per agire ci siano già. Basti pensare alla striscia continua: l’automobilista sa che non può oltrepassarla, facciamo allora rispettare la regola. Per me cordoli, aiuole in mezzo alla carreggiata, sono tutti ostacoli alla circolazione che alla fine penalizzano anche il ciclista. Il problema è che poi le modifiche fatte al Codice Stradale non sono all’altezza: che cosa significa sorpassare tenendo un metro e mezzo dal ciclista? Anche le ciclopedonali sono un falso aiuto, perché a quel punto sono i ciclisti che diventano un pericolo per i pedoni…

E’ un problema di regole o di cultura?

Questa è la domanda. Io vengo da una settimana di pedalate in Spagna e non ho sentito neanche un clacson. La gente si posizionava dietro il gruppo e aspettava con calma, sorpassando appena possibile e in sicurezza. Da noi hanno tutti fretta, strano però che se davanti c’è un trattore gli automobilisti non si mettono a suonare all’impazzata allo stesso modo.

Imboccare il Poggio davanti è fondamentale. Si gioca di gomiti e spallate, ma bisogna restare nelle regole
Imboccare il Poggio davanti è fondamentale. Si gioca di gomiti e spallate, ma bisogna restare nelle regole
Tornando ai tuoi compiti che cosa ti proponi?

Dobbiamo lavorare sul dialogo, in primis con gli organizzatori – sostiene Bugno – per aiutarli però, perché aiutando loro aiutiamo i ciclisti. Mettiamoci insieme per proporre miglioramenti, ad esempio per i mezzi stessi, ma anche per le radioline, che in caso di caduta per la loro posizione possono arrecare danno. Ogni componente il nostro mondo può dare un contributo per migliorare la situazione e ridurre il rischio. Ma non annullarlo…