Lamon: sette tappe a testa bassa, nella fossa dei leoni

29.01.2023
4 min
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Come disse qualche giorno fa Egan Bernal, il ciclismo è soprattutto un fatto di testa. E di testa Francesco Lamon alla Vuelta San Juan ha dimostrato di averne tanta, gettato come gli altri pistard azzurri nella fossa dei leoni. In mezzo a tutti questi stradisti, pronti per una stagione di salite, volate e lunghe distanze, il corridore veneto ha dovuto stringere i denti ogni santo giorno. Per lui che è campione olimpico dell’inseguimento a squadre, la stagione sarà composta prevalentemente dalle sfide in pista. Sforzi di 4 minuti, che tuttavia richiedono una base solida. E proprio per costruire questa base, Lamon è volato alla Vuelta a San Juan.

Lamon è consapevole di dover alzare i giri del motore per mettere Villa in difficoltà
Lamon è consapevole di dover alzare i giri del motore per mettere Villa in difficoltà

Carico di fatica

Le tappe devono essergli sembrate un supplizio, ma quando sai di dover fare un certo tipo di lavoro, hai la fortuna di poterti gestire.

«Sono due mesetti – racconta in una mattina calda come le altre – che abbiamo iniziato a lavorare intensamente, alternando strada e pista. Prima di venire qua siamo riusciti a fare un blocco di lavoro importante su pista. Qui si sapeva che comunque per noi sarebbe stata difficile, perché ovviamente corse su strada ne facciamo relativamente poche. Quindi c’è stato da salvarsi, cercare di lavorare il più possibile e mettere più fatica possibile nelle gambe. Una cosa che effettivamente sta succedendo.

«La fatica di questa corsa riuscirà a coprire abbastanza il periodo delle Coppe del mondo, quindi di conseguenza va bene. Poi non so se più avanti ci saranno altre corse su strada. Benvengano, io sono a disposizione del cittì. Bisogna solo rimanere calmi, tener duro, sapere comunque che il nostro obiettivo non è qui, ma tra 20 giorni».

Alla partenza della tappa del sabato, Lamon (primo da destra) e gli altri azzurri
Alla partenza della tappa del sabato, Lamon (primo da destra) e gli altri azzurri

Un uomo in meno

Il Comitato Olimpico Internazionale ha pensato bene di rimescolare nuovamente le carte e così adesso ogni nazione potrà schierare alle Olimpiadi soltanto 5 atleti: i 4 del quartetto più una riserva. Ciascuno di questi 5 atleti dovrà correre le prove per le quali la nazione è qualificata. La lotta per un posto, che fino a Tokyo era stata molto tirata, adesso rischia di trascendere.

Nell’Italia dei grandi inseguitori, il problema di abbondanza rischia di colpire coloro che non hanno nella polivalenza il loro punto forte. E chi eventualmente facesse una sola specialità, sarà chiamato a un livello altissimo: potrebbe essere il caso di Lamon, fortissimo specialmente nelle partenze del quartetto. Un ruolo in cui però è già stato provato Jonathan Milan.

«E questo è un problema, anche se relativo – prosegue Lamon – perché vuol dire anche all’interno della nostra nazionale c’è competitività, che tirerà fuori il meglio di ciascuno di noi, portandoci ad avere la nazionale più competitiva. Altri hanno provato il ruolo di lanciatore, penso a Milan. Ma non è che per questo io dovrò cambiare preparazione o altro».

Sul traguardo della prima tappa, Lamon 124° a 1’57”
Sul tragaurdo della prima tappa, Lamon 124° a 1’57”

«Ovviamente – prosegue Lamon – nel momento in cui sarà essenziale avere il miglior tempo, cercherò di farmi trovare pronto, indipendentemente che posso fare il primo oppure il secondo. Insomma, se Consonni può fare le partenze, magari potremmo provare che parte lui e io faccio il secondo. Vivremo man mano, come quando ci troviamo tutti assieme, per parlarne e capire quale sia il quartetto migliore.

«Per il fatto delle altre discipline – ammette – è chiaro che nella madison la priorità sarà per Elia e Simone. Su questo punto di vista, escludo di poter dire che sono già tra i cinque. Come ho detto, prima c’è da lavorare e lavoreranno anche gli altri, sempre concentrati sul pezzo, fino a quando ci sarà la selezione».

Gli azzurri hanno fatto corsa di retrovia, cercando di immagazzinare lavoro
Gli azzurri hanno fatto corsa di retrovia, cercando di immagazzinare lavoro

Sempre al massimo

In un gruppo di inseguitori con nomi, fra gli altri, come quello dello stesso Lamon, di Ganna, Milan, Viviani, Consonni e Moro, è chiaro che il vantaggio di avere la panchina lunga sarà utile quando la caccia ai punti della qualificazione si sposterà alle Coppe del mondo.

«Qualificarsi come nazionale – ammette Lamon – è relativamente poco difficile. Qualificarsi invece all’interno della nazionale italiana è molto più difficile. E’ una situazione un po’ stressante che ha i suoi pro e i suoi contro. Devi sempre dare il massimo in ogni minimo lavoro, mentre il lato positivo è che comunque sappiamo che a Parigi andranno cinque che possono portare a casa una medaglia».