Dal Riso al Rosa: piccola squadra, grandi valori

12.11.2024
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«Diamo una seconda possibilità a chi non l’ha avuta o a chi vuole riscattarsi», Luca Depaulis entra immediatamente nel cuore dell’argomento, nell’aspetto filosofico e morale che lega la sua squadra e la sua visione dello sport. Un valore che, secondo lui, dovrebbe restare centrale almeno fino a una certa età.

Stiamo parlando della Dal Riso al Rosa, squadra juniores nata dall’iniziativa di Luca Depaulis, che ne è presidente e anima. Fondata tre anni fa, la squadra è radicata nelle terre piemontesi, tra le risaie e il Monte Rosa: da qui il nome Dal Riso al Rosa.

«E’ pensata – racconta Depaulis – per offrire una valida alternativa ai giovani ciclisti locali, desiderosi di rimanere nel proprio territorio. L’obiettivo è dare ai ragazzi un’opportunità vicina, evitando loro di dover scegliere tra il trasferirsi verso Torino o addirittura sconfinare in Lombardia».

I ragazzi di Depaulis ci mettono un immenso impegno. Sempre
I ragazzi di Depaulis ci mettono un immenso impegno. Sempre

Filosofia Dal Riso al Rosa

«Dal Riso al Rosa – prosegue Depaulis – è una squadra diversa dalle altre: più che un trampolino verso una carriera sportiva, è un’opportunità di crescita personale». Depaulis stesso la definisce la “squadra della redenzione” perché accoglie con apertura e spirito inclusivo tutti quei giovani che, per vari motivi, non trovano spazio altrove.

«Non si tratta solo di offrire una seconda possibilità – spiega Luca – ma di creare un ambiente accogliente e rispettoso delle diverse esigenze e personalità dei ragazzi. Al di là dei risultati sportivi, è fondamentale che ciascuno sia compreso e accettato per ciò che è. Il nostro team è incentrato sui valori umani. Molti giovani sono attratti dai nomi altisonanti e dall’apparenza delle grandi squadre, dimenticando però che dietro ogni squadra ci sono persone, relazioni e comprensione reciproca. Qui, l’umanità è un valore centrale. Se i ragazzi non sono capiti e accettati per quello che sono, con i loro pregi e i loro limiti, non raggiungeranno mai il loro potenziale.

«Solo una cosa chiediamo ai ragazzi: l’impegno. L’impegno negli allenamenti, nel metterci la giusta passione. Perché facciamo tanto per racimolare qualche soldino e questa è l’unica cosa che vogliamo in cambio. Che tra l’altro alla fine è qualcosa per loro, qualcosa che si ritroveranno nella vita. Da noi mai nessuno sarà allontanato, come succede in altri team, perché non ha ottenuto risultati. No: l’importante è che s’impegni e si assuma le sue responsabilità. Mi viene da ridere: tutti dicono di voler far crescere i ragazzi, poi vedo persone tese e nervose perché non arrivano i risultati. Ma come? Non eravamo qui per farli crescere?».

Per la prossima stagione i ragazzi diventeranno 7
Per la prossima stagione i ragazzi diventeranno 7

Quelle serate su Google Maps

Ma se questo è l’aspetto filosofico e morale, un altro pezzo forte della Dal Riso al Rosa è il suo “autofinanziamento”. Depaulis ha parlato delle difficoltà di racimolare fondi, ebbene sentite qui che storia.
«Il progetto – spiega – è sostenuto da una rete di sponsor locali, reclutati con tenacia e passione. Ho svolto un lavoro certosino per ottenere supporto economico. La sera, dopo il mio lavoro, aprivo Google Maps e chiamavo tutte, ma proprio tutte le aziende del territorio, nelle province di Novara, Biella, Vercelli, Alessandria, Verbania… Ci ho messo due anni e mezzo per contattarle tutte. Su migliaia di mail e chiamate mi hanno risposto in cinque».

Oggi Alessandro Brugo, un amico geometra, lo sta aiutando nella ricerca degli sponsor. Questo impegno permette alla squadra di fornire biciclette, abbigliamento e supporto logistico ai ragazzi. «A quelli più “bravini”, diciamo così, riusciamo a fornire oltre al vestiario, i caschi… e anche la bici. Agli altri solo il vestiario e tutto il supporto logistico che serve».

La Dal Riso al Rosa quest’anno ha inanellato circa 40 gare, tutte nel Nord Ovest
La Dal Riso al Rosa quest’anno ha inanellato circa 40 gare, tutte nel Nord Ovest

Umanità e rendimento

E’ chiaro che fare attività juniores, categoria sempre più “tirata” come ci ricordava anche Alessandro Ballan, è difficile, però, come in ogni cosa, c’è il rovescio della medaglia: l’umanità e la familiarità che fanno fiorire i ragazzi, aiutandoli ad emergere, cose che magari non avevano trovato nei team precedenti.

«Un ragazzo – racconta Depaulis – ha ottenuto quattro top ten quest’anno. Nell’altro team, non era stato capito, mettiamola così, ed è stato allontanato. Gli serviva semplicemente un anno in più. Capito perché siamo la squadra dell’occasione per tutti?».

Gli allenamenti sono strutturati per adattarsi alle esigenze di ciascuno, considerando la distanza geografica che separa i vari membri del team. I ragazzi seguono tabelle di allenamento individuali durante la settimana, mentre la domenica, in inverno, si ritrovano per pedalare insieme. Nelle stagioni calde, invece, partecipano alle gare. Depaulis fa sì che ogni domenica i ragazzi possano correre, ma se qualcuno ha bisogno di risposarsi, o al contrario sta facendo un blocco di lavoro, può tranquillamente restare a casa. Anche se la realtà è piccola e familiare, i metodi di allenamenti sono assolutamente moderni.
Dello staff, oltre a Luca e al suo amico Brugo, fanno parte un direttore sportivo di terzo livello, Danilo Del Cherico , e il vicepresidente Flavio Baruto. Gli atleti, invece, per la stagione che verrà, saranno sette.

«La Dal Riso al Rosa – conclude Depaulis – non si limita a formare ciclisti, ma mira a forgiare persone consapevoli, che sappiano affrontare la vita con responsabilità e dignità. Per me il ciclismo è una metafora della vita, un modo per insegnare ai giovani a perseverare, a rispettare le regole e a imparare dalle sconfitte tanto quanto dalle vittorie. Se solo uno di questi ragazzi, alla fine, seguirà queste orme, avrò vinto la sfida più bella».