Ieri Daniele Pontoni era a Faè d’Oderzo, per il tradizionale Ciclocross del Ponte, che ha visto vittorie italiane di buon interesse. Filippo Fontana ed Elisa Ferri fra gli elite, Patrick Pezzo Rosola e Nicole Azzetti fra gli juniores. Contemporaneamente il cittì della nazionale ha seguito la Coppa del mondo di Namur e con lui abbiamo voluto fare il punto su quello che ha visto e in qualche modo quello che vedremo.
Che cosa ti è parso di Namur?
Più di quello che ho visto, è stato utile parlare con i ragazzi. Per quanto riguarda i primi, credo che senza la scivolata di Nys, Van der Poel e Thibau se la sarebbero giocata fino all’ultimo. Aver portato la suspense fino all’ultimo è qualcosa di interessante e sicuramente Nys in questo momento è uno degli atleti che può dare fastidio.


Van der Poel che torna e vince alla prima gara stupisce ancora Pontoni?
Anche lui ha fatto degli errori, è caduto, però lo ritengo ancora il numero uno. Chiaramente la sua supremazia non è stata netta come eravamo abituati. Ieri eravamo sul percorso più esigente del ciclocross moderno. Devi avere gamba, devi avere tecnica e soprattutto devi avere tanta testa e tanta forza di volontà. Perché credo che tutti, almeno una volta, un errore lo abbiano fatto. Quindi rialzarsi subito, partire e resettare è la dote maggiore di chi vuole andare bene a Namur.
In Sardegna abbiamo visto un grande Filippo Agostinacchio, che ieri ha avuto qualche problema…
Se guardiamo i tempi, a un certo punto i due fratelli erano da soli. Sono partiti in quinta e sesta fila e a metà gara erano da soli. Mentre Filippo stava tirando per suo fratello, è caduto. Ha preso un albero, si è fatto male alla spalla e in più un sasso gli è rimasto bloccato sotto la leva per cui la ruota non girava. E’ dovuto andare ai box. E’ ripartito parecchio indietro, ha perso tantissimo tempo e ha recuperato ancora rispetto a dove era. E’ andato forte anche ieri.
Chi è andato forte davvero è Mattia, il più piccolo…
Gli ultimi due giri che ha fatto dimostrano di che pasta sia fatto questo ragazzo. Parti dietro, arrivi davanti e hai ancora questo ultimo quarto d’ora? E’ una prova importante. Sapete che sono tifoso del Torino e allora il quarto d’ora di Mattia io lo paragono al “quarto d’ora granata” (il finale di partita del Grande Torino che negli ultimi 15 minuti di gioco accelerava e ribaltava anche le situazioni più difficili, ndr).


Mattia fa lo stesso?
Lui ha quel quarto d’ora che, quando si… accende, è un razzo. Tecnicamente guida da far paura e quindi questi sono i risultati. E non è una prestazione che mi stupisce. Mi ha meravigliato la prima volta, quando lo ha fatto a Lievin. Gli ho visto fare quell’accelerata nel Team Relay prima del ponte e quella è stata l’unica volta che mi ha stupito. Poi l’ha fatto altre volte, quindi per lui è la normalità. Il suo passaggio da junior a under 23 me lo sarei aspettato proprio come lo sta dimostrando in questo momento. Adesso aspetto solo che anche Viezzi torni ai suoi livelli…
E’ ancora un po’ indietro.
L’ho visto in leggera difficoltà, soprattutto in questo weekend, ma già dalla prossima settimana me lo aspetto di nuovo motivato al punto giusto per tornare anche lui ai vertici di categoria. Ne ha tutte le doti e so che andrà a prendersi quello che in questo momento non ha in mano.
Secondo te è più difficile per questi ragazzi correre la Coppa del mondo con le squadre e non con la nazionale?
Magari con la squadra in certi momenti sono anche più attrezzati da un punto di vista logistico. Sicuramente come staff credo che la nazionale dia qualcosa in più rispetto ai loro team. Io ho una venerazione per il mio staff, perché vedo quanto si impegnano e quanto lavorano. Una cosa che dico sempre ai ragazzi è che quei 10, 20, 50 o 100 watt in più di cui hanno bisogno nel momento di fare la differenza, devono prenderli dai colori azzurri.


Con le ragazze finora siamo andati a corrente alternata.
Abbiamo Sara Casasola che è ferma, perché ha ancora un po’ di problemi con la bronchite che non passa. Lei purtroppo lotta sempre con l’asma e quindi ieri non ha corso. Spero sia l’ultima sosta ai box da qui al mondiale e che finalmente si ristabilisca e possa ritornare nelle posizioni in cui l’abbiamo vista da inizio stagione. Ormai sono rientrate tutte le big, quindi primeggiare sarà più difficile, però credo che Sara abbia tutti i numeri e le doti per essere là davanti con loro.
Poi c’è anche Lucia Bramati che sta andando bene.
Ieri magari Lucia non è stata brillantissima come in altre occasioni, però ha dimostrato di fare la sua bella figura in questa categoria. E se invece vogliamo parlare degli juniores, chiaramente Giorgia Pellizotti ha già dimostrato in Coppa del mondo, nella sua categoria, di essere sicuramente una fra le prime tre ragazze al mondo. Ieri poi a Faè d’Oderzo abbiamo visto Azzetti che è ancora forte e fra gli uomini abbiamo Grigolini e Pezzo che vincono e ragazzi del primo anno come Dell’Olio, Cingolani e Bosio che arrivano. Gli ultimi due il prossimo anno potranno prendere sicuramente il posto di Grigolini e Pezzo Rosola.
Si costruisce il futuro?
L’ho già detto in passato, non stiamo costruendo anno per anno, ma ragioniamo a lungo termine. Ormai guardiamo anche le categorie degli allievi e delle allieve, perché dobbiamo cominciare a formare questi ragazzi perché siano pronti quando passeranno juniores.


Quali saranno i prossimi passi della nazionale?
Andremo in Coppa del mondo a Koksjide, con doppia convocazione per entrambe le prove: appunto quella del 21 e il 28 a Dendermonde. Gran parte degli atleti italiani faranno tutto il periodo in Belgio: qualcuno tornerà il primo gennaio, altri il 4. Quasi tutti faranno delle gare anche internazionali. Poi ci sarà il campionato italiano e subito dopo andremo a Benidorm per correre e fare il ritiro di ogni anno. Il sabato voleremo a Hoogerheide, poi tre giorni a casa e il mondiale di Hulst.
Ultima domanda: sabato ad Anversa ci sarà il primo duello Van der Poel-Van Aert: sarà il solito grande spot per il cross?
Per me gli atleti di spessore e di valore come questi possono far bene alla specialità. Non li chiamo ciclisti ma atleti, che fanno bene alla specialità, portano tanto pubblico e portano interesse. Da quelle parti magari non ne hanno tanto bisogno perché sono abituati, però nel resto del mondo vedere in televisione uno spettacolo come quello è qualcosa di speciale. Credo che la sfida si ripeterà fino al mondiale. E spero che dia una spinta all’eventuale candidatura olimpica per questa specialità.