Torniamo al Col du Vam e agli europei di ciclocross. Nella gara maschile under 23, quella disputata “tutti in gruppo”, è emerso un particolare tecnico interessante: nei tratti più fangosi (soprattutto sul doppio rettilineo comprendente i box, risultato spesso decisivo) Ryan Kamp preferiva caricarsi in spalla la bici, mentre i belgi avevano maggiormente la tendenza a spingerla. Il risultato era che in ogni frangente simile, l’olandese guadagnava metri che poi i suoi avversari erano costretti a recuperare. E’ vero che i tratti da fare a piedi non erano così tanti, ma alla fine anche questo può avere avuto il suo peso nell’evoluzione della corsa.
Messi da parte gli ordini d’arrivo e la fredda cronaca, abbiamo pensato di tornare sull’argomento con uno che mastica ciclocross da ormai 35 anni, Luca Bramati che aveva in nazionale tutte e quattro le sue ragazze con due top 10 conquistate: «Il bello è che io non ho mai imparato bene a correre bici in spalla, diciamo che mi arrangiavo. Chi invece era un vero fenomeno era Vito Di Tano: si caricava la bici e andava veloce come se non ce l’avesse, guadagnava tantissimo…».


Quindi è qualcosa che si può imparare…
Diciamo che fa parte molto dell’attitudine personale, non si insegna. Iniziamo col dire che correre con la bici in spalla e spingendola sono due cose profondamente diverse. Quando ti carichi la bici, significa che hai almeno 7-8 chilogrammi addosso, ma soprattutto su un lato, quindi ti costringe a correre squilibrato e sei impossibilitato a muovere il braccio destro (nella stragrande maggioranza si carica a destra, lo fanno anche molti mancini), quindi hai molta meno spinta. Spingendo la bici non hai questo sforzo supplementare, ma è chiaro che in alcuni percorsi come appunto quello olandese con fango così duro e colloso, la bici non scorre come vorresti e ti frena.
E’ vero quindi che il Kamp della situazione era avvantaggiato?
Sì, ma quella è una sua precisa caratteristica. La maggior parte preferisce spingere la bici per non accumulare fatica anzitempo. La bici con il fango si sporca sempre, anche quello contribuisce a frenarla. Gli europei stessi hanno dimostrato che in certe gare molto si gioca anche a livello strategico, nello scegliere il momento migliore per procedere al cambio bici.
Come mai belgi e olandesi sono più avvezzi a correre con la bici in spalla?
Dipende molto dai percorsi che affrontano. I loro tracciati sono sempre con fango o sabbia, che costringono a mettere piede a terra. A volte accade anche da noi. A Silvelle, ad esempio, è sicuramente consigliabile caricarsi la bici, perché con tanto fango proprio non riesci a spingere, a meno che si formi quella classica canalina dentro la quale si prova a far scorrere le ruote finché si può.


Queste canaline vengono preparate preventivamente dagli organizzatori?
No, sta ai corridori, anche in sede di allenamento per visionare il tracciato, cercare di “costruire” quel passaggio che poi sarà utile in corsa. Un altro esempio che mi viene in mente è Koksijde, uno dei tracciati dove vuoi o non vuoi sei costretto a correre a piedi più che in altre gare.
C’è differenza in questo senso fra le gare maschili e femminili?
Abbastanza. In campo maschile esempi come quello di Kamp ce ne sono molti, anche nel gruppo di testa c’era chi ha provato a correre con la “zavorra”, ma l’olandese era evidentemente più forte e anche più ben impostato fisicamente. Fra le ragazze si tende di più a spingere, anche se quasi tutte sanno correre anche caricandosi la bici in spalla: una delle più forti e rapide è proprio la Brand, che sprigiona potenza.


E per quanto riguarda i “tre tenori”?
Loro la differenza la fanno soprattutto in bici, anche se hanno un ottimo rendimento anche a piedi e si allenano specificamente per questo. Sempre a Koksijde, Van Der Poel e Van Aert hanno la capacità di riuscire a spingere sui pedali fin sotto al muro e questo serve per guadagnare secondi preziosi. Ma c’è un altro aspetto importante da considerare…
Quale?
Il clima. In questi giorni nei quali si parla tanto di cambiamento climatico, è vero che una volta il tempo era spesso più favorevole rispetto ad oggi, soprattutto in dati periodi dell’anno. Ma oltre che in senso temporale, la differenza si vive geograficamente: in Olanda e Belgio gareggiare con la pioggia e il fango è quasi la prassi e questo comporta che i pezzi da fare a piedi siano anche abbastanza lunghetti, da noi questo accade molto meno…