Van der Poel è arrivato per primo anche nel comunicare le sue presenze nel cross. Appena pochi giorni però ed è arrivata anche la lista della… spesa di Wout Van Aert e fra Belgio e Olanda è iniziato il gioco degli incroci. Ebbene, rispetto a quello che è accaduto negli inverni immediatamente successivi al Covid (quando quei due sembravano macchine infaticabili), i testa a testa saranno soltanto cinque.
Anversa (Coppa del mondo) il 20 dicembre.
Hofstade (X2O) il 22 dicembre.
Louenhout (X2O) il 29 dicembre.
Mol il 2 gennaio.
Zonhoven (Coppa del mondo) il 4 gennaio.


Van Aert a piccole dosi
Per entrambi l’annuncio è stato accompagnato da una serie di annotazioni da cui si capisce che i tempi sono cambiati: probabilmente l’età della spensieratezza è finita. Uno deve fare i conti con l’invadenza di Pogacar, l’altro con risultati non sempre all’altezza.
«Wout ci ha sottoposto la sua proposta abbastanza presto – spiega Mathieu Heijboer, capo dei tecnici alla Visma Lease a Bike – e non c’è stato tanto da discutere. Sappiamo cosa serve per fare bene, senza che questo sminuisca la stagione su strada. C’è un tacito accordo sul rispetto dei ritiri, ma ad esempio, non sarà possibile che partecipi a quello in Spagna fra l’8 e il 16 dicembre.
«Abbiamo pianificato otto gare di ciclocross, tutte in Belgio. Non è una coincidenza: vogliamo ridurre al minimo i tempi di viaggio per non aumentare carico e affaticamento. Allo stesso modo pensiamo che tre giorni di gara di fila siano eccessivi, come sforzo e per la salute, per cui Wout si concentrerà al massimo su doppiette. In questo periodo dell’anno, è necessario anche allenarsi con molto volume e deve esserci il tempo per farlo».


La polmonite di Van del Poel
Per quanto riguarda Van der Poel, pare che l’olandese abbia ancora gli strascichi della polmonite del Tour o così ha detto suo padre Adrie per spiegare il fatto che da luglio in poi, Mathieu abbia vinto una tappa al Renewi Tour e poi si sia fermato che era ancora agosto.
«Ci lotta da molto tempo – ha detto Adrie – non era solo un raffreddore. Dopo il Tour, si è riposato per due settimane. Quando ha ripreso, continuava a lamentarsi di non sentirsi ancora come prima e in gara era molto deluso. Al Renewi Tour, ad esempio, è arrivato secondo, ma continuava a non essere brillante. Anche per questo si è fermato e ha ripreso ad allenarsi molto lentamente. Ci sono obiettivi importanti l’anno prossimo ed è meglio recuperare a dovere prima di ricominciare.
«Mathieu si sente molto meglio da qualche settimana, lo capisco dai messaggi che mi manda. Sono andato a trovarlo in Spagna tre settimane fa e si vede che ha un obiettivo. Aveva un bel sorriso, esce in maglia e pantaloncini. Tornerà quando si sentirà in grado di competere per la vittoria».


Miracoli al botteghino
A queste considerazioni di ordine tecnico devono attenersi gli organizzatori. Una volta ricevuti i calendari, che si tratti di Flanders Classics o di Golazo, sta a loro contattare i team manager dei campioni e cercare di capire in quali condizioni arriveranno e come le loro gare si incastreranno con il fitto programma dei ritiri invernali. Poi si mettono in contatto con i sindaci dei comuni in cui si svolgeranno le gare, perché è ovvio che tutti vogliano ospitare la sfida dei due. Questo da un lato significa spendere di più, ma anche avere una presenza di pubblico sensibilmente superiore.
«Se c’è al via uno fra Wout e Mathieu – ha spiegato a Het Nieuwsblad Christoph Impens di Golazo – il numero di spettatori cresce. Se si hanno entrambi, l’effetto è ancora maggiore. La gara di Mol senza di loro ha abitualmente intorno a 1.500 spettatori. Un anno l’abbiamo spostata al venerdì sera, all’inizio delle vacanze di Natale, e Wout e Mathieu sono partiti entrambi. Gli spettatori sono diventati 6.000. Lo scorso anno a Loenhout sono stati 15.800, un record».
Sul fronte dei costi, l’ingaggio dei due si aggira fra i 15 mila e i 20 mila euro ciascuno per ogni gara. «Devi potertelo permettere – commenta ancora Impens – ma i ricavi extra generati da Van Aert e Van der Poel di solito coprono i costi aggiuntivi. Potrebbero chiedere molto di più, ma non lo fanno e gliene siamo grati. Sono molto ragionevoli: dopo la pandemia, hanno fissato il prezzo e da allora non è cambiato quasi per niente».


Van Aert, mondiale forse
L’ultimo nodo da sciogliere riguarda il mondiale di Hulst. Lo scorso anno Wout escluse che avrebbe partecipato alla sfida di Lievin, invece si infilò nel gruppo all’ultimo momento e ottenne il secondo posto a 45 secondi da Van der Poel.
«Non è stato certo un gioco da parte nostra – dice Heijboer – la porta era chiusa finché Wout non l’ha improvvisamente aperta. Onestamente, in questo momento è socchiusa. Non ci stiamo concentrando sui campionati del mondo e non vogliamo nemmeno prendere una decisione definitiva al riguardo. Wout ha ricominciato ad allenarsi un po’ prima ed è in una forma migliore rispetto all’anno scorso. Allo stesso tempo, non ha ancora svolto molti allenamenti specifici per il cross, al massimo un po’ di gravel. Tecnicamente, non dovremo aspettarci troppo da lui nelle prime gare, ma sta migliorando».


Van der Poel, mondiale certo
Van der Poel invece concluderà la sua stagione di cross proprio ai mondiali, per andare a caccia dell’ottavo titolo iridato. Il percorso di Hulst, fa sapere suo padre, gli piace molto.
«Ci sono dei tratti nei prati – ha spiegato Adrie Van der Poel, vincitore a sua volta di un mondiale di cross – che quando piove possono diventare molto fangosi e sono sicuramente un problema per Wout. Ma a parte questo e le sfide fra i tifosi, il percorso deve essere buono e sicuro, e questi sono aspetti che a volte vengono trascurati».
Il debutto di Van der Poel sarebbe previsto per il 14 dicembre a Namur, prova di Coppa del mondo, ma è in forse per le condizioni di salute del campione del mondo. Peccato che nessuno dei due sarà presente domenica prossima alla prova di Terralba, in Sardegna. Il pubblico italiano lo avrebbe certamente apprezzato.