Sofia Bertizzolo ha 23 anni, perciò ogni parola che dice, anche quando racconta di qualche intoppo, trasuda freschezza. Anche se percepisci chiaramente che i chilometri e la vita vista dal manubrio fanno crescere più in fretta del normale. Lasciando stare per un attimo il 2020, la stagione precedente l’aveva segnalata fra migliori giovani del gruppo. Era facile (lo è ancora) immaginarla presto a lottare fra le grandi. Nel fantastico Grande Fratello che è il mondo ai tempi del Covid, questa chiacchierata si svolge dopo che la vicentina è rientrata a casa dall’aver fatto la spesa a Bassano del Grappa, dove da poco si è trasferita.
«Ma io non so – dice Sofia- che cosa mi porterà il 2021, perché può succedere di tutto. Spero di cuore che sia un anno da vivere, sul piano sportivo e su quello personale. Vorrei ritrovarmi. Dopo il bel 2019 delle classiche, l’anno scorso è stato pesante psicologicamente e fisicamente. Dopo due mesi sui rulli, ho avuto diversi problemi fisici. Se c’è una cosa che ho imparato è che, stando così le cose, pianificare diventa difficile. Voglio godermi tutte le corse. Non sono di quelle che può dichiarare che andrà alle Olimpiadi. Devo sudarmi ogni passo».
Perché il 2020 è stato così pesante?
Mi sono sentita imprigionata. Ero abituata ad avere tanti spazi aperti, nel campo dietro casa dei miei. Invece mi ero appena trasferita in appartamento a Bassano e mi sono ritrovata fra quattro mura. Mi hanno rubato due mesi di libertà. Sono andata solo due volte dai miei genitori, sentendomi una ladra. Facendo certe stradine che la macchina spera di non dover fare mai più, per evitare le multe.
Invece con le restrizioni di adesso?
Ho imparato a gestirle. Già il fatto di non dover stare in casa è una conquista. Vedo tanta gente in bici, è impossibile costringere le persone a stare rinchiuse e comunque sono una professionista e posso allenarmi. Perciò la vivo meglio, anche se non riesco a stare al passo con tutte le regole.
Hai detto: «Non sono una che può dichiarare che andrà alle Olimpiadi». Però almeno lo speri?
Penso che le Olimpiadi siano il più grande sogno. Per farvi capire, finora l’esperienza più bella sono stati i Giochi del Mediterraneo del 2018, a Tarragona, in Spagna. Respiravo la presenza degli atleti di altri sport. Osservavo cosa facessero e come. Cosa mangiavano. Sembrano cose banali, ma ognuno di noi fa quello che la sua disciplina richiede. Immaginate che cosa possono essere le Olimpiadi. Certo che sento il fascino…
Dovevi andare alla Movistar.
Mi sarebbe piaciuto, perché l’ho sempre vista come l’unica squadra WorldTour che dà alle donne lo stesso materiale degli uomini, altro che Astana e CCC. Invece non potevano assumermi come dilettante e mi hanno chiesto di licenziarmi dalle Fiamme Oro, cosa che non era pensabile. E così sono rimasta dov’ero, in una squadra rivoluzionata da cui è andata via Marianne Vos, che ne era la bandiera e a un certo punto ha voluto fare esperienze nuove.
Come è stato correrle accanto?
Me la sono goduta poco. Non ti insegna spiegandoti, devi guardare dove va. Quando si muove Marianne, sta per succedere qualcosa. E’ stata davvero una bella esperienza. E poi malgrado tutto quello che ha vinto, è una persona rispettosa.
In cosa pensi di dover migliorare?
Nella cura del dettaglio, in tutti quegli aspetti che se curati fanno la differenza. Parlo di aerodinamica, alimentazione… Su questo fronte sono ancora un po’ grezza, anche perché nessuno mi si è mai messo a tavolino a fare l’elenco di cosa serve, quindi ogni anno imparo cosa serve, anche guardando le mie compagne.
Un punto di forza?
L’essere sempre critica, nel senso di interrogarmi su quello che faccio e quello che fanno gli altri. Questo mi permette di capire se quello che sto facendo mi fa bene e anche se è giusto quello che gli altri vogliono farmi fare. Che non è sempre per il mio bene.
Quanto pesa questa vita a 23 anni?
Devi sacrificare la vita sociale. L’aperitivo con le amiche puoi farlo, ma puoi prendere uno spritz al mese e per il resto solo thè. Ormai ho quasi 24 anni e per fortuna i ragazzi della mia età lavorano. A Natale sono uscita in bici. E mi dà fastidio il fatto che se devo spostarmi per più di un giorno, devo portarmi dietro la bici.
Sofia, hai mai pensato di lasciar stare?
No, ma piuttosto mi sono resa conto di non averlo mai scelto. Al 2° anno junior, in quarta liceo, sono entrata nelle Fiamme Oro. Ho fatto il corso a Nettuno, quindi non ho mai vissuto il passaggio tra fine del ciclo didattico e il salto fra le elite. Non so se resterò a vita nella Polizia, ma di certo non potrei vivere di solo ciclismo. Con le spese che devo sostenere per fare questo mestiere, dal costo dei tamponi alle barrette proteiche, non potrei permettermelo. Il guaio è che dal 2023 dovrebbe cambiare l’ordinamento quindi si dovrà scegliere fra corpi militari e una squadra minore, oppure fare le professioniste. Siamo in una squadra WorldTour, siamo d’accordo, ma non si può fare paragoni con gli uomini.