La “Conso” se c’è la senti e questo mette allegria. Anche se certe volte, soprattutto alle ragazze più esperte, le sue esplosioni di buon umore provocano dei sussulti. La “Conso” è Chiara Consonni, protagonista dell’intervista doppia con Elisa Balsamo e in precedenza di quella con suo fratello Simone, ma soprattutto talento del ciclismo italiano. Per lei, nove ori fra mondiali ed europei juniores e under 23 su pista e interessanti piazzamenti su strada in gare WorldTour (come il 3° posto di Plouay 2020 dietro Deignan e Banks), impreziositi dalla vittoria di tappa al Boels Ladies Tour del 2019.
Agli europei di Fiorenzuola la scorsa estate ha conquistato l’oro dell’inseguimento, dell’americana e dell’eliminazione. Poi, con l’argento nel quartetto di Plovdiv fra le elite (con Balsamo, Alzini e Guazzini), ha compiuto il passo decisivo verso quella rosa magica che si giocherà il posto alle Olimpiadi. Che facendo tutti gli scongiuri, si svolgeranno a Tokyo in agosto.
Come definiresti la stagione che sta per cominciare?
Diversa da tutte le altre. Sia per le Olimpiadi, sia per il Covid che ancora non è sparito. Bisognerà vedere quante gare annulleranno e come sarà rivoluzionata la stagione.
Le Olimpiadi e gli scongiuri…
Ci penso tanto che non c’è niente di ancora sicuro. L’anno scorso non ero nella rosa olimpica, quest’anno sì, quindi cosa posso dire… Per me lo spostamento è stato un grosso colpo di fortuna. Proprio per questo, mi sono impegnata al massimo per iniziare la stagione quasi al top e poi continuare fino ai momenti più importanti.
Quanto è faticoso questo lavoro?
Vorrei che lo diventasse, un lavoro. In realtà più della fatica vedo la soddisfazione. Perché è vero che c’è da impegnarsi, ma quando poi il lavoro di un anno si concentra nei 4 chilometri dell’inseguimento o nei 20 secondi della volata e riesci a vincere… esplode tutto lì ed è bellissimo.
E’ da escludere che tu scelga fra strada e pista?
Non chiedetelo, perché non so cosa rispondere. Ho visto che ho potenzialità per andare bene anche su strada, quindi vorrei coltivare l’una e l’altra. So che si può, anche se è più faticoso incrociare la stagione della strada e quella della pista, e dà il doppio della soddisfazione.
Secondo Salvoldi, in effetti, il vostro gruppo a Tokyo prenderà le misure, mentre a Parigi andrà per vincere.
Esatto. Siamo un gruppo molto giovane, stiamo iniziando adesso a lavorare insieme, quindi come nazionale dobbiamo ancora crescere sotto tanti punti di vista. Penso anche io che Tokyo sia un punto di partenza. In ogni caso, la mia voglia di continuare in pista non è legata solo alle Olimpiadi. Mi piace l’ambiente, mi piace lo sport, mi piace correre. Mi piace tutto della pista.
Qual è la tua specialità preferita e perché?
La mia specialità preferita… potrei dire il quartetto, invece dico la madison. Perché è divertente, c’è sempre da imparare. E non è come nel quartetto, che devi fare sempre le stesse cose, perché cambi. Devi usare non solamente la forza, ma devi essere anche brava a capire la gara. Quindi sì, direi la madison.
Quanto è forte per la “Conso” il richiamo delle squadre WorldTour?
Diciamo che lo sento. Io poi, non essendo in un corpo militare, percepisco tanto il divario. E penso che se con gli anni le squadre WorldTour inizieranno ad aumentare, allora le professional cominceranno a non essere più invitate alle corse più importanti e saremo costrette tutte a cambiare. Perciò sì, è un bel richiamo. Una bella rivoluzione.
Vorresti farne un lavoro, non sei nei corpi militari… Stai lanciando dei segnali?
No, nessun segnale. Mi hanno contattata e spero di riuscire a entrare per fine anno, anche se non c’è ancora nulla di ufficiale.
Lo sai che poi non potrai più parlare con la voce così alta?
Ma non è colpa mia (ride, ndr), mi viene. Quando mia madre andava a fare i colloqui alle elementari, le maestre le dicevano: «Sua figlia urla troppo!». Non so perché lo faccio. Forse perché sono un’anima allegra?