La toscana Vittoria Guazzini immersa nella fredda neve dell’Etna, ma avvolta dal calore del clima della sua nazionale, si raccontava in una chiacchierata post sessione di ginnastica.
Perché il ciclismo?
Mio padre era molto appassionato di questo sport e mi ha trasmesso la sua passione. Non essendo a conoscenza delle gare per i ragazzini, non lo iniziai a praticare subito. Un giorno, però, un amico di famiglia mi portò una piccola bici da corsa e da lì iniziai. Il ciclismo ti insegna cos’è la fatica, ad andare oltre i propri limiti e a non mollare mai. E’ una gara contro se stessi prima di esserlo contro gli altri.
Il primo risultato?
Già nella prima gara riuscii a vincere, eravamo poche ragazzine, ma ottenere subito una vittoria è stato davvero molto bello.
Nel 2017 il quartetto con Consonni, Fidanza e Paternoster…
Quell’anno al mondiale conquistammo il record del mondo, fu un qualcosa di indescrivibile! Erano mesi che ci ritrovavamo tutte e quattro in pista per allenarci insieme, con il tempo si era creato un grande affiatamento e questo lo si vede anche dai risultati che abbiamo ottenuto. In una specialità come l’inseguimento a squadre ci deve essere tanta fiducia tra noi.
Nel 2018 tantissime vittorie
E’ stato un anno davvero soddisfacente, sia su pista che su strada. Dico sempre che le mie medaglie preferite sono quelle del quartetto perché è una felicità condivisa, ma anche la vittoria nell’omnium al mondiale è stata particolare. Ero caduta, rialzarmi e vincere mi ha fatto davvero sentire bene.
Pista o strada?
Non riesco e non posso fare una scelta. La prima mi ha dato finora tante soddisfazioni, dalla seconda è nata la mia passione e sogno sempre un giorno di poter vincere una classica del Nord dal momento che erano proprio queste le corse che con mio padre mi guardavo in televisione. E comunque, spero di continuare a praticare entrambe per il resto della mia carriera. L’una è funzionale all’altra, in strada si allena la resistenza e in pista la forza e l’esplosività.
La staffetta mista…
Agli europei del 2019 venne introdotta per la prima volta questa specialità e conquistare un bronzo insieme ai ragazzi (Affini, Boaro, Martinelli, ndr) e le ragazze (Longo Borghini e Valsecchi) è stato senza dubbio molto divertente. C’era un po’ d’ansia nel momento in cui si doveva partire, solitamente c’è il conto alla rovescia, mentre in questo caso bisognava aspettare che arrivassero i ragazzi. Avevo addosso un’adrenalina pazzesca. Bello, è stato molto bello.
La vittoria che non dimenticherai mai?
Penso la madison agli europei 2020 con Elisa (Balsamo, ndr), è stata la mia prima vittoria tra le elite. Sicuramente anche il mondiale nel quartetto nel 2017, eravamo a casa, a Montichiari, è stato davvero speciale.
Ti saresti mai aspettata di raggiungere questo livello?
Fino a qualche anno fa pensavo che il ciclismo fosse la mia grande passione, un gioco, un modo per divertirsi; non avrei mai potuto immaginare che avrei fatto del mio “gioco” la mia professione. Quando ho iniziato ad ottenere risultati in campo internazionale ho capito che forse le cose stavano cambiando.
Il ritiro sull’Etna…
La Sicilia è una bellissima regione. Pedalare con attorno certi paesaggi fa sentire di meno la fatica. Era la prima volta che venivo sull’Etna, a differenza di qualche compagna che c’era già stata. Anche al Rifugio Sapienza siamo riuscite a fare tutti gli allenamenti a corpo libero o sui rulli, il personale è stato davvero molto disponibile. Forse l’unica nota dolente è il fatto che dovevamo ogni giorno scendere con la macchina sino a giù per allenarci in bici, ma è un aspetto che passa in secondo piano.
Voi azzurre della pista…
Siamo tutte molto amiche, stiamo tanto tempo insieme e fortunatamente il trovarci nella maggior parte d’accordo fa sì che i tanti giorni di ritiro passino velocemente. Tutte le vittorie delle mie compagne sono importanti per me, mi emoziono e sono più in ansia di quando corro io stessa. Certe volte le persone danno per scontato che per noi sia semplice vincere, ma non è affatto così.
L’obiettivo di quest’anno?
Le Olimpiadi! Spero che si possano disputare, perché farò di tutto per arrivarci. E’ il mio più grande sogno anche solo poter partecipare, sicuramente non sarà un punto d’arrivo. Ma se accadrà, saranno un punto di partenza per il futuro.
Il ciclista a cui ti ispiri?
Ho sempre avuto un “debole” per Contador, anche se le salite non sono il mio terreno, mi ha sempre affascinato il suo modo di andare in bici dal momento che è un attaccante. E anch’io, finché ne ho, ho dentro questo spirito.