Rachele Barbieri finora aveva corso a Roubaix solo nel 2021 quando disputò i mondiali in pista. Poche settimane fa invece ha festeggiato il suo 26esimo compleanno con una ricognizione sul pavè, chiudendola dentro al vecchio e mitico velodromo André Pétrieux, a pochi metri dall’anello iridato, intitolato invece a Jean Stablinski.
Per una “monumento” come la Parigi-Roubaix non si lascia nulla al caso, figuriamoci se è la prima che correrai. La velocista modenese della Liv Racing TeqFind conosce già le pietre fiamminghe, ma doveva prendere coscienza di quelle francesi. Barbieri ha così scoperto cosa la attende malgrado il suo passato da ciclocrossista. Da qui all’8 aprile avrà un avvicinamento piuttosto specifico, sia in gara che in allenamento. Anzi, non è escluso un secondo sopralluogo ancor più approfondito.
Rachele quando ritorni al Nord?
Riprenderò l’11 marzo alla Ronde van Drenthe, poi mi aspetta un bel blocco di gare. In sequenza farò la Nokere il 15, la De Panne il 23, la Gand-Wevelgem il 26, la Dwars door Vlaanderen il 29, la Scheldeprijs il 5 aprile ed infine la Roubaix. Dopo di che ho dato la disponibilità per tornare in pista alla Nations Cup a Milton in Canada (dal 20 al 23 aprile, ndr). Al rientro inizierò a lavorare per la seconda parte di stagione.
Intanto le prime pietre le hai assaggiate con la Het Nieuwsblad. Com’è andata?
Poteva andare meglio. Nel finale ho scollinato il Kapelmuur (o muro di Grammont, ndr) assieme a Bastianelli, Gasparrini, alcune mie compagne e altre ragazze. Eravamo un bel gruppetto. Ma ero morta, infatti il Bosberg, l’ultimo muro, l’ho fatto praticamente all’indietro (sorride, ndr) e ho perso le ruote. Peccato perché vedendo la volata per il secondo posto mi è mancato poco. Il lato positivo è che rispetto al 2022 ho fatto grandi miglioramenti e questo mi ha dato morale. Avrei voluto rifarmi a Le Samyn.
Che non hai corso però…
Esatto. Purtroppo la nostra squadra non è stata invitata. Mi è spiaciuto fermarmi subito e tornare a casa. Anche in questo caso, vedendo com’è finita, con la tripletta Bastianelli, Confalonieri e Guazzini, mi sarebbe piaciuto giocarmi le mie carte. In ogni caso “viva l’Italia” e complimenti alle ragazze. Io avrò altre occasione per recuperare.
Ti stai allenando su quel “poco” che ti è mancato e di cui parlavi prima?
Alle prossime gare voglio arrivarci pronta. La differenza la fai non solo tenendo sui muri, ma dando il cambio di ritmo nel tratto di pianura appena scollini. Li ho sofferti infatti. Per questo mi sono allenata su tratti di 4/5 minuti molto forte, compresi 30/40 secondi finali in cui vai a tutta. In sostanza ho anche allenato il recupero per andare oltre il limite dopo. Devo ringraziare il mio preparatore Stefano Nicoletti che mi è sempre molto vicino e capisce subito le mie richieste. Anzi, spesso mi accompagna fuori in allenamento tirandomi il collo (sorride, ndr). E questo è uno stimolo per me a fare di più.
La recon della Roubaix com’è stata?
Vi racconto questo aneddoto. Ero particolarmente entusiasta di farla, visto che era il giorno del mio compleanno (21 febbraio, ndr). A metà dell’allenamento Wim (il diesse Stroetinga, ndr) mi affianca con l’ammiraglia e mi chiede sorridendo: «Ti piace ancora questa ricognizione?». Io lo guardo e facendo il gesto con la mano, gli rispondo che ero meno convinta. Battute a parte, è stato un test molto probante, tant’è che vorrei rifarne un altro. Se ci sarà il tempo, tra Dwars e Scheldeprijs, potremmo magari provare i materiali che useremo in gara.
Che impressioni hai avuto?
E’ stato un allenamento intenso. Abbiamo simulato un ritmo gara nei vari settori di pavè, prendendoli forte e accelerando in uscita. E’ vero che è una classica senza dislivello, ma ho sofferto e ho davvero capito che è una gara molto dura. Tuttavia col passare del tempo stavo meglio e ho notato la differenza dal primo all’ultimo tratto di pavè. Bisognerà tenere conto di tante cose, molto più di altre corse.
Quali sono quelle che ti hanno colpito di più?
Ci sono tanti aspetti che possono condizionare la Roubaix. Penso al meteo naturalmente. Noi l’abbiamo provata in una giornata grigia ed un po’ di fango lo abbiamo raccolto. Ma se pioverà o se ci sarà bel tempo, quindi con tantissima polvere, sarà tutta un’altra gara. Ecco il motivo della seconda recon più sotto data. Poi c’è la questione della pressione dei copertoncini. Quello sarà un bell’enigma. Io che sono abituata a gonfiarli abbastanza alti, appena siamo partiti mi sono sentita lenta, incollata al terreno, ma sul pavè viaggiavo bene. Proprio come aveva raccontato Colbrelli quando la vinse. Infine, tra i tanti aspetti, ci sono quelli legati alle posizioni da tenere, ai rapporti o agli accorgimenti da usare col vestiario.
A Rachele Barbieri la Roubaix fa più paura o è più uno stimolo?
Bella domanda. Senza dubbio mi stimola correrla perché è una gara che ho sempre sognato di fare, ma non vi nascondo che mi impensierisca. Ho chiesto consigli alle compagne che l’hanno già corsa, così come ai miei tecnici. Qualcuno mi ha detto che si partirà subito a tutta. Ci sarà grande stress per stare nella prima parte del gruppo. Dovrò prestare attenzione a tutto ma sono tutti discorsi che faranno anche le altre atlete. Insomma, diciamo che potremmo riassumere il tutto in due condizioni necessarie. Una grande condizione e molta fortuna.