«Non conosco per niente Arzeni – diceva l’altro giorno Sofia Bertizzolo del suo futuro diesse – per ora ne ho sentito parlare molto bene. Da lui cerco soprattutto la fiducia e la motivazione, una cosa che lui è molto capace di mettere in tutte. Da fuori gli puoi solo riconoscere che dà la possibilità a tutte le ragazze. Nel giro dell’anno, infatti lui con la Valcar ha sempre vinto e sempre con più atlete. Se guardiamo i migliori talenti di questa primavera, sono usciti dalla Valcar, perché abbiamo Elisa Balsamo, la stessa Marta Cavalli, Guazzini, Persico quest’anno formidabile. E sono tutte uscite da lui. Quindi vuol dire che a livello fisico, ma soprattutto a livello mentale, è riuscito a dare loro qualcosa di più».
Atlete moderne
Il Capo (in apertura con Alice Maria Arzuffi alla Vuelta Burgos) ha letto le parole dell’atleta veneta, che guiderà il prossimo anno al UAE Team Adq. Ma oggi, più che sapere la sua opinione sull’atleta, ci interessa capirne il metodo di lavoro. La sua capacità di programmare e dare fiducia a tutte le ragazze della squadra con cui lavora, affinché rendano al meglio.
«Non conosco come si lavora altrove – dice – ma certo programmare il lavoro è una buona cosa. E’ utile per tutti, per tecnici e atlete. Sofia parlava anche del mondiale e io credo sia utile che un tecnico vada componendo una rosa sempre più ristretta. In questo modo può dare le indicazioni giuste alle società, che devono programmare la loro attività. Per il resto, non c’è una ricetta Arzeni. Finora ho avuto la fortuna di avere atlete moderne che sanno fare il capitano e anche aiutare su tutti i percorsi. Mi piace questo tipo di corridore e credo che Sofia ci rientri appieno. E’ un’atleta completa e moderna. Una che a 23 anni è arrivata quarta al Fiandre e che nel finale di un mondiale così lungo era ancora lì a lavorare…».
Ruoli intercambiabili
C’è un passaggio nelle parole successive di Sofia Bertizzolo che ha richiamato la nostra attenzione ed è riferito al fatto di essersi trovata troppo spesso a tirare per altre, quasi per eccesso di onestà.
«Non credo sia corretto definire un’atleta gregaria e basta – riprende Arzeni – ma qui posso parlare soltanto di quello che facciamo alla Valcar-Travel&Service. Ho sempre cercato di avere atlete polivalenti, capaci di aiutare e anche di fare la corsa. Una giovane che arriva in squadra deve guadagnarsi sul campo i gradi di capitano. Da noi è sempre andata così e comportandosi in questo modo, le giovani si sono guadagnate la fiducia delle altre. Così poi capitava che una ragazza come Elisa Balsamo a un certo punto della stagione si mettesse a disposizione di altre che l’avevano sempre aiutata. Ed era qualcosa che veniva in modo naturale. Sarebbe invece difficile se c’è la giovane che passa pensando di essere già al top e magari fa la furba. Ma queste sono dinamiche che ci sono in tutti i lavori e tutte le squadre».
Spazio per tutte
Ma Arzeni va oltre. Perché al di là delle dinamiche fra atlete e l’interscambio di favori, ormai bisogna tenere conto anche del calendario molto ricco, che rende impossibile puntare sempre sulle stesse ragazze, condannando le altre ai… lavori forzati.
«E’ lampante che la stagione si sia davvero allungata tanto – spiega – il prossimo anno il WorldTour si aprirà a gennaio in Australia e si finirà a ottobre. Per cui nel momento in cui hai 14-15 atlete solide, durante un periodo così lungo ci sarà posto per tutte. E Sofia Bertizzolo, per fare un nome, è del 1997 come Silvia Persico e come lei magari sta arrivando alla maturità giusta. Atlete veloci fanno prima, prendiamo una Consonni. Ma se devi confrontarti contro la Van Vleuten o la Vos, non si deve avere premura. Servono pazienza e costanza, senza lasciarsi andare».
Sorpresa Persico
Proprio Silvia Persico, bronzo ai mondiali, è lo spunto per l’ultimo pensiero. E nonostante Arzeni abbia sempre detto che fosse pronta per il grande salto, vederla a questi livelli ha stupito anche lui.
«Che Silvia fosse pronta per certe corse – conferma Davide – lo sapevo e ne parlavo spesso anche con Valentino (Villa, presidente della Valcar-Travel&Service, ndr). Quando sono partite, gli dissi che non avremmo rivinto il mondiale, ma ci saremmo andati vicino. E credo che se non avessero dormito quando è partita la Van Vleuten, se la Kopecky che la guarda due volte si fosse mossa, Silvia sarebbe andata con lei e magari si sarebbe giocata il mondiale. Comunque, tornando a lei, sapevo che fosse forte, ma non che avrebbe chiuso così avanti nel ranking.
«Ha avuto una costanza importante di rendimento. Dal bronzo al mondiale di cross a questo su strada, sono passati 9 mesi in cui è sempre stata davanti. Tanto che alla Vuelta Burgos, visto che rendeva così bene nelle corse a tappe, l’ho fermata e le ho cambiato il programma. Doveva andare in Belgio, invece è finita in altura a preparare il Giro. Ha trovato la maturità a 25 anni, normale che i primi fra le elite siano difficili. E adesso che è nel momento di raccogliere, proveremo a fare tutto per bene. Lo stesso magari sarà con la Bertizzolo. E il bello è che le avrò entrambe in squadra con me».