Alessia Orsi, un’altra “primo anno” vincente con le idee chiare

13.09.2025
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Uno dei cilindri che quest’anno sta alimentando il motore della BFT Burzoni è Alessia Orsi. Il ruolino di marcia di questa junior, che viene da Soliera nella pianura modenese e che ha voglia di crescere ancora, si è impreziosito da luglio in avanti tra strada e pista.

Finora la sua stagione da “primo anno” nella categoria (una delle tante atlete del team piacentino) parla chiaro. Due dei tre successi su strada Orsi li ha ottenuti nell’arco di quattro giorni ad inizio settembre. Ha aggiornato il suo guardaroba di “maglie” con i titoli regionali dell’Emilia-Romagna sia a cronometro che in linea. E a corredo di tutto, c’è stato spazio anche per la medaglia d’argento conquistata il 21 agosto ai mondiali juniores in pista nell’inseguimento a squadre.

Ne abbiamo approfittato quindi per conoscere meglio Alessia, che frequenta l’indirizzo turistico all’istituto tecnico “Meucci” di Carpi. Le sue parole esprimono determinazione, riconoscenza e consapevolezza di pregi e difetti. Caratteristiche non secondarie per una ragazza di 17 anni, simpatica poi a raccontare il rapporto con la gemella Martina, sua compagna di squadra.

Alessia Orsi è nata il 29 luglio 2008, vive a Soliera (MO) e frequenta un istituto tecnico a Carpi (foto Frantz Piva)
Alessia Orsi è nata il 29 luglio 2008, vive a Soliera (MO) e frequenta un istituto tecnico a Carpi (foto Frantz Piva)
Facciamo un bilancio parziale del tuo 2025?

L’annata non è partita molto bene. Ho avvertito tanto il passaggio di categoria da allievi a juniores. Ci ho messo un po’ a prenderci le misure e ambientarmi. Nella prima parte ho lavorato molto per le compagne, però non trovavo risultati che mi dessero fiducia, a parte il “regionale” a crono dove però avevo fatto quarta assoluta. Mi è spiaciuto non essermi guadagnata la convocazione per gli europei in pista.

Quando c’è stata la svolta?

E’ stata graduale. A giugno al campionato italiano sono stata in fuga per una cinquantina di chilometri, in un gioco di squadra che ha portato poi la vittoria di Matilde (la compagna Rossignoli, ndr). Oltre alla soddisfazione per il suo tricolore, ero contenta per la mia prestazione perché ero stata protagonista. Lì ho capito che stavo crescendo di condizione e il vero cambio di rotta è arrivato qualche settimana dopo vicino a casa.

Spiega pure.

Ad inizio luglio ho vinto la gara di San Felice sul Panaro davanti ai genitori, parenti e amici. Era una corsa che sentivo perché conoscevo molto bene le strade. E’ stata una vittoria arrivata al momento giusto, che ci voleva assolutamente. Ne avevo bisogno per sboccarmi. Inoltre era valida come campionato regionale e per me è stato un grande orgoglio. Da lì in avanti è stato tutto un po’ più semplice e sono arrivati altri risultati importanti.

Ti aspettavi un avvio di settembre così buono?

Al Giro di Lunigiana Donne volevo fare bene. Dopo la prima tappa vinta da Agata (Campana, ndr), mi sono messa in testa che avrei voluto vincere la seconda tappa e così è andata (in apertura foto Ptzphotolab). Poi qualche giorno dopo, in provincia di Bergamo, negli ultimi 30 chilometri ho avuto il via libera dalla squadra e sono entrata nella fuga decisiva. Eravamo in una dozzina e nel finale ho sfruttato le mie doti veloci.

Cogliamo l’assist e parliamo delle tue caratteristiche. Che corridore sei?

Sicuramente nei gruppetti ristretti posso giocarmela in volata. Mi definisco passista-veloce, che però si difende bene in salita, specie se sono lunghe per quelle che possono esserlo nelle nostre gare. Ad esempio mi sono trovata molto bene nei Paesi Baschi alla Bizkaikoloreak (breve corsa a tappe di Nations Cup, ndr). Ho capito meglio le mie caratteristiche e ho fatto tanta esperienza internazionale.

Poi è arrivata la chiamata in nazionale per i mondiali in pista.

Esatto, sono stata molto contenta perché non me l’aspettavo più di tanto. In pista ci sono sempre andata, ho vinto anche campionati italiani nelle categorie inferiori. Ad Apeldoorn ho disputato sia il chilometro che la prova del quartetto, due discipline molto differenti fra loro. A dire il vero col quartetto ho corso solo la finale, dove eravamo tutte della BFT Burzoni. E’ stata una grande responsabilità, soprattutto perché era una gara molto importante, e ho dato il meglio di me stessa. Ringrazio i tecnici per avermi dato fiducia.

Alessia ha un buon rapporto con i suoi diesse. Qui con Krizia Corradetti che la consiglia anche giù dalla bici (foto facebook/Bft Burzoni)
Alessia ha un buon rapporto con i suoi diesse. Qui con Krizia Corradetti che la consiglia anche giù dalla bici (foto facebook/Bft Burzoni)
Cosa ti ha insegnato finora questa stagione?

In squadra mi trovo bene con tutti. Ho imparato a correre di squadra molto più di quanto si faccia negli anni precedenti. Mi sono ritagliata il mio spazio e credo di aver avuto fiducia dai miei diesse perché hanno riconosciuto il lavoro per le compagne. Per me è stata una grande gratificazione e li ringrazio. A tal proposito vorrei solo spendere due parole per loro.

Prego.

Abbiamo due diesse che sono perfetti dal punto di vista tattico e umano. Vittorio (Affaticati, ndr) conosce molto bene il ciclismo e ci dice sempre come muoverci in gara, oltre poi a spiegarci tutto anche dopo. Ed è affiancato da Krizia (Corradetti, ndr) che per me è stata fondamentale. Lei è più vicina a noi come età e sa capire i problemi di noi ragazze, non solo quelli ciclistici ma quelli di varia natura. Tuttavia con lei abbiamo un rapporto professionale “dirigente-atleta” e quando si arrabbia è meglio darle ascolto.

Alessia cresce e si guadagna i mondiali in pista. Disputa la finale col quartetto e conquista l’argento (foto SWpix.com)
Alessia cresce e si guadagna i mondiali in pista. Disputa la finale col quartetto e conquista l’argento (foto SWpix.com)
Com’è invece il rapporto tra Alessia Orsi e la gemella Martina?

Ovviamente di amore e odio come una normale coppia di gemelle (dice sorridendo, ndr). Corriamo assieme da quando eravamo G2 e ci alleniamo sempre assieme. Faccio fatica ad uscire quando lei non può e viceversa. Martina è un punto fondamentale per me, ma caratterialmente siamo molto diverse. E infatti litighiamo spesso per molte cose, anche legate al ciclismo.

Puoi farci degli esempi?

Cerco sempre di stimolarla. Martina non crede abbastanza nei suoi mezzi e invece dovrebbe farlo. Non ascolta i miei consigli quando le dico che può fare risultato. Quindi ci troviamo a discutere e alla fine si ritrova a darmi ragione (sorride nuovamente, ndr).

Invece Martina cosa ti insegna?

Lei è una atleta che dà sempre se stessa in gara. La vedo spesso che quando finisce una corsa, è davvero provata e sfinita. Questa credo che sia una grande dote per un corridore. Da Martina devo imparare ad avere meno paura di non fare risultato e dare veramente tutto. Talvolta arrivo al traguardo che non mi sento stanca come dovrei perché magari ho voluto risparmiare delle energie, senza poi usarle fino in fondo.

Obiettivi a breve e lungo termine?

Dovrei fare gli italiani in pista a Noto, anche se non so in quali discipline. Ci terrei a fare l’omnium, la mia preferita, e magari la madison con Martina, oltre agli inseguimenti individuali e a squadre. Poi il 18 ottobre avremo il campionato italiano cronosquadre e puntiamo a vincerlo. Per il 2026 vorrei fare ancora più esperienza. Ho fissato qualche obiettivo. Mi piacerebbe fare bene a Cittiglio, al tricolore su strada, al Lunigiana e provare a vincere una tappa nei Paesi Baschi. So che sono tanti e difficili da conseguire, ma sono motivata a raggiungerli.