Fausto Scotti è diviso fra l’orgoglio e il fastidio: l’orgoglio per aver salutato la presenza di Fabio Aru nella già bellissima stagione del cross; il fastidio perché sembra che questo non stia bene a tutti, soprattutto a chi (a suo dire) dovrebbe pensare al bene del campione sardo.
Ai campionati italiani di Lecce, il commissario tecnico azzurro è il riferimento di squadre e atleti, con cui si relaziona come una sorta di saggio fratello maggiore.
Cosa succede, Fausto?
Sono in contatto con Fabio da 15 anni. Possibile che nessuno abbia voluto stargli vicino? Qui si sta divertendo, ha ritrovato il gusto di andare in bici e fare fatica. In questi anni lo hanno sfondato in allenamento pensando soltanto alle gare a tappe, senza nemmeno considerare che sia un fuoriclasse anche per le corse di un giorno. Gliel’ho detto che secondo me dovrebbe mettere nel mirino la Strade Bianche e le corse di aprile.
Perché pensi che nessuno gli stia vicino?
Fabio ha bisogno di gente che gli parli in faccia, non di persone che gli dicono una cosa e poi alle spalle organizzano il contrario. Ha bisogno di serenità e se lo avete visto, vi sarete certamente accorti che è una persona completamente diversa. Ha 16 giornali ogni giorno che parlano di lui. In Olanda stanno facendo i sondaggi circa la sua presenza ai mondiali e il 76% dei tifosi lo vorrebbe al via.
Ci si chiede che cosa venga a fare al mondiale…
Dicono che non abbia senso venire a farsi staccare. Però intanto gente come Boom e Stybar gli mandano messaggi dicendo che fa bene e che così si accende la luce sul cross. Van der Poel e il suo manager sono contenti che potrebbe fare la prova di Coppa del mondo e il mondiale. E per quando mi riguarda, penso sia bello e utile recuperare un ragazzo che voleva smettere. Mi ha detto: «Con quello che ho guadagnato, apro un’attività con mio fratello». Gli ho detto che gli anni più belli sono quelli fino ai 35, perché conosci il tuo corpo e ti godi davvero il ciclismo.
Recuperare è una parola importante.
Non puoi lasciarlo in un momento così. Non lo devi lisciare, ma devi parlarci chiaramente. Gli ho detto: «Perché sei tanto deluso del tuo Tour? Ti avevano fatto credere che eri la più bella di tutte? Non era vero. Ti hanno detto che dovevi fare il gregario? Nessun problema, magari provi a infilarti in un paio di fughe e vinci una tappa. A fine anno corri i mondiali, perché tanto Cassani ti porta e magari fai anche una bella corsa, perché sono arrivati davanti quelli forti in salita. E la Uae non si sogna di lasciarti andare». E gli ho detto un’altra cosa: «Prendi carta e penna e scrivi due righe all’operatore che hai mandato a quel paese il giorno che ti sei ritirato. Perché quello sta lì per 50 euro al giorno e ha un capo che gli ha detto di stare su di te. Perché quelle immagini facevano grossi ascolti.
E lui?
E’ stato zitto un secondo e poi ha detto che scriverà quel biglietto. Questi ragazzi vivono nella loro dimensione, non sono nel sociale come noi e nessuno gli dà consigli. Gli ho anche suggerito di tornare indietro. Prendere la famiglia e andare a Villacidro. Cosa diamine ci fa a Lugano? Deve uscire di casa e sentire il saluto del vecchietto davanti al bar, quello dei bambini. Deve tornare a casa dopo un allenamento come Rocky, con la gente che gli corre dietro. Sapete cosa ha detto a Porto Sant’Elpidio?
Cosa?
Ha detto che quando è andato a prendere i 45 euro del montepremi era emozionato. Ha detto che quei soldi li metterà in cornice. Capito come la sta vivendo? Gli ho detto subito che qua non ci sono docce e di chiamare Cevenini perché gli portasse l’acqua calda per lavarsi in mezzo a un campo. Non c’è dubbio che al centro di tutto ci sia Fabio, più di Aru. Invece l’altro giorno mi ha chiamato Missaglia, il suo direttore sportivo alla Qhubeka-Assos.
Per parlare di cosa?
Mi ha detto: «Parliamoci chiaro, lo stai facendo perché ti serve visibilità!». E io l’ho mandato a quel paese. Lui ha alzato la voce, dicendo che se il discorso doveva andare così… Ma l’ho fermato, gli ho detto che mi aveva cercato lui e mi aveva fatto quell’attacco. Gli ho detto che vivo nella città più bella del mondo e faccio il commissario tecnico da 16 anni, che pubblicità devo farmi?
Perché lo fai?
Sono stato nascosto per due mesi, confidandomi solo con pochi giornalisti amici. Voi e qualcuno alla Gazzetta. Volevo che parlaste di lui, non di me. Invece paradossalmente gli si sta creando attorno una situazione non bella. Per me da domani Fabio è in ritiro con la nazionale di ciclocross ad Ardea. Gli ho fatto vedere il programma, si è esaltato. Poi correrà la gara di Pontoni in Friuli e a fine mese viene al mondiale. Ma qualcuno glielo vuole impedire. Il suo team manager alla Qhubeka-Assos è una bella persona, alcuni suoi tecnici forse no. Sapete a cosa serve la presenza di Fabio? Al fatto che ci sono dei professionisti che mi chiamano per provare. Gli ho detto che se ne riparla l’anno prossimo, sempre se sarò confermato tecnico.