Scorrendo l’ordine di arrivo del Trofeo San Fior, tappa conclusiva del Master Cross Selle Smp, un nome ci ha quasi fatto sobbalzare: al 15° posto, staccato di 4’25” dal vincitore Filippo Fontana, è giunto Samuele Zoccarato, il 23enne di Camposampiero (PD) portacolori della Bardiani CSF Faizané. Una presenza la sua sorprendente perché non stiamo parlando di un corridore multidisciplinare né tantomeno di un ciclista con esperienze pregresse nel ciclocross, come potrebbe essere per un Trentin ad esempio.
Zoccarato viene da una stagione, la sua prima nel mondo pro’, decisamente positiva, con la perla del terzo posto ai Campionati Italiani ma con tanti altri segnali positivi, ad esempio il suo primo Giro d’Italia portato a termine. Parlando con lui, la motivazione per cui ha deciso di gareggiare nel ciclocross dice molto della sua serietà.
«E’ stata una mia iniziativa, nata dal fatto che voglio migliorare alcune lacune che ho, soprattutto nella guida del mezzo ma anche nel pedalare fuori soglia, nei rilanci, anche nelle volate. Devo lavorare molto su me stesso e penso che il ciclocross sia ideale per questo».
Che esperienza è stata?
Molto divertente, anche se le difficoltà non sono mancate. La differenza che vedevo con gli specialisti era enorme, ad esempio perdevo molto nel risalire in bici. Ho fatto tante “papere” tecniche, alcune volte mi veniva anche da ridere, ma alla fine credo di essermela cavata.
Che hanno detto in società di questa tua idea?
All’inizio erano scettici, poi quando hanno capito che avevo intenzione di fare anche qualche gara e che lo ritenevo necessario, mi hanno appoggiato, raccomandandosi solo che non mi faccia male. Io sono partito da un ragionamento: ci sono giornate con nebbia e pioggia nelle quali allenarsi su strada è più un peso, invece uscire con la gravel, la Mtb, la bici da ciclocross ti permette di divertirti e al contempo effettuare lavori molto utili, ne giova il fisico ma anche la mente.
Secondo te un’idea del genere troverebbe accoliti anche tra i tuoi colleghi, nella tua società ma anche in altre?
Penso di sì, ma mi sono accorto sulla mia pelle che gli ostacoli non sono pochi. Innanzitutto devi avere il materiale tecnico a disposizione, almeno due bici e una quantità di ruote. Io ne ho acquistata una, con tanto fango sul percorso la gara neanche la finisco… Poi molti corridori credo temano di fare brutte figure, di commettere le “papere” di cui ho detto prima. Come tecnica c’è tanto da imparare, cambia tutto…
Sai che il cittì Pontoni ha intenzione di avere contatti con le società italiane per cooptare quanti più stradisti possibile per il ciclocross e spingere verso la doppia attività per i più giovani…
E’ un’ottima idea, ma per chi non viene da quel mondo io penso sia una buona idea istituire anche una piccola “accademia”, per insegnare i fondamentali, perché il ciclocross non si inventa. Sono discipline diversissime, cambiano l’assetto di corsa, le bici, i materiali, la tecnica di guida, insomma tutto.
A tuo parere troverà spazio la sua idea?
A patto che riesca a vincere una vecchia concezione imperante nel ciclismo su strada italiano, dove tanti direttori sportivi sono ancora convinti che per emergere bisogna allenarsi solo stando molte ore in sella, quando invece la preparazione è profondamente cambiata, basata più sullo stimolo allenante, sull’intensità dell’allenamento e le altre specialità, come il ciclocross o la Mtb, possono essere molto utili in tal senso. Molti però pensano che le altre esperienze siano inutili se non dannose.
La tua scelta di gareggiare nel ciclocross è legata anche alle tue esperienze al Nord? In alcune gare avevi dimostrato di cavartela più che bene…
Effettivamente sì, per emergere su quelle strade devi avere una grande capacità di guida. Sono come ciclocross che durano 5 ore e passa, fra dossi, spartitraffico, rotonde, devi saper guidare la bici più che bene se vuoi emergere. Il ciclocross in tal senso è un’ottima scuola per gestire la fatica, essere sempre lucidi per lo sforzo che compi. A San Fior, ad esempio, ero agitato alla partenza, ma ho visto che giro dopo giro andavo sempre meglio.
Sei soddisfatto della tua stagione su strada?
Ci mancherebbe… Come primo anno direi che non sia stata male, anche se in alcune occasioni mi è mancato quel pizzico di fortuna, qualche fuga alla quale sono mancati gli ultimi chilometri, qualche secondo in più per gestirla fino all’arrivo. In tante occasioni ho rischiato di fare risultato senza riuscirci, spero di farlo nel 2022.
Farai altre gare?
Sì penso almeno un paio di uscite fino ai campionati Italiani, poi tornerò a concentrarmi sulla preparazione specifica per la strada. Mi aspetta un anno impegnativo, nel quale voglio tornare al Giro d’Italia se il mio team verrà invitato e riuscire a cogliere qualche occasione con la fuga giusta. Io intanto mi preparo…