Quando a 26 anni ti ritrovi ancora a battagliare con gli elite e vedi ragazzi molto più giovani che sono in procinto di passare pro’ mentre tu temi che quella possibilità sia ormai passata, è difficile riuscire a trovare le motivazioni per emergere. Ecco perché la prima parte di stagione di Stefano Gandin ha qualcosa che non deve passare inosservato: il corridore della Corratec ha già vissuto 24 giorni di gara, ha portato a casa un paio di Top 10, si è ben distinto al di qua e al di là dell’Atlantico fino alla vittoria a sorpresa nella classifica degli scalatori al Giro di Sicilia.
A distanza di tempo, Gandin assapora ancora quel risultato, sperando in cuor suo che non passi nel dimenticatoio e che magari gli possa valere qualche chance: «Io per ora sono comunque soddisfatto, ho corso molto, 24 giorni più un paio di gare dilettantistiche. La mia fortuna è stata partire bene, con la punta di rendimento in Sicilia proprio prima di staccare un po’ per riprendere e ritrovare smalto da giugno in poi».
I tuoi risultati fanno notizia soprattutto per la tua situazione: stai trovando la tua maturazione a 26 anni quando in questo ciclismo che tutto consuma sei ritenuto “vecchio” per il passaggio…
Io sono arrivato tardi ai miei limiti, forse ancora non li ho toccati. I primi anni sono stati un po’ travagliati, anche se il ciclismo ha sempre fatto parte della mia vita, avevo iniziato da G3 al Pedale Marenese dove sono rimasto fino ad allievo. Per emergere serve molto l’ambiente che hai intorno e devo dire che al Team Corratec ho trovato quello giusto per esprimermi. Ho trovato gli stimoli per impegnarmi al massimo, per giocarmi le mie carte. Oltretutto penso che proprio le corse a tappe siano l’occasione migliore per poter centrare i miei obiettivi.
Pensi che le porte possano ancora aprirsi?
Ne sono convinto, per questo ho scelto questo team, sapevo che poteva essere quello giusto. Alla Zalf mi trovavo benissimo, ma svolgevo un calendario prevalentemente con gli Elite che non mi permetteva di esprimermi al meglio. Io credo che a 25 anni sia importante confrontarsi con i pro’, solo così puoi ancora sperare di passare. Credo che nel sistema qualcosa vada cambiato, perché si guarda solo ai giovani, c’è tutta una categoria di corridori che così perde considerazione. Quei risultati non servono, io finivo quasi sempre fra i primi 5 ma in pochi se ne accorgevano.
Di te quest’anno si era già parlato alla Vuelta al Tachira in Venezuela dov’eri stato il miglior italiano, poi in Sicilia c’è stata questa sorpresa: come è nata?
Nella riunione prima della prima tappa avevamo pensato che la conquista della maglia poteva essere un obiettivo, ma in gara mi sono accorto che non l’avevamo pensato solo noi… La prima parte di frazione è stata quindi decisiva, ma siamo riusciti nell’intento. Sapevamo però che, se nella seconda e terza era abbastanza semplice difenderla, non così sarebbe stato nella frazione finale dove tutti i big avrebbero lottato per la classifica finale e questo poteva anche influire sulla lotta per la maglia degli scalatori. Io mi sono impegnato a guadagnare più punti possibili, ho fatto fughe lunghissime in entrambi i giorni. Il giorno dell’Etna sapevo che dovevo tenere fino al penultimo GPM, così è stato, poi ero tranquillo.
Sicilia a parte, quali sono stati i momenti migliori di questa stagione finora?
In Venezuela non ero mai andato, è stata una bella avventura, ma nel vero senso della parola perché abbiamo avuto qualche difficoltà per il mangiare e l’organizzazione non era proprio al top, ma quando affronti queste gare lo devi mettere in preventivo. I posti poi erano incantevoli e non nascondo qualche volta di essermi un po’ distratto, anche perché fuori dalla gara non avevamo possibilità di girare. In Turchia siamo stati un po’ più liberi e qualcosa ho visto. Nel complesso è stato molto bello, spero che la seconda parte di stagione mi faccia girare ancora, magari anche oltreoceano.
Proviamo a viaggiare con la fantasia: che gare ti piacerebbe fare?
Vorrei vivere una volta l’esperienza del Giro d’Italia, tre settimane continue di gara, di strategie, di corse una diversa dall’altra portando il proprio fisico al suo limite. Poi mi piacerebbero le classiche con percorsi misti, quelle dove emerge un corridore completo come penso di essere. Io vado bene in salita, almeno in quelle medie e sono anche abbastanza veloce, per giocarmi la vittoria in gruppi ristretti. Sì, quelle sono le gare per me ideali.
A questo punto, chiederti qual è l’obiettivo ha una risposta quasi scontata…
Che dire, io ci spero, c’è chi ci sta lavorando, ma per permettere che i contatti vadano a buon fine servono i risultati. Io ce la sto mettendo tutta, non mi adagio certo su quel che è stato fatto, serve molto altro perché un giorno quel telefono squilli e ci sia la notizia che attendo da tempo…