BREMBATE – Edoardo Zamperini, il campione italiano under 23, non passerà professionista nel 2025 dopo una stagione di ottimi risultati con la maglia della U.C. Trevigiani-Energiapura Marchiol. Lo scalatore veneto ha mostrato di poter fare grandi cose, ma forse queste non sono bastate per attirare l’attenzione dei team professionistici. Sia italiani che esteri. Mandata giù la delusione con un boccone amaro Zamperini ripartirà dal devo team dell’Arkea-B&B Hotels (in apertura foto Nicolas Mabyle/DirectVelo).
«Ho finito la stagione al Del Rosso – ci racconta dentro il bar del Vittoria Park mentre fuori i crossisti si danno battaglia nel Trofeo Guerciotti – era una domenica. Il martedì successivo mi ha contattato l’Arkea dicendomi che nella formazione di sviluppo si era liberato un posto. Uno dei ragazzi era passato con il WorldTour (Giosuè Epis, ndr) e che volevano prendermi, dato che stavano cercando uno scalatore».
La parola data
Viste che le acque erano rimaste calme, forse fin troppo dopo la stagione disputata dal giovane classe 2003 dal fisico alto e slanciato, la Trevigiani era rimasta in parola. Se non avesse trovato un’alternativa degna sarebbe rimasto con la formazione under 23 (che dal 2025 diventerà continental, ndr).
«Il devo team dell’Arkea farà qualche gara in più all’estero – prosegue – quindi il progetto diventa interessante. Anche con la Trevigiani ho corso fuori dall’Italia, ma solo una volta alla Ronde de l’Isard. Appena il team francese mi ha chiamato, ho parlato con la squadra e mi hanno lasciato il via libera. In Trevigiani hanno riconosciuto che questo per me è comunque un passo in avanti».
Ti saresti aspettato un maggiore interesse dal mondo dei professionisti?
Non posso negarlo. Però, da un certo punto di vista, essendo ancora al quarto anno da under, non è così male. Alla fine posso fare anche gare di categoria e crescere ulteriormente. Avrò comunque l’occasione di essere affiancato al team WorldTour in qualche occasione. Inizierò a prendere familiarità e a capire determinate dinamiche. In più potrò ancora fare qualche gara con gli under 23.
Farai un calendario a metà…
Sì, non dico che sia quasi meglio, perché comunque passare professionista mi avrebbe tolto un pensiero, che invece mi rimane ancora. Però è un passaggio intermedio. Sono un atleta che ha sempre fatto le cose gradualmente, passo dopo passo.
Avrai più occasioni per metterti in mostra?
Non è come qui in Italia dove bisogna puntare a fare bene in quelle cinque gare di rilievo internazionale che ci sono nel calendario. Con un devo team ogni gara è buona per farti vedere.
Dopo una stagione del genere ti saresti aspettato più contatti, ce ne sono stati?
Ci sono stati due contatti con Tudor e Tour de Tietema dopo la Ronde de l’Isard. Dopo il Giro Next Gen nessuna delle due si è fatta avanti perché comunque l’ho corso abbastanza sottotono visto che venivo dall’infortunio. Molti team ora guardano i vari siti di statistiche, ma quelli servono fino a un certo punto. Magari hanno visto che al Giro Next Gen non ho fatto bene, ma non sapevano che mi ero rotto la clavicola alla Ronde de l’Isard un mese prima.
In Francia stavi andando davvero forte.
Vero, però alla fine di tutto sono caduto e nelle statistiche viene fuori DNF (Did Not Finish, ndr). Adesso tutti sanno i risultati che fai, ma si fa fatica a contestualizzarli. E’ un po’ il bello e il brutto del ciclismo moderno.
Non si è mosso nulla nemmeno dopo la vittoria del campionato italiano?
Subito dopo la vittoria del tricolore pensavo di trovare una sistemazione, comunque avevo fatto un’ottima primavera e quella era la ciliegina sulla torta. E invece…
C’è qualcosa che ti rimproveri?
La cosa che è mancata maggiormente è stata una bella prestazione al Giro Next Gen e forse qualche gara in più all’estero. Poi sapete, bisogna sempre essere al posto giusto nel momento giusto, ma non è facile. Riuscire a diventare professionista è uno dei passaggi più difficili della carriera, e quest’anno ne ho avuto la dimostrazione. Però basta continuare a crederci.
Non hai mai mollato.
Mai. Dopo la pausa di metà stagione ho continuato a lavorare e comunque qualche bel risultato nel finale di stagione è arrivato.
Arrivare al quarto anno da U23 ti preoccupa? Oppure sei consapevole di poter ancora migliorare?
Pensare di fare il quarto anno da under 23 in Italia mi preoccupava molto. Essere in un devo team mi preoccupa molto meno, sono in un team che può comunque decidere di puntare su di me. Anche se dovessi avere infortuni o periodi negativi saprebbero a cosa sono dovuti e riuscirebbero a capire la situazione.
Hai parlato con gli altri italiani del devo team?
Sia Milesi che Epis mi hanno detto che è un gruppo molto organizzato. Comunque la prima squadra è una WorldTour, quindi il team di sviluppo lavora allo stesso modo. Ho già avuto modo di andare in ritiro con loro e devo dire che mi sono trovato bene fin da subito. L’ambiente è familiare e non ci sono distinzioni tra WorldTour e devo team. La sera ci trovavamo tutti insieme in hotel e parlavamo del più e del meno.
Sei pronto quindi per il 2025?
Sono molto motivato, non vedo l’ora di iniziare.