Dopo essere stato corridore e campione, Michele Bartoli ha intrapreso con identico successo la carriera del preparatore. I suoi corridori ottengono grandi risultati, ma già da qualche tempo il toscano si è accorto che le cose stanno cambiando e non necessariamente in meglio. Il rapporto con gli atleti è filtrato da procedure che rendono tutto complicato e così alla fine, complice il suo amore per il ciclismo, Michele ha deciso di ricominciare da capo. Intendiamoci, il lavoro di preparatore rimane, ma parallelamente dal 2026 nascerà una academy col suo nome: MB Academy. Michele Bartoli Academy. Partiranno dai giovanissimi e li porteranno fino agli juniores, la prima categoria internazionale, e si valuterà poi se salire un altro scalino.
«Avevamo fatto una specie di prova con il ciclocross – spiega – ed era carino, vedevi i bimbi soddisfatti. Abbiamo chiuso perché facendo solo cross, era un problema prendere ragazzini che volessero fare anche strada e insieme le altre squadre facevano fatica a mandarci i loro atleti. Ma voglio provare ancora. Un lavoro ce l’ho ed è quello del preparatore, però bisogna fare anche qualcosa che ti dia soddisfazione, un po’ di trasporto. Mi piace quello che faccio, quando vince un mio corridore è come se vincessi io. Però l’academy è tutta un’altra cosa, è difficile spiegarlo. Come si dice in Toscana: mi garba. E allora se vediamo se riusciamo a far vivere qualche bella esperienza a dei piccoli ciclisti, dato che abbiamo un budget interessante che ci copre già per i primi anni…».


Qual è l’obiettivo?
Mi piace insegnare e lavorare bene. Non fare le cose esasperate, chiaramente. Partire con i giovanissimi e arrivare fino agli juniores nel giro di due o tre anni e poi magari riflettere se sia o meno il caso di andare oltre. Abbiamo coinvolto le aziende giuste per fare eventualmente qualcosa di più grande dopo. Per noi è una partenza, ma anche per queste aziende è lo stesso.
Da cosa nasce quest’idea?
Dalla voglia di fare le cose come si dovrebbero. Dobbiamo insegnare alle famiglie il modo giusto per far diventare i loro figli degli atleti. Ai professionisti insegniamo a vincere, ma è chiaro che ogni età ha il suo insegnamento e da giovanissimi si deve puntare all’aspetto ludico. Quando sei esordiente, inserisci qualcosa di specifico. Quando sei allievo aggiungi altro e ancora di più negli juniores, che è la prima categoria internazionale. I genitori che fanno un passo del genere devono avere fiducia in noi. Perché noi cerchiamo di dargli la garanzia che se il ragazzino per un qualsiasi motivo non va bene, l’anno dopo è comunque con noi e lo portiamo alla categoria successiva. Se non trova la squadra, ce l’abbiamo noi la squadra.
Pensi ci sia già la paura di rimanere a piedi nelle categorie giovanili?
Mio fratello frequenta l’ambiente e mi dice che ci sono tanti ragazzini nei giovanissimi e negli esordienti che hanno paura di non trovare squadra l’anno successivo. E’ quello che noi vorremmo evitare, in modo da lavorare nel modo giusto. Poi ovviamente c’è il ragazzino più interessante e quello meno, però comunque lavori sempre con lo stesso sistema.


Perché non partire subito con una squadra di juniores?
Una delle aziende che ci sostiene me lo ha chiesto: perché non facciamo subito una categoria internazionale? A loro interesserebbe, lo hanno detto chiaramente, ma vogliamo portare negli juniores i ragazzini che abbiamo cresciuto. Un po’ come nelle giovanili di una squadra di calcio. Lì fanno la prima scrematura a sei anni, noi magari stiamo più alti, però l’idea è di prendere i bambini per farli crescere e inserirli ogni volta nella categoria successiva. Ovviamente non potremo avere 30 ragazzi per fascia di età, ci daremo un numero limite per poterli seguire bene. E non vogliamo necessariamente andare a prendere il più forte, altrimenti si torna alla filosofia di fare le cose esasperate che vorremmo evitare. Non è per nulla difficile far vincere i ragazzini…
Come si fa?
Li alleni tre volte tanto e vedi come vanno, ma poi? Non vogliamo fare dei salti senza che ci siano dietro una filosofia e anche un’etica. Voglio portare agli allievi quelli che abbiamo avuto nei settori giovanili. Potrà capitare l’eccezione di una famiglia che ha già un figlio che corre e vuole sposare la nostra causa. Potremmo anche prenderlo, ma vogliamo anche dare linearità al progetto. Partire dai giovanissimi e insieme gli esordienti, poi gli allievi e da ultimo gli juniores.
Che cosa metterete a disposizione di questi ragazzi?
Più assistenza possibile, anche in termini di sicurezza. Ora siamo anche in contatto con il Comune di Vicopisano che ci sta aiutando in un modo incredibile. Hanno individuato delle strade già un po’ predisposte, dove c’è poco traffico, che chiuderanno per 3-4 volte a settimana, per un’ora e mezza ogni volta, in modo da far allenare i giovanissimi. Siamo già stati a vedere e ci hanno chiesto di mandargli le foto delle eventuali buche perché manderanno ad asfaltare. E’ un aiuto importante, che garantisce alle famiglie la possibilità di allenarsi in un circuito chiuso e ben asfaltato, tutto è una bella cosa.


Parli al plurale, chi c’è dietro la tua academy?
Mia moglie, mio fratello e un amico che era mio tifoso e ha avuto esperienza in Federazione. Per ora siamo quattro persone, però abbiamo già individuato due direttori sportivi stimati dall’ambiente e abbiamo già preso il personale che accompagnerà i bambini. Ogni volta che sono con noi devono avere la miglior assistenza possibile. I due direttori sportivi sono un ragazzo di 18 anni e vi dico che non è facile trovarne uno così giovane e con tanta passione da venire la domenica alle gare anziché andare con gli amici. E poi un altro che ha meno di 40 anni. Correva in bici anche lui e ora corre suo figlio, ma è già più grande. Il progetto è piaciuto a entrambi e hanno accettato, anche perché sarà per entrambi l’occasione per crescere.
Con quali bici correrete?
Trovare chi faccia le bici da bambino è stata la cosa più complicata. I mezzi li abbiamo comprati, ma le bici? Ho sentito con Pinarello. Ho cercato anche da Decathlon, ma alla fine abbiamo scelto di lavorare con Vicini, in Romagna. Ho recuperato il numero, abbiamo parlato e mi hanno detto di sì.
Quale sarà il tuo ruolo?
Ci saranno dei momenti in cui parleremo, altri in cui pedaleremo insieme. Darò anche qualche consiglio per gli allenamenti e all’inizio faremo tante gimkane per abituarli alla guida. A quell’età non c’è solo l’allenamento vero e proprio, che è limitato fra 3 e 10 chilometri. Vogliamo insegnargli ad andare bene in bici, ad avere padronanza del mezzo. Sfrutteranno quelle strade chiuse, facendo tutto in sicurezza. Se poi su quello stesso percorso vorranno venire a girare anche altre squadre, nessun divieto: non ci sono le sbarre. Il ciclismo è di tutti!