AMEGLIA – Gli attimi dopo l’arrivo sono scanditi da così tante emozioni che alla fine sembra siano passate ore, invece è tutto racchiuso in attimi. Il sole scalda la Lunigiana, rendendola una fornace contornata da verdi colline, che si fanno sempre più appuntite fino a diventare montagne. Intanto, i sette corridori in testa sono lanciati verso l’arrivo, pedalano forte e non si voltano indietro. Nordhagen, il norvegese leader della generale, è caduto in discesa, e ha perso 30 secondi.
Sul traguardo, un rettilineo lungo, senza alberi che concedono una tregua dal caldo, sfreccia Lorenzo Mottes. Il trentino esulta con così tanta forza che quasi si sente l’eco: «Che cosa ho fatto! Che cosa ho fatto!». Non crede davvero di aver vinto. Ma è così e pian piano lo realizza, e molto probabilmente questa sera si addormenterà con lo stesso, largo, sorriso di adesso.
Rabbia Borgo
Alessandro Borgo è nero di rabbia, la faccia rossa e lo sguardo che, se potesse, fulminerebbe Zeus stesso. Sbatte la bici, la sua alleata, che proprio oggi lo ha tradito, un salto di catena lo ha fermato proprio nel momento decisivo. «Che cosa ho buttato – urla – una tappa al Lunigiana, ecco cosa ho perso, non ci credo».
Il veneto respira, deve farsene una ragione, e forse questa rabbia si proietterà verso il finale di stagione. «E’ stata una tappa molto impegnativa – ci dice respirando profondamente – e nervosa. All’inizio si sentivano le gambe pesanti dopo le fatiche di ieri, così sono uscito dal gruppo e abbiamo anticipato la salita di Fosdinovo in otto. Poi le carte si sono mischiate e sono tornati sotto Widar, Nordhagen e Bisiaux. Nella discesa Nordhagen è caduto subito, una volta terminata siamo andati a tutta fino alla fine».
Alessandro, è il tuo secondo anno junior, come sta andando?
Ho fatto molte esperienze internazionali, sia l’anno scorso che quest’anno. Gare che mi hanno permesso di crescere molto e di confrontarmi con tanti ragazzi davvero forti. Quest’anno ho avuto un po’ di sfortuna nei primi mesi: cadute e forature in gare importanti (alle quali si aggiunge quella di oggi, ndr). Peccato, in preparazione al Giro della Lunigiana e al Buffoni, avevo vinto 4 gare, 3 nell’ultimo periodo.
Com’è confrontarsi con delle realtà diverse da quelle italiane?
Bello e stimolante. Già l’anno scorso ho avuto modo di correre contro Nordhagen e Bisiaux, gente che abbiamo visto tra i protagonisti a questo Giro della Lunigiana. A distanza di un anno posso dire che sono sempre molto forti, ma forse c’è meno differenza.
Siamo a conoscenza di una persona che da quest’anno ti affianca nel tuo percorso, è Modolo, ci racconti come è nato questo contatto?
Mi ha scritto lui ad inizio di questa stagione, è sempre al mio fianco e mi aiuta spesso. Per esempio durante i primi mesi dell’anno ho avuto dei problemi al ginocchio dopo una caduta, lui mi ha portato dal suo fisioterapista, che mi ha visitato e risolto il dolore.
Come mai siete entrati in contatto?
Abitiamo a pochi chilometri di distanza, il suo obiettivo è quello di far crescere i corridori della nostra zona, Conegliano. Per farli poi passare nel mondo del professionismo, quindi ci siamo trovati. Tra l’altro Modolo collabora con Massimiliano Mori, che è anche il mio procuratore (nonché procuratore di Sacha quando correva, ndr).
In che rapporti siete? Lo senti spesso?
Mi ha dato molti consigli, ad esempio: a febbraio ho corso la Gent-Wevelgem juniores con la nazionale. Prima di andare in Belgio ho parlato con lui e gli ho chiesto di raccontarmi un po’ i segreti della gara. Tra vento, pavé e muri mi è stato molto utile, mi ha detto dove posizionarmi in gruppo, muro dopo muro. Il mio 13° posto finale è in parte anche merito suo.
Lo stai sentendo anche in questi giorni?
Sì. Mi sta aiutando con la gestione della gara e come curare l’alimentazione durante la corsa e dopo. Anche queste piccolezze sono fondamentali per emergere e crescere. Nelle prime due tappe non è andata male, ma ho pagato qualcosa perché il percorso non era vicino alle mie caratteristiche. Nella terza tappa (quella di ieri, ndr) abbiamo sottovalutato la fuga iniziale. Sono uscito di classifica e una volta successo volevo puntare su una vittoria. Ecco perché oggi fa male la sconfitta.
Che corridore ti senti di essere e di poter diventare?
Vedo che sono abbastanza forte nelle cronometro, ho vinto qualche prova contro il tempo, tra cui il campionato italiano a squadre. Sono arrivato quarto al campionato italiano a cronometro per juniores. Sento di poter crescere anche in questa disciplina. Tengo bene sulle salite lunghe e pedalabili e ho un buono spunto veloce. Credo di potermi definire un passista scalatore.
E con Modolo hai anche pedalato oppure non ancora?
Non siamo riusciti ancora a fare una sgambata insieme. Appena tornerò a casa dai vari impegni prometto che andiamo a fare un giro.
L’anno prossimo cosa farai?
Non so ancora quale sarà la mia strada. Ne ho parlato con loro (Modolo e Mori, ndr) e nei giorni dopo il Lunigiana decideremo.