Michele Pirro è un pilota della Ducati, collaudatore dal 2013 e uno degli artefici dei successi della rossa. Un collaudatore del suo calibro ha tante responsabilità, coinvolto in tutti quei processi di ricerca e sviluppo delle moto da competizione, che sono il biglietto da visita di un’azienda racing.
Michele Pirro è anche un grande appassionato di bici, qualcosa che va ben oltre il vivere la bicicletta come uno strumento propedeutico al training. Ci siamo fermati con lui allo stand Trek, prima della Granfondo Squali 2022. Per la cronaca: Pirro si è classificato 51° assoluto sul percorso lungo e parteciperà anche alla Nove Colli di Cesenatico.
Tanti piloti vanno in bicicletta. Da dove parte la voglia di andare in bici e la passione per i pedali?
Tutto parte da quelle forme e dalle due ruote, un aspetto tecnico da non sottovalutare che in qualche modo avvicina le moto alla bicicletta. In fatto di ergonomia e di equilibrio, la bicicletta può essere paragonata alla moto.
Perché i piloti di motociclismo usano la bicicletta per allenarsi?
Prima di tutto perché non si vanno a stressare le articolazioni, ma è chiaro che poi entrano in gioco tante dinamiche diverse tra loro. Un pilota di motociclismo è soggetto a rotture e fratture, o comunque mette in preventivo che può capitare un incidente. La bicicletta è un allenamento eccellente e un’attività propedeutica ottima, perché ti mette alla prova e non influisce in maniera negativa proprio su articolazioni e apparato schelettrico. Io sono anche appassionato e riesco ad unire l’allenamento al piacere di pedalare, un mix perfetto. Per i piloti è una disciplina cardio molto, molto buona.
La fatica che ti piace fare sulla bicicletta, ti serve per la moto?
A volte esagero e potrei anche evitare di fare tutta questa fatica sulla bicicletta, però mi piace e mi fa stare bene. Anche in moto si fa fatica, ma è diversa e come tutti gli sport ti porta ad affrontare e confrontarti con il tuo limite. La grossa differenza tra le due discipline è la tempistica nella quale viene gestito lo sforzo. Una competizione di moto ha una durata di 45 minuti, un’ora al massimo. Sono processi diversi che possono convivere.
Tante combinazioni e tante attività, bicicletta, fitness e palestra, per dare il meglio sulla moto. Ti consideri un atleta vero?
Anche nel motociclismo è cambiato molto, anzi, quasi tutto, proprio come accade nella maggior parte degli sport. I piloti di oggi sono dei veri e propri atleti. Non esiste più il pilota che va solo in moto. Il 90% del lavoro si fa a casa e tocca i vari aspetti del training e dell’alimentazione. Si punta molto sull’attività cardio e nel mio caso trova la massima espressione proprio grazie alla bicicletta.
Quanto tempo dedichi alla bicicletta?
Ho il mio target, cerco di rimanere sui 500/600 chilometri al mese. Quello che riesco a fare in più mi permette di gestire meglio lo sforzo e di recuperare meglio. Comunque c’è molta variabilità, anche in base agli impegni.
L’agonismo e la competizione li metti anche nella bicicletta?
La mentalità competitiva è quella e ti dice che non devi mollare mai, a prescindere dalle cose che fai. Ti fai prendere dall’adrenalina. Poi devi gestire lo sforzo e quella è tutta un’altra storia. Per fare un esempio: l’anno scorso alla Nove Colli, al passaggio sul Barbotto ero nelle prime trenta posizioni, poi sono saltato per aria e ho fatto 100 chilometri con i crampi.
Ti fai coinvolgere dalla tecnica della bicicletta?
Sì, mi piace e mi stimola. Arrivare dal professionismo in generale ti obbliga ad essere attento ai particolari. Ma sono anche un appassionato e la prima cosa è il gusto estetico. Mi piacciono le forme e le biciclette belle, mi piace il mezzo tecnico e sono cosciente che è la gamba a fare la differenza.
Bicicletta con i dischi, oppure con i freni tradizionali?
La bici fa parte di quei processi di evoluzione che io considero normali. La tecnologia va avanti e a mio parere la frenata con i dischi è un passo avanti soprattutto nei termini della sicurezza. Considero le performances dei freni a disco per la bicicletta maggiormente integrali ed omogenee, un fattore che va ben oltre il marketing. La frenata con i dischi si gestisce meglio, minimizzi le variabili e c’è una minore dispersione dell’effetto frenante. Facendo un parallelo con le moto, più l’impianto e l’azione sono vicini al mozzo, meglio è.
Sei più da bici aero, oppure tradizionale?
Non riesco a valutare a 360° quale sia la soluzione migliore, servirebbero dei test e degli approfondimenti per valutare l’efficacia. Uso entrambe le versioni, Trek Madone e anche l’Emonda. Posso dire che la Madone mi dà molta sicurezza, soprattutto in discesa.
La velocità della moto ti aiuta quando sei sulla bicicletta?
Di sicuro avere confidenza con la velocità è un vantaggio che si riflette in modo positivo anche sulla bicicletta, ma c’è un però. Quando pedalo non mi accorgo della velocità, mi frena il fatto che sono nudo, senza protezioni. Guardo il Garmin e vedo la velocità, non di rado chiudo il gas e rallento.