La legge di Contador: «Si corre sempre per vincere»

18.12.2022
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«Non contemplavo altra cosa che non fosse andare alle corse per vincere. Se nel mio discorso ai corridori sostenessi un’altra cosa – dice secco Contador con lo sguardo dritto – starei mentendo. Devono avere questa convinzione. Ce ne sono alcuni che non hanno le capacità di vincere, ma altri che invece possono. E se non pensano che possono farlo, è praticamente impossibile che ci riescano. In questo senso, credo sia importante che colgano questo messaggio, soprattutto i corridori che passano adesso al professionismo».

Nonostante sia uno dei tre soci della Eolo-Kometa, acchiappare Alberto Contador nelle occasioni ufficiali è come stargli dietro in salita quando si metteva a scattare. Ti distrai un attimo e sparisce. E così anche questa volta. Appuntamento dopo cena, ma lui arriva e ti saluta, dicendo che è stanco e anche tu non hai una gran faccia.

«Ci vediamo domattina?».

«Domattina non ci siamo, anzi andiamo via stasera».

E allora il pistolero (in apertura nella foto di Maurizio Borserini) ricorda le interviste dei tempi andati e si lascia convincere. In effetti non ha una grande cera e siamo certi di non essere messi tanto meglio. Sono circa le 22, promettiamo di fare presto. La Francia ha buttato il Marocco fuori dai mondiali di calcio. Nell’hotel di Oliva, c’è anche lo Spezia Calcio. Quello nell’angolo sembra il figlio di Maldini, gli altri non sappiamo chi siano. Ma Contador l’abbiamo riconosciuto bene.

La Eolo-Kometa sta ultimando il suo training camp a Oliva, sud di Valencia (foto Maurizio Borserini)
La Eolo-Kometa sta ultimando il suo training camp a Oliva, sud di Valencia (foto Maurizio Borserini)
Sembri stremato: com’è avere una squadra?

Una medaglia con due facce. La faccia positiva è che sei nel mondo che ti piace e stai restituendo al ciclismo il tanto che il ciclismo ti ha dato. La parte negativa è che ci sono molti mal di testa.

Non più mal di gambe, insomma…

Avere una squadra significa avere un numero impressionante di personale. Perché non sono solo i professionisti, ma anche gli under 23 e gli juniores. Stiamo vedendo che da juniores passano professionisti e quelli che passano si giocano le corse al primo anno. Le tre categorie sono importanti. Tanto personale e lo sforzo economico che richiede. Non è facile trovare sponsor per sostenere il progetto. Le cose si stanno muovendo, ma alla fine è soprattutto mal di testa. Andare in bicicletta era più facile.

Dopo una vita occupandosi di suo fratello, “Fran” Contador amministra il team (foto Maurizio Borserini)
Dopo una vita occupandosi di suo fratello, “Fran” Contador amministra il team (foto Maurizio Borserini)
Hai un modello da seguire? Qualche giorno fa, Kreuziger parlò di Riis…

Bjarne è molto bravo, però per le squadre non credo più al modello unico di una sola persona. Credo che difficilmente uno solo possa gestire tutto. Una squadra comprende tantissimi aspetti diversi, quindi devi appoggiarti su elementi di cui ti fidi. Trovare le persone di cui fidarti, che siano in grado di svolgere il lavoro nelle migliori condizioni, non è facile. Nel nostro caso la gestione passa per le mani di Ivan Basso, di mio fratello Fran e le mie. E questo ci permette di dividere i ruoli e le responsabilità e non tralasciarne nessuna.

Invece il lavoro per Eurosport cosa rappresenta?

E’ qualcosa che mi incanta, mi piace molto. Sono nella gara oltre che con la squadra, in mezzo a quelli che sono stati i miei compagni, nelle corse che hanno dato tanto alla mia vita. Oggi ci sono corridori giovani che mi hanno visto correre e per me è bello. Eurosport mi aiuta molto a mitigare questa mancanza di competizione che ancora ho. Le corse mi mancano.

Aprica, Giro d’Italia 2022: Contador intervista Pello Bilbao sul traguardo
Aprica, Giro d’Italia 2022: Contador intervista Pello Bilbao sul traguardo
Quest’anno si è fermato anche Valverde, ti pare che il ciclismo spagnolo abbia trovato nuove forze?

Credo che dobbiamo essere molto contenti. Abbiamo un buon presente e anche il futuro. Enric Mas è un corridore molto regolare. Per vincere il Tour non lo so, perché ci sono corridori più favoriti di lui, però è un gran corridore. La Vuelta invece credo che sia nelle sue gambe. E’ già stato secondo in 2-3 occasioni, quella maglia è alla sua portata. Quanto ad Ayuso e Rodriguez, non sappiamo dove sia il loro limite. Due corridori che sono stati impressionanti alla Vuelta. Ayuso ha fatto terzo e poteva aver vinto l’ultima tappa se avesse avuto una migliore punta di velocità. Mentre Carlos Rodriguez è stato penalizzato dalla caduta, ma credo che con questi due nomi il ciclismo spagnolo abbia preso ossigeno.