Dopo l’argento di Leuven nel suo Paese era già caldo, ma dalla storica vittoria nella Gand-Wevelgem, Girmay non è più uno sconosciuto neppure in Belgio. Incontro con i giornalisti all’indomani della grande vittoria (nella foto Intermarché in apertura, una pizza e una birra nella sera del trionfo). Sarah Ingelbrecht, addetta stampa della Intermarché-Wanty-Gobert, racconta che di mattina i ragazzi sono usciti per una sgambata e si sono fermati a prendere un caffè nella Grote Markt di Bruges. Ogni tanto bambini e persone si presentavano sulla terrazza del bar in cui Biniam era seduto con Kristoff, Pasqualon e Petit per chiedergli un autografo o un selfie. E pare che a un certo punto il vincitore della Gand abbia chiesto a Kristoff se andrà così ancora a lungo. E il norvegese, per rassicurarlo, gli avrebbe detto: «Passerà, a patto di non continuare a vincere. Quindi nel tuo caso temo che non passerà». E si è fatto una risata…
Dopo l’arrivo, selfie e foto per il vincitore, ma tanta attenzione lo spiazza Il trofeo della Gand-Wevelgem in volo con Biniam Girmay ad Asmara, la sua città In conferenza stampa, gioia, orgoglio e incredulità (foto Intermarché-Wanty)
Il giorno dopo
I racconti del giorno dopo sono i più belli e danno l’idea di quanto sia genuino il personaggio che domenica si è affacciato alla gloria sul traguardo di Wevelgem.
«Mille messaggi – ha raccontato – e continuano ad arrivare. Avrò presto tempo per rispondergli. Questo pomeriggio mi recherò a Parigi, dove pernotterò e domani volerò prima ad Istanbul e poi ad Asmara. Finalmente a casa. Un viaggio di 11 ore, ma non vedo l’ora».
Pasqualon è una sorta di angelo custode per Girmay: qui insieme alla Milano-Torino Già dopo il quinto posto di Harelbeke e la bella Sanremo in precedenza (12°), il gruppo si era accorto di lui
Pasqualon è una sorta di angelo custode per Girmay: qui insieme alla Milano-Torino Già dopo il quinto posto di Harelbeke e la bella Sanremo in precedenza (12°), il gruppo si era accorto di lui
Regali per tutti
Ancora l’addetta stampa racconta che nella valigia ha messo vasetti di biscotti tipici del Belgio e dei regali per la figlia di un anno che si chiama Layla e per la moglie di venti che si chiama Salem. Ovviamente con lui torna a casa anche il trofeo della Gand-Wevelgem.
«Sono più consapevole – ha ammesso – di quello che è successo. Non ci sono molti corridori di 21 anni che vincono una classica. Sono rimasto sbalordito dalle reazioni dei media, dai grandi corridori che erano già venuti a congratularsi con me dopo il mio quinto posto di Harelbeke. Dopo il traguardo non potevo crederci. Dentro ho pianto di gioia».
I piedi per terra
Eppure tante attenzioni lo hanno turbato. Tanto ama essere al centro dell’attenzione Remco Evenepoel, che ha tre mesi più di lui, quanto è schivo e in imbarazzo Girmay per le tante attenzioni.
«Non mi piace essere al centro dell’attenzione – ha detto – sono pagato per vincere, ma non voglio essere il tipo famoso che viene ripreso continuamente dalla telecamera. Non credo di essere pronto per qualunque cosa mi accada in questo senso. So da dove vengo. Sono un ragazzo tranquillo che per natura non è abituato al trambusto di questa parte del mondo. Mi dà anche un po’ di pressione, ma cercherò di conviverci».
Appuntamento al Giro
Il corridore improvvisamente più famoso d’Africa si aspetta un grande benvenuto all’aeroporto di Asmara, dopo quello successivo all’argento nel mondiale U23 di Leuven.
«Domenica Hanok Mulubrhan (corridore di 22 anni che corre nel team continental Bike AD, ndr) ha vinto il campionato africano – ha spiegato – con la maglia dell’Eritrea. Perciò ci sono due motivi per brindare. Quando sono arrivato dopo l’argento, c’erano centinaia di migliaia di persone in piedi mentre andavo in giro per la Capitale su un’auto scoperta. Anche se la Gand-Wevelgem è più importante di quella medaglia, voglio prima festeggiare con i miei cari. La famiglia è molto più importante della bicicletta. Dopo tre mesi, ora voglio andare a casa, questa vittoria non mi cambia come persona. Sto tornando nel mio Paese che amo. Continuerò a lavorare sodo per vincere ancora di più, restando fedele al mio programma. Per ora sono il primo africano ad aver vinto una classica, ma nemmeno io mi vedo come un modello. Sono lo stesso ragazzo di domenica mattina a Ypres. Perciò – ha salutato i media – ci vediamo a Francoforte e poi al Giro d’Italia».