Cassani? E’ sempre uguale: chiama ancora nel cuore della notte

20.05.2024
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LIVIGNO – Francesco Pancani è già in Val Gardena. Dovendo lavorare al traguardo della tappa di domani, il contingente di RAI Sport si è spostato ieri dopo l’arrivo e sta trascorrendo il giorno di riposo ai piedi delle Dolomiti. E mentre a Livigno il cielo si fa facendo grigio, da quella parte di mondo la giornata è tersa. Domani però dovrebbe essere brutto come qua, tanto che secondo alcune voci si starebbe ragionando di non fare neppure l’Umbrail Pass: speriamo non sia così. Parliamo con il commentatore toscano per raccontare il ritorno di Davide Cassani ai microfoni della tivù di Stato. La collaborazione, pur rinfrescata con alcune presenze, si era interrotta nel 2014 (la foto di apertura è del Giro 2011). Da allora Cassani ha fatto il tecnico della nazionale e il Presidente del Turismo dell’Emilia Romagna, si susurrava persino che stesse per costruire una squadra pro’, ha portato il Tour in Italia. Per questo Pancani è rimasto un po’ sorpreso quando Auro Bulbarelli, direttore di Rai Sport, ha tirato fuori il nome del romagnolo.

«Ne avevamo parlato con il direttore a inizio anno – conferma Pancani – e inizialmente mi ha stupito perché non pensavo che Davide avesse il tempo per farlo, visti i suoi tanti impegni. Questo si può dire: l’ho saputo prima che gli venisse proposto. E a quel punto ero sicuro che se avesse avuto la possibilità di organizzarsi, avrebbe detto di sì. E’ sempre stato molto legato all’azienda, l’ha fatto per tanti anni. Conosce tutti, conosce me, ero sicuro non ci sarebbero stati problemi».

Cassani torna ai microfoni Rai dopo essere stato fra gli artefici del via del Tour dall’Italia: a luglio avrà il piacere di raccontarlo
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Che effetto ha fatto ritrovarsi per la prima volta in cabina con lui?

Come se l’avessi lasciato il giorno prima. C’è sempre stato un grandissimo rapporto anche a livello personale. Se c’è una persona nel ciclismo cui devo dire grazie, quello è proprio lui, perché mi ha aiutato tantissimo quando ho cominciato nel 2010. C’è sempre stato un bellissimo rapporto, per cui siamo entrati subito in sintonia. Ce lo dicevamo nelle prime tappe: sembrava che avessimo smesso il giorno prima, invece erano dieci anni che non lavoravamo insieme. Nonostante questo c’è sempre stato anche il piacere di sentirsi, di chiacchierare di cose extra ciclismo, come fra veri amici.

Nel frattempo a livello tecnologico è cambiato qualcosa? Davide ha avuto bisogno di aggiornarsi su pulsanti, monitor, cuffie?

No, su questo il problema non c’è mai stato, perché lui con pulsanti e pulsantini è sempre stato un disastro. Me l’aveva detto anche Auro quando mi passò il testimone: «Guarda, occhio, perché col “Cassa” è un disastro». E in quello non è cambiato. Infatti lui ha la cuffia col filo lungo e la cassettina con tutti i pulsanti ce l’ha molto distante e la manovro io. Se si aspetta lui, si fa dei danni.

Nel frattempo sono molto cambiate anche le figure degli opinionisti, che sono diventati estremamente più tecnici. Qual è la risposta di Davide, su cosa fa leva?

Passione, curiosità e competenza, innanzitutto la passione e la curiosità. Un anno abbiamo fatto insieme tutte le ricognizioni e per aiutarlo nel montaggio e nella preparazione, rimasi con lui. Rimasi allibito dalla sua curiosità. Dovunque andassimo, che fosse un Comitato di tappa o una Pro Loco, era continuamente a chiedere e informarsi. Devo dire che anche in questo mi ha insegnato tanto, perché secondo me la curiosità è la base del giornalismo. Adesso cerca di fare la persona saggia e anziana, ma è uno che vive tutt’ora in bicicletta. Quindi se c’è qualcosa di nuovo, qualche innovazione, qualche modifica, lui la sa di sicuro perché passa le giornate in sella.

Nel 2014 Cassani è diventato tecnico della nazionale: qui al debutto di Ponferrada con Bennati, suo successore
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A livello di riscontri di pubblico, tramite numeri e social, come è stata accolta dal pubblico?

Bene, molto bene, anche se io non sono un grandissimo fanatico né dei social né dei dati Auditel.

Forse gli si può imputare un eccesso di realismo: per lui la fuga è sempre spacciata…

Secondo me lui deve dire quello che pensa, fa bene. Ieri per esempio, quando è partito Pogacar, ha detto subito che avrebbe vinto anche questa tappa. C’era ancora Quintana a 40 secondi e così gli ho fatto il gesto di aspettare un momento. Invece a sua volta ha ricambiato il gesto e ha ripetuto che avrebbe vinto Pogacar. E infatti ha vinto lui.

E’ come se vi foste lasciati ieri, ma nel tempo di cronaca avete dovuto riprendere il passo?

No, tutto a posto. Anche in questo secondo me Davide è bravissimo, così come era bravissimo Silvio Martinello, altra persona con cui ho sempre avuto un rapporto molto stretto e molto particolare. Hanno la dote, che secondo me non la impari, di avere i tempi televisivi. Quindi siccome in postazione hai 300 segnali che ti arrivano in cuffia, fra la pubblicità da lanciare, la linea alla moto, la linea al Processo e tutto il resto, a volte occorre cambiare le cose in un battito d’occhio. Per cui chiudo le cuffie sia a Davide sia a Fabio Genovesi, per evitare che vadano in confusione, ma se c’è da chiudere un discorso in tre secondi oppure prolungarlo di 15, con Davide non abbiamo problemi.

Uscito di scena Cassani, nel 2015 in postazione passò Silvio Martinello
Uscito di scena Cassani, nel 2015 in postazione passò Silvio Martinello
Quindi il gran traffico in cuffia ce l’hai solo tu?

Esatto e vi garantisco che è veramente un gran casino. C’è radio corsa, oppure la regia che preme il pulsante sbagliato e manda a noi i messaggi destinati magari a Rizzato sulla moto, quindi i segnali in cuffia sono davvero da perdere la testa. Però è una questione di abitudine.

Rispetto al primo Davide che aveva il suo quaderno e il computer, quello di oggi ha soltanto il telefono…

Ha due telefoni e un tablet. Quindi non ha il computerone come prima, ma ne ha tre piccoli e il risultato comunque è lo stesso. Ha sempre tutto, tutto sotto controllo. Un’altra cosa fantastica di Davide è che lui condivide tutto.

Cioè?

Secondo me è una regola fondamentale per lavorare bene con un commentatore tecnico, lo facevo anche prima quando seguivo la pallavolo. Non bisogna essere gelosi di quello che uno trova. Se io trovo una notizia, una curiosità, una cosa che può arricchire la telecronaca, non devo dirla per forza io. Secondo me la cosa carina è che ci siano ritmo e scambio di voci. In questo per esempio Davide è fantastico. Prima della tappa, arriva e snocciola 250 cose che lo hanno colpito. Oppure mi chiama a mezzanotte e mezza per dirmi che l’indomani si potrebbe dire una cosa e non riesci a fargli capire che potrebbe dirtela anche il giorno dopo. Ha sempre fatto così, a testimonianza appunto della sua grandissima passione e della voglia di condividere tutto. Anche per questo secondo me ci troviamo bene, perché ridiamo, scherziamo. E poi (ride, ndr), per fortuna è uno che non se la prende…