Dalla bici all’ammiraglia è un passo che molti hanno compiuto nel ciclismo, ma in pochissimi lo hanno fatto in modo così repentino. Gianluca Brambilla ci aveva accennato, nelle ultime interviste, della volontà di restare nell’ambiente, ma nessuno avrebbe pensato che tutto accadesse così velocemente. Praticamente in meno di 50 giorni cioè dall’ultima gara a cui ha preso parte, la Veneto Classic, ha fatto tutto!
E’ vero che lo avevamo visto sui social ad Aigle, intento a studiare e seguire i corsi all’interno del velodromo dell’UCI in Svizzera, tuttavia quando lo abbiamo sentito di nuovo per sapere come andavano le cose non ci aspettavamo un messaggio del tipo: «Ho diretto il mio primo allenamento da diesse». Una storia che merita di essere raccontata, quella di Brambilla, che ci ha risposto dalla costa valenciana, dove è in ritiro con la sua ex squadra, la Q36.5 Pro Cycling Team. Che poi ex non è!


Gianluca, dicevamo, ci avevi accennato alla volontà di restare nell’ambiente e, perché no, di fare il direttore sportivo, ma sembrava una cosa non così immediata… Com’è andata realmente?
E’ vero, ma è andata così. Sicuramente per la passione che ho per il ciclismo e perché ha inciso molto la squadra dove ero e dove sono. L’idea comunque non era così remota: ho avuto l’opportunità di fare subito il corso ad Aigle, è andato bene e con la squadra ho continuato. Appena finito il corso sono rientrato come direttore.
Quindi sei un direttore sportivo a tutti gli effetti?
Sì, soprattutto dopo la riunione fiume di quattro ore con gli altri direttori sportivi al primo giorno di ritiro! Bisogna iniziare. Ho visto che in auto me la cavo, devo solo prendere mano con i compagni, anzi con i corridori…
Cosa avete fatto ad Aigle? Com’era strutturato il corso per direttori sportivi indetto dall’UCI?
Il corso è abbastanza impegnativo, sia a livello di ore sia di esame. Io poi non ero più abituato a fare tante ore di scuola: lezioni teoriche dalle 9 alle 18, dal lunedì al giovedì, quindi quattro giorni di vera full immersion. E poi al venerdì mattina c’era il test.


In cosa consiste il test?
E’ un test a risposta multipla su tutto ciò che ci hanno spiegato: regolamenti, anti-doping, regole di gara, organi e organigramma UCI, i vari corpi che vi sono in seno alla stessa UCI e che vengono coinvolti nelle gare, a chi rivolgersi quando si ha un problema o quando, al contrario, si vuole richiedere qualcosa…
Il corso quindi non tratta tattiche o aspetti tecnici?
No, tattica zero. E’ una formazione burocratico-teorica.
Come si tenevano le lezioni?
I professori, chiamiamoli così, erano tanti e molto diversi tra loro. Molti erano direttori di corsa, altri giudici. C’era anche Bertogliati, che conoscevo e che è stato un direttore (e manager, ndr). Altre figure lavorano all’interno dell’UCI e sono preposte alla formazione dei tecnici e ai regolamenti. Per esempio si è parlato parecchio delle regole tecniche della bicicletta: larghezza del manubrio, arretramenti, posizione da crono… Addirittura, ed è stata la cosa che mi ha colpito di più, c’era un ex investigatore dell’FBI incaricato di spiegare i controlli sulle frodi tecnologiche.
Tu Gianluca, ad Aigle sei potuto andare in quanto professionista e quindi hai avuto accesso diretto al terzo livello?
No, non ci sono andato come ex professionista, ma perché ho chiesto l’invito tramite la squadra. Altrimenti, da privato, ci vorrebbe molto più tempo. Mi spiego: se è una squadra di professionisti che ti propone, puoi accedere direttamente al corso UCI di Aigle e questo basta per essere un direttore sportivo a tutti gli effetti.


E’ come se fosse un quarto livello?
Se lo rapportiamo a quello italiano, sì. Tuttavia devo fare una precisazione: attualmente, anche se sono un diesse, voglio completare il percorso pure con la Federazione Ciclistica Italiana. A breve terminerò il secondo livello.
Com’è ritrovarsi dall’altra parte della barricata di punto in bianco? Prima, ad esempio, li chiamavi ancora “compagni”…
Vero, ora devo chiamarli corridori. Per ora la prima cosa è che al buffet ho il mio posto da diesse… ed è un buffet migliore! Scherzi a parte, i primi contatti sono proprio di questi giorni. Mi hanno già assegnato qualche corridore, ma la lista non è ancora definitiva.
Emozioni? Tu, Gianluca, sei un tipo sensibile…
Sono molto curioso e super motivato. Prima del primo allenamento la cosa che mi preoccupava di più era guidare l’ammiraglia tra gli atleti, ma vedo che va bene. Dovrei esordire in Oman, come seconda ammiraglia e lì non sarebbe male: le strade sono ampie, rettilinee e la corsa non è super stressante. Per il resto c’è da iniziare questo nuovo rapporto con i miei ex compagni.