Daniele Bennati

Bennati: «Ho tre amici da raccontarvi»

15.09.2020
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Per Bennati, Nizzolo, Viviani e Trentin sono amici non hanno segreti. Nel giro di otto mesi, nell’ormai lontano 1989, i tre vennero al mondo fra Milano, Verona e Trento e nella loro carrriera sono diventati tutti campioni europei di ciclismo. I primi due se li ritrovò neoprofessionisti alla Liquigas e alla Leopard, mentre con il terzo Bennati ha condiviso svariate esperienze in nazionale. Il toscano è sempre stato un grande professionista (54 vittorie) e un acuto osservatore di uomini, per questo bici.PRO gli ha chiesto di tratteggiare i loro ritratti. Per come li ha conosciuti e per quello che vede nel loro futuro.

Viviani, un predestinato

«Elia – racconta Bennati a bici.PRO – è passato professionista anche lui al mio fianco e ci sentiamo ancora spesso. E’ sempre stato considerato un predestinato, se ne parlava bene da quando era under 23, forse perché era sempre vincente, in pista e su strada. Ha sempre fatto bene, ma il primo sblocco l’ha avuto dopo la vittoria alle Olimpiadi e quello definitivo passando alla Quick Step e cominciando a vincere corse importanti, fino al campionato italiano, vinto in fuga davanti a Visconti e Pozzovivo. Quella corsa gli ha fatto capire che potrà giocarsi anche una corsa come la Sanremo.

«L’ho visto crescere e ho sempre pensato che non sarei riuscito a fare come lui strada e pista ad alto livello. Va ammirato e capisco che riesce a sobbarcarsi tante fatiche in nome della passione per quello che fa. Ma sono convinto che dopo le Olimpiadi di Tokyo farà un bel punto sulla situazione e sceglierà di concentrarsi sulla strada. Ha 31 anni, certi sforzi inizieranno a pesare e avrà l’età giusta per centrare i successi più importanti».

Daniele Bennati, Elia Viviani
Bennati e Viviani: il toscano è alla Tinkoff con Contador, Elia alla Cannondale
Daniele Bennati, Elia Viviani
Bennati e Viviani: il toscano è alla Tinkoff con Contador, Elia alla Cannondale

Nel 2011 arriva Nizzolo

In quel primo anno di Viviani alla Liquigas, vinsero entrambi tre corse ciascuno, poi il Benna accettò l’offerta della Leopard e raggiunse Cancellara e i fratelli Schleck. C’erano soltanto tre italiani in quel team. Daniele, Viganò e un neoprofessionista di nome Nizzolo.

«Giacomo – racconta l’aretino – lo conosco bene e abbiamo un bellissimo rapporto, siamo amici. Siamo stati compagni di squadra nel 2011 e nel 2012 e in quel primo inverno da professionista, dopo aver fatto il ritiro collegiale a Crans Montana, venne ad allenarsi da me in Toscana per due settimane. A Milano il clima non era dei migliori e la cosa funzionò così bene che la ripetemmo anche l’anno successivo. Dopo la vittoria degli europei ci siamo scambiati una serie di messaggi, in cui mi ha ringraziato per i complimenti e ha ribadito di avermi sempre considerato un esempio. E sebbene lui facesse il modesto, gli ho risposto: “con questa vittoria hai fatto più di me, perché io un titolo italiano e uno europeo non li ho mai vinti”.

«E’ un bel corridore, frenato da problemi fisici al ginocchio e al tendine di Achille che hanno dato noia anche a me. La doppietta è storica e lo ha consacrato, perché lui ha tantissime qualità. Non è solo un velocista e ora raccoglierà i frutti di questa nuova consapevolezza. Non ha mai avuto dubbi sul suo valore. Ai mondiali di Doha, nel 2016, ho lavorato volentieri per lui, perché è un ragazzo molto tranquillo. Non è presuntuoso e quando serve sa tirare fuori gli attributi. Non siamo troppo simili, a dire il vero, se io fossi stato più convinto avrei potuto vincere di più…».

Daniele Bennati, Giacomo Nizzolo
Nizzolo è appena passato: Bennati è la sua guida alla Leopard-Trek
Daniele Bennati, Giacomo Nizzolo
Nizzolo è appena passato professionista: Bennati è la sua guida alla Leopard-Trek. Diventano presto amici

Trentin e la nazionale

Con Matteo Trentin non si è mai incrociato nella vita di club, ma ha condiviso i ritiri azzurri e i mondiali di Richmond nel 2015, Doha nel 2016 e Bergen nel 2017. In quelle full immersion è riuscito a cogliere i tratti della personalità del trentino.

«Abbiamo un buon rapporto – dice Bennati – che non è amicizia come con gli altri due, però massima stima. E’ uno con tanto carattere, che mi piace tantissimo. E’ quello che somiglia di più al Bennati corridore. Vince in volata, ma può anche vincere attaccando. Il mondiale del 2019 mi ha lasciato perplesso. La maglia iridata l’avrebbe meritata e gli sarebbe stata anche bene. Spero abbia altre occasioni, anzi ne sono certo. Un’analisi me la sono fatta. Quando si è trovato davanti con Van der Poel ha aver pensato che anche un secondo posto sarebbe stato onorevole, perché quell’anno l’olandese lo aveva sempre battuto. Invece quando quello si è staccato, a Matteo è scattato in testa di essere il più forte. Perdersen ha fatto la volata della vita, ma è innegabile che dopo 250 chilometri e con quel freddo, se hai qualcosa in meno, anche solo a livello mentale, sei fregato».

Daniele Bennati, Matteo Trentin
Con Trentin campione d’Europa: Bennati ha chiuso la carriera alla Movistar. Sono buoni amici
Daniele Bennati, Matteo Trentin
Con Trentin campione d’Europa: Bennati ha chiuso la carriera alla Movistar

Tre ottimi amici

«Comunque sono amici e tre atleti di grande livello, capaci di vincere in volata e anche su percorsi duri. Il gruppo è cambiato, oggi i velocisti sono combattivi anche nei circuiti con una salita impegnativa. Corsi il mio primo tricolore a San Vendemiano, nel 2002. C’era uno strappetto e noi veloci rimanemmo tutti indietro, con Radaelli che mi batté nella volata degli inseguitori. Vinse Commesso su Frigo e Casagrande, ma sono convinto che oggi su quel circuito arriverebbero in 70 allo sprint. I velocisti di oggi sono delle macchine da guerra, un po’ come i Boonen e i Freire con cui mi confrontavo quando ancora correvo. Gente che vince bene col treno, ma che sa fare anche da sé. Come i tre campioni europei, come Colbrelli che ha la loro età e come Ballerini che sta arrivando. Poco da aggiungere, l’Italia su questo fronte è messa davvero bene».