Per due giorni, il primo e il terzo, il pubblico ungherese assiepato da ore per salutare il Giro venuto dall’Italia, ha visto passare loro due. Bais e Tagliani. Tagliani e Bais. Il terzo giorno c’era anche Rivi e questo, come ci diranno fra poco, ha complicato le cose.
«Nella riunione di stamane – ha scritto Savio il primo giorno – avevo detto a corridori e diesse che nella prima fuga del Giro non poteva mancare un uomo Drone Hopper. Bravi davvero Mattia Bais e Filippo Tagliani».
Il Giro in Italia
Stasera il Giro è a Siracusa, in un giorno di pioggia che non sembra d’essere di maggio nel sud della Sicilia. I corridori della Drone Hopper-Androni sono rientrati prima dall’allenamento, ma lo stesso qualche goccia l’hanno presa. Perciò, approfittando del tempo libero, invitiamo i due eroi d’Ungheria a bere un caffè. Filippo Tagliani, bresciano di 26 anni. Mattia Bais, 25 anni, trentino.
In fondo, se è vero che il pubblico ha visto loro per primi, vale anche il contrario. L’Ungheria l’hanno vista loro due prima degli altri: facciamocela raccontare.
BAIS: «Avevamo pianificato con Gianni di andare in fuga…».
TAGLIANI: «Per il ruolo in squadra, toccava a noi. Gli altri sono tutti scalatori. Solo speravamo che qualcuno ci seguisse. Il secondo giorno è partito Rivi e siamo andati con lui, ma come gestione, forse è stato meglio il primo giorno quando eravamo solo noi».
Bais ride. Rivi è suo corregionale, entrambi trentini, entrambi amanti del vento in faccia.
TAGLIANI: «Tanta gente. Il bello è che passavamo in mezzo ai campi o a qualche paese, ma vista la quantità di gente, c’è da pensare che fossero venuti dai posti intorno. Da noi si affacciano sulle porte e poi rientrano, qua c’era proprio la folla».
BAIS: «Il Giro ha attirato davvero tanta gente (fissa un punto, poi torna a guardare, ndr».
Chilometro zero
Due in fuga dal chilometro zero in terra straniera. La stessa maglia, chiaramente non è stato per caso.
TAGLIANI: «Tutta quella gente ci spingeva, anche se il tifo più impressionante l’ho visto nella crono. Essere in fuga fra compagni è bello, ti gestisci con lo stesso obiettivo. Dopo un po’ non si parlava più di Bais e Tagliani, ma di Drone Hopper-Androni. Credo che per gli sponsor sia stato importante».
BAIS: «Il primo giorno siamo andati ancora più forte…».
TAGLIANI: «Non si va a blocco, ma si spinge sempre. Dire se abbia visto qualche panorama particolare? Direi una balla. Quando sei lì, guardi la strada davanti e il computerino».
BAIS: «Non è vero, una cosa l’abbiamo vista – scoppia a ridere – le ciclabili…».
TAGLIANI: «Sono state il nostro incubo di tutto il giorno – ride anche lui – anche se in certi momenti ci veniva da ridere. I cicloturisti si mettevano accanto e andavano come noi, li avete visti? E io pensavo: se quelli ci pedalano accanto con la bocca chiusa, allora andiamo davvero piano…».
BAIS: «Ma loro dopo 500 metri si fermavano, noi avevamo fatto 150 chilometri e non avevamo ancora finito!».
Il senso della fuga
Eppure dopo un po’ che parlano, la domanda si affaccia: qual è il senso di certe cavalcate, se poi bastano 300 metri di volata perché non se ne parli più? E’ cattiva, ne siamo consapevoli, ma i due fuggiaschi rispondono perfettamente a tono.
TAGLIANI: «Forse siamo stati oscurati, ma le squadre dietro ci hanno detto: “Per fortuna ci siete stati voi”. Col fatto che il traguardo del Gpm il primo giorno era al traguardo, le WorldTour sono rimaste ferme. Non c’erano motivi per attaccare. A volte non capisco le loro politiche. Non tutti hanno il velocista che vince lo sprint o l’uomo che vince il Giro, non tutti possono essere protagonisti aspettando i finali, eppure non si sono mossi».
BAIS: «E non è che Savio ci martelli più di tanto. Parla in modo realistico. Sa chi siamo e cosa possiamo fare. E anche se non erano tappe adatte a noi, siamo andati. Speravamo si attaccasse qualcuno per risparmiare un po’. Ma il giorno dopo c’era la crono, alla fine non abbiamo speso troppo».
TAGLIANI: «Se vuoi fare queste cose, non si pensa al domani».
BAIS: «In tivù si dice che ti tengono a bagnomaria. In realtà siamo sempre in contatto via radio, sappiamo cosa succede dietro».
TAGLIANI: «La verità è che la fortuna della fuga dipende dal gruppo. Quando si avvicinano, magari aumenti un po’ per tenerli a due minuti. Stare là davanti sapendo di essere nel mirino fa parte del gioco. Così quando Rivi ha attaccato, io mi sono rialzato per provare a buttarmi nello sprint, ma ho chiesto troppo a me stesso».
Divisione dei compiti
Chi tira? Quanto tira? Come ti dividi i compiti se sei in due della stessa squadra? E cosa cambia quando arriva un Rivi qualunque che fa ovviamente il suo gioco?
BAIS: «Cercavamo di tirare più lungo possibile. Le strade erano buone, si andava bene. Con Rivi, avevamo deciso di tirare 1’30” ciascuno. Quando eravamo solo noi, ci siamo aiutati. Se uno era stanco, l’altro faceva di più. Le due fughe le abbiamo gestite in modo diverso. Anche perché con Rivi bisognava stare attenti ai traguardi volanti. Lui ci ha provato, noi li abbiamo vinti entrambi».
TAGLIANI: «Eppure in mezzo a tutti questi ragionamenti, ha vinto la gente. Il Giro è uno spettacolo. Vedi le persone felici, anche solo per un passaggio di 5 secondi. Fanno festa, applaudono e questo vale più della gara stessa. Tanti hanno criticato la partenza dall’Ungheria. Chi è del settore, sa che è necessario andare. In ogni caso, come pubblicità per l’Italia è stata impagabile. Non si parlava di Ungheria, si parlava del nostro Paese. E le bandiere erano rosa…».
E adesso?
Domani l’Etna, che se dovesse piovere ancora, in cima farà anche freddo. L’ultima volta rimanemmo per ore a battere i denti, in attesa che arrivassero, ma era d’ottobre.
BAIS: «Per fortuna c’è l’arrivo in alto, sennò sai che freddo! Domani tocca agli altri compagni, vedendo se se la sentiranno di aspettare l’Etna o vogliano muoversi prima. Cercando di capire cosa vorrà fare il gruppo».
TAGLIANI: «A me piacerebbe buttarmi in uno sprint uno di questi giorni. Ma siamo professional, c’è da sgomitare anche per fare ottavo. E’ vero che i corridori delle WorldTour sono lì perché sono più forti, però…».
BAIS: «Hanno anche più responsabilità, devono portare avanti i capitani».
TAGLIANI: «E noi alla fine arriviamo sul pullman ugualmente stanchi morti. Accendiamo i telefoni e i complimenti arrivano lo stesso. Siamo consapevoli del nostro ruolo e i complimenti fanno sempre piacere».
BAIS: «Anche per i parenti. Il primo giorno siamo stati in diretta per 4 ore, solo noi. A casa erano contenti. Spero che lo siano stati anche gli sponsor».