L’anima della Vuelta, secondo Vincenzo Nibali

20.08.2025
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Tra pochi giorni, sabato 23 agosto, prenderà il via da Torino l’80^ edizione della Vuelta a España. L’ultimo grande giro della stagione è spesso difficile da decifrare. Ci sono corridori che ci puntano dall’inizio della stagione, altri che ci arrivano per cercare di raddrizzare un’annata storta. Si scontrano campioni affermati contro giovani in rampa di lancio che vanno a farsi le ossa (non a caso è alla Vuelta che Pogacar si rivelò al mondo).

Insomma, una corsa un po’ anarchica, e per questo spesso anche molto spettacolare. Per capire un po’ meglio l’anima della gara spagnola abbiamo raggiunto al telefono Vincenzo Nibali, l’ultimo italiano ad aver vinto Giro d’Italia, Tour de France e, appunto, Vuelta a España.

Nibali sulle durissime rampe della Bola del Mundo, durante la sua vittoriosa Vuelta 2010
Nibali sulle durissime rampe della Bola del Mundo, durante la sua vittoriosa Vuelta 2010
Vincenzo, cos’ha di particolare la Vuelta rispetto a Giro e Tour?

E’ una gara molto più difficile da interpretare. C’è meno controllo, è nervosa, si presta ai ribaltoni e alle fughe. Questo perché ci sono corridori che cercano riscatto dopo un’annata difficile, altri che sono in scadenza di contratto e vogliono mettersi in mostra per trovare una nuova squadra. Poi c’è la stanchezza di una stagione sulle gambe che si fa sentire, per tutti. 

Per quanto riguarda il percorso invece?

Anche in questo senso è molto particolare, per esempio rispetto alle salite. In Spagna sono di solito più brevi ma più aspre, con pendenze che in Italia e in Francia non si trovano. Come la Bola del Mundo (l’arrivo della penultima tappa, ndr), che darà certamente spettacolo. Dipenderà anche da come sarà la classifica generale a quel punto, ma potrebbe fare molto.

Nibali conosce molto bene Tiberi, i due sono stati compagni di squadra nella Trek-Segafredo
Nibali conosce molto bene Tiberi, i due sono stati compagni di squadra nella Trek-Segafredo
Ci racconti com’è questa salita? 

Sono passati tanti anni, l’ho affrontata nel 2010, l’anno in cui ho vinto la classifica. La prima parte è abbastanza più facile con la strada larga. Poi c’è un bivio a destra e iniziano gli ultimi tre-quattro chilometri tutti in cemento, con la strada molto stretta e pendenze terribili, fino al 20%. Forse non è dura come l’Angliru, ma quasi. 

Il fatto di correre in Spagna a fine agosto è una difficoltà in più?

Sì, anche perché in realtà si trova un po’ di tutto. Può essere molto caldo quando si passa per il sud, ma si possono trovare anche giornate fredde al nord e in montagna.  Mi ricordo che una volta alla partenza di una tappa a Malaga c’erano 40 gradi, ma ricordo anche il ritiro di Ivan Basso nel 2013 per ipotermia sui Pirenei. Certo oggi gli atleti hanno a disposizione materiali di altissimo livello, però una giornata difficile può succedere comunque, e quindi rimettere in discussione tutta la classifica.

Ayuso e Almeida alla Vuelta 2023. Quest’anno partiranno come co-capitani, e c’è molta curiosità su come gestiranno gli equilibri
Ayuso e Almeida alla Vuelta 2023. Quest’anno partiranno come co-capitani, e c’è molta curiosità su come gestiranno gli equilibri
Alla Vuelta vediamo spesso i corridori spagnoli particolarmente battaglieri, confermi? 

E’ normale che ci tengano particolarmente. Molti si preparano apposta per quell’appuntamento. Le squadre spagnole vogliono mettersi in mostra a tutti i costi, per loro vincere una tappa è importantissimo, un po’ come per le italiane al Giro, e in passato non hanno mai sfigurato. Tutto poi dipende, e sarà così anche quest’anno, anche dalle altre squadre, quelle dei big, a come sapranno gestire la corsa.

Allora veniamo ai big. Chi sono i favoriti secondo te? C’è qualcuno che può impensierire Vingegaard?

Lui è uscito molto bene dal Tour, è fortissimo e ha una grande squadra tutta per lui. Credo che sarà un po’ il faro della Vuelta. Poi anche la UAE porta corridori molto forti, Ayuso e Almeida, vedremo come gestiranno questa convivenza. Lo spagnolo è ancora giovane e dovrà stare tranquillo, perchè una corsa a tappe non si vince in un giorno, ci vuole tanta, tanta pazienza. Un giorno difficile può capitare, ma la strada per Madrid è lunga, in questo l’esperienza conta molto.

Un altro corridore italiano molto atteso è Ganna, che cerca riscatto dopo il ritiro nella prima tappa del Tour
Un altro corridore italiano molto atteso è Ganna, che cerca riscatto dopo il ritiro nella prima tappa del Tour
Pensi che loro due, Almeida ed Ayuso, partiranno davvero alla pari?

Sicuramente, perché nessuno vuole lasciare nulla all’altro. Poi come sempre sarà la strada a decidere e a quel punto chi ne ha meno dovrà essere bravo a mettersi a disposizione. Ma non è sempre facile, come abbiamo visto anche al Giro di quest’anno. Quindi dovrà essere anche brava l’ammiraglia a gestire eventualmente  la situazione, parlare chiaro. Quello che abbiamo visto nella tappa delle Strade Bianche tra Del Toro e Ayuso è stato un po’ borderline secondo me. Poi bisogna sempre ricordare che noi non sappiamo mai davvero cosa succede in una squadra, com’è il clima nel bus, se ci sono screzi o è solo normale competizione.

Come vedi gli italiani invece? 

Ho visto molto bene Caruso. Si è  allenato in montagna tra fine luglio e agosto, e ha fatto già vedere che lui c’è. Non so se farà classifica o punterà alle tappe, ma sicuramente potrebbe regalarci qualcosa di bello. Come anche Ganna che cercherà riscatto dopo la caduta al Tour. 

Le speranze italiane sono riposte soprattutto in Giulio Ciccone che ha dimostrato di essere in gran forma, vincendo la Classica di San
Le speranze italiane sono riposte soprattutto in Giulio Ciccone che ha dimostrato di essere in gran forma, vincendo la Classica di San
E Ciccone e Tiberi?

Ciccone è in gran forma, l’ha dimostrato con la bellissima vittoria a San Sebastian, in cui ha battuto una UAE fortissima. Se devo dire la mia la Vuelta si adatta molto a lui che è un corridore esplosivo, quindi perfetto per il tipo di salite di cui abbiamo parlato prima. Tiberi invece è un punto di domanda.

Perché?

Non vorrei fosse entrato in un loop negativo. Sta facendo una stagione un po’ altalenante dopo l’ottimo Giro nel 2024. Il carattere ce l’ha, so che si è allenato bene con Damiano (Caruso, ndr), ora dovrà dimostrare lui in prima persona a che punto è. La mia sensazione è che debba ancora fare degli step per la piena maturazione, che gli manchi ancora qualcosina. Lo dico sperando di vederlo bene a questa Vuelta, perché siamo anche amici, ma anche sapendo che quando si hanno tante pressioni non è mai facile.

Vingegaard sul podio della Vuelta nel 2023. Quest’anno però la squadra sarà tutta per lui
Vingegaard sul podio della Vuelta nel 2023. Quest’anno però la squadra sarà tutta per lui
Vincenzo, ultima domanda. Ci hai parlato dell’anima un po’ anarchica della Vuelta. La corazzata Visma-Lease a Bike riuscirà a renderla più prevedibile?

Potrebbe, appunto perché hanno uno squadrone, ma non è detto. Una fuga che scappa con uomini pericolosi può capitare sempre, è nella storia di questa corsa. Detto questo Vingegaard rimane il favorito, il team è tutto per lui e ha la grande opportunità di fare un passo fondamentale verso la tripla corona. Così poi potrà pensare a fare un passaggio al Giro D’Italia, dove lo aspettiamo a braccia aperte.