Girando per gli stand di Italian Bike Festival si capisce che c’è veramente tanta roba. I grandi marchi con le bici dei corridori fanno sognare. Le gravel, fenomeno vero destinato a crescere, hanno visto Cipollini consegnare a Mattia Viel la bici per i mondiali. Le mountain bike, quelle muscolari e quelle assistite. E poi in uno stand davanti al nostro, il marchio Yamaha richiamava l’attenzione già da ieri.
Sarà che quel nome per chi scrive è la moto di tanti viaggi, la curiosità di scoprire quale ruolo possa svolgere nel ciclismo un’azienda così grande ci ha spinto ad avvicinare Simone Curti, e-Bike Coordinator per la casa giapponese. Ben sapendo che si parlerà di motori e bici probabilmente lontane dalla nostra sensibilità, ma presenti in modo sempre più importante sul mercato.
Cosa ci fa Yamaha in una fiera di ciclisti?
Siamo stati fra i primi produttori di motori elettrici per la bici, che forniamo ai nostri partner con Giant e Haibike. Finalmente a breve usciremo con bici a marchio Yamaha, con motore Yamaha e saremo l’unico brand a fare tutto in casa. In questo modo, qualunque problema sarà risolvibile in un’officina Yamaha, come per la moto.
Perché secondo te ha deciso per questo passo?
E’ un discorso di lifestyle e sviluppo ecosostenibile. Girando l’Europa, ci si rende conto che i Paesi del Nord insegnano sul fronte della mobilità urbana.
Ci sono contenuti o esperienze del mondo moto che passeranno sulla bici?
Tutti gli standard di sicurezza e di qualità sulla bici. Il marchio Yamaha è riconosciuto per a grande affidabilità e le tre bici che lanceremo saranno prodotti inizialmente di media gamma, molto curati e super affidabili.
In che modo il mondo moto ha accolto l’arrivo delle bici?
Temevo ci fosse un blocco, vista la mia origine nel ciclismo. Invece mi sono ricreduto girando per le concessionarie di moto. E’ chiaro che parlando di elettrico, sei amico: diverso se si parlasse di bici muscolari. In Italia ci sono circa 70 dealer Yamaha ufficiali che aderiranno all’iniziativa (a fronte di circa 160 totali, ndr) e in ognuno c’è almeno una persona che vada in bici o sia appassionata di ciclismo.
Perché lo stand a IBF?
Per lanciare un messaggio: Yamaha sta andando in questa direzione. Per ora con il marchio Switch On e un prototipo. Poi quando avremo lanciato i nostri modelli, finirà tutto sotto l’ombrello di Yamaha. Dovremo strutturarci, istruire i nostri dealer che saranno seguiti e formati. La vera sfida sarà far entrare il cliente moto nel mondo bici.
Ci sono margini?
Io sono stradista, amo far fatica, quindi faccio fatica a considerare l’uso della bici elettrica, apprezzandola e trovandola molto divertente e comoda. Per contro dei miei amici motociclisti dicono che non prendono più la moto per andare in città, ma vanno in bici. Altri l’hanno noleggiata in Trentino durante le ferie, sono tornati e l’hanno comprata.
Brand importanti dell’auto hanno messo qualche bici nei loro saloni.
Per noi non sarà un elemento di colore, ma sposiamo il prodotto. Il nostro claim è Revs Your Heart ed è la conferma che anche con le bici vogliamo far battere il cuore, dare emozioni. E poi ora la bici tira. Il periodo del Covid l’ha fatta scoprire e gli incentivi ci hanno messo sopra tanta gente.
Parliamo solo di bici o di un mondo Yamaha legato alle bici?
Ci saranno accessori e abbigliamento. E ci sarà una vendita 2.0. Online sulla sua piattaforma, ma anche e solo dai dealer ufficiali. Puoi ordinarla e ritirarla in negozio o averla a casa.
Come va questa fiera?
Finalmente dopo anni di spazi stretti a Rimini, il format giusto. Al livello della Sea Otter Classic o della Roc d’Azur, anzi meglio. Perché in Francia si parla solo di mountain bike.