Portare il Tour de France in Italia non è come far passare una cicloturistica. Quando i soggetti coinvolti nell’operazione hanno ricevuto i capitolati dalla Francia, hanno capito che c’è tanto da fare e ad un livello altissimo. Ciascun ambito ha le sue linee guida, dai palchi alle transenne, passando per la segnaletica e l’impiego delle Forze dell’Ordine. E’ così anche nella comunicazione, affidata a Sun Times di Francesco Pelosi e Nicholas Figoli, che hanno gestito per sei anni la Nippo-Vini Fantini, prima di dedicarsi esclusivamente alla loro agenzia, senza però abbandonare l’interesse per il ciclismo. Hanno disegnato loro le pagine di bici.PRO e hanno da poco iniziato a lavorare alla comunicazione del Tour in Italia.
«Siamo gli interlocutori di ASO – spiega Pelosi, 40 anni compiuti da poco – per conto della Città Metropolitana di Firenze, Regione Emilia Romagna, APT Emilia Romagna, Regione Piemonte e Città di Torino. La cosa incredibile dell’organizzazione di ASO è che ha reso il Tour de France un vero e proprio prodotto perfettamente replicabile. Ci sono capitolati e regole da seguire. C’è un insieme di momenti e di passaggi che vanno rispettati. Per cui, se hai visto come ha funzionato la Grande Depart negli anni scorsi, sai già più o meno cosa succederà a Firenze.
«Il primo evento è stato la presentazione di Parigi – prosegue Pelosi – che è anche il più grande. Poi ci sarà un evento importante a 100 giorni dal via e a seguire un altro, la Festa del Tour, che si svolgerà nelle varie sedi interessate dal passaggio della corsa e coinvolgerà varie associazioni in modo da portare l’evento nei tessuti territoriali. L‘obiettivo è che il Tour penetri nei territori e venga da essi sfruttati per promuoversi».
Il contributo di Cassani
Prima di andare avanti, si impone un passaggio con Davide Cassani, che del Tour in Italia è stato l’ideatore e l’artefice e tutto sommato non sarebbe stato male rimarcarlo sul palco di Parigi, da cui si sono ringraziati i sindaci e non il romagnolo che del ciclismo è così innamorato da organizzarlo anche restando dietro le quinte.
«Stiamo lavorando – conferma Davide – per far capire il ritorno dei grandi eventi sul territorio. Come APT Emilia Romagna siamo molto contenti, perché anche grazie a eventi come la Moto GP, l’Ironman e l’Italian Bike Festival, a settembre abbiamo avuto un incremento del 15 per cento rispetto agli anni precedenti. Il cicloturismo fa parte da anni del nostro calendario, ma il ciclismo ha avuto anche iniziative particolari, come la partenza da Bologna del Giro d’Italia 2019. E proprio dopo quell’esperienza, ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: perché adesso non proviamo a prendere il Tour? Era un sogno, era una volta nella vita. Il Tour non è mai partito dall’Italia e, dal momento che è uno degli eventi sportivi più importanti al mondo, averlo portato anche in Emilia Romagna ci permette di andare avanti con i nostri progetti.
«Il Tour è promozione turistica – prosegue Cassani – e nello stesso tempo ci permette di parlare anche di sport, di sanità, sostenibilità e mobilità. E’ una chiave che funziona e proprio per questo con Bonaccini e il sindaco di Firenze Nardella abbiamo provato a fare una cosa che non era riuscita mai a nessuno. Fatta la presentazione, adesso stiamo lavorando agli eventi che precederanno la partenza e anche, ad esempio, a una segnaletica per le salite che verranno affrontate. L’inserimento del Barbotto non è casuale, nel senso che è la salita simbolo di una delle gran fondo più importanti d’Italia e per questo ci passò anche il Giro d’Italia. Con il Tour diventerà una salita iconica. Come è stato con il mondiale di Imola.
L’esempio di Imola
«Tanta gente – sottolinea Cassani – ha scoperto l’entroterra imolese con la bici e grazie al campionato del mondo. Questo genera un turismo diverso. Alla Romagna delle discoteche di è aggiunta una Romagna con spiagge che sono palestre a cielo aperto, mentre col ciclismo si dà la possibilità di scoprire i territori. Aiutando, come in questo caso, a ridare vita a zone duramente colpite dall’alluvione. Venti giorni fa sono andato a fare il Prugno che è stato riaperto. Hanno sistemato il Carnaio dove passeremo con il Tour de France, così come altre salite. Ci sono strade ancora interrotte, ma grazie al turismo e a questi eventi abbiamo la possibilità di riportare un po’ di fiducia a chi l’aveva persa».
Due eventi nell’avvicinamento, dunque, e poi si arriverà ai giorni della corsa…
Ci sarà la conferenza stampa cinque giorni prima – riprende Pelosi – mentre l’indomani avremo la grande festa di presentazione delle squadre. Poi c’è tutta una parte di promozione digitale con i canali ufficiali. C’è già il sito internet, come pure i canali social e tutte le cose che Aso vuole vengano fatte con un certo standard a livello internazionale.
In che modo il Tour sarà utile per promuovere le tre regioni?
Sono molto bravi e ci tengono il Paese ospitante sfrutti il Tour per spingere bene le proprie caratteristiche. Tramite la corsa facciamo promozione del territorio, delle nostre eccellenze e dei nostri percorsi. Al netto degli obblighi, c’è anche un discreto margine di manovra. Ad esempio, ci hanno dato le caratteristiche del video per la Grande Presentazione e dettato il protocollo, che era molto rigido. Si poteva proiettare il video e avrebbe parlato una sola persona, in questo caso Bonaccini (in apertura nella foto ASO/Maxime Delobel). Il video doveva avere certe caratteristiche, ma ci hanno detto che non gli interessava che si vedessero i percorsi delle tappe. Semmai si sono invece raccomandati che si vedessero gli aspetti turistici delle zone attraversate. Così abbiamo presentato due concept, lo abbiamo presentato al Comitato organizzatore e siamo andati a Parigi con quello che hanno scelto. Il messaggio si basava sul concetto dell’Italia come Paese in cui nascono grandissime cose, dall’innovazione all’invenzione, fino ai campioni.
In che modo si sta lavorando per coordinare tutti questi aspetti?
Come si diceva, c’è un Comitato organizzatore in cui sono coinvolti i territori e gli Enti. Noi ci interfacciamo con loro, quindi le scelte sono sempre condivise. E poi siamo in contatto quotidianamente con ASO, perché l’ultima parola su tutto ce l’hanno comunque loro. Devono dare l’approvazione su tutto quello che è il contenuto di comunicazione. Da parte loro, stanno scegliendo come spingere il proprio prodotto in Italia e noi li stiamo aiutando nello scouting delle realtà più importanti a livello imprenditoriale, su cui potenzialmente investire. Poi la scelta chiaramente la fanno loro, però noi gli diamo i nostri feedback su tutto.
C’è il prima, ci sarà il durante, ci sarà anche un dopo?
L’obiettivo, una volta assolti gli obblighi, è espandere la comunicazione del Tour a favore del cicloturismo nelle regioni toccate, non solo l’Emilia, ma ovviamente anche Firenze e il Piemonte, per fare in modo che si attivi un vero e proprio volano moltiplicatore dell’attenzione. Il Tour in realtà non è seguito soltanto da cicloturisti, quindi l’obiettivo è usarlo come veicolo di turismo in generale, con un occhio specifico per il cicloturismo. Faremo una campagna di comunicazione internazionale che partirà da gennaio su diversi media, seguendo la pianificazione estera delle regioni. E lavoreremo anche per avere una coda lunga sino a fine 2024.
Avete dovuto assumere risorse oppure eravate già strutturati per questo tipo di lavoro?
In realtà no, perché al nostro interno abbiamo un “hub sport” con persone dedicate, che vengono dal mondo dell’agenzia, ma hanno un’attitudine sportiva e sono legate al mondo dello sport. Ovviamente, preso questo incarico, il team sport si è allargato, però sono persone che già c’erano e hanno tutte le competenze necessarie. C’è tanto da fare, ma quando ci siamo ritrovati alla presentazione di Parigi, abbiamo davvero avuto la sensazione di essere entrati in qualcosa di molto grande.