All’Italian Bike Festival di Rimini abbiamo incontrato tante aziende, ciascuna con la sua storia di passione e lavoro, tanto lavoro. Una delle realtà che vogliamo raccontarvi è quella di Saby Sport, azienda fondata nel 1994 da Gianluca Peripoli e dalla moglie Sabina. Nel loro stand a Rimini abbiamo parlato con Gianluca che ci ha raccontato quello che è stata Saby Sport e quello che vuole diventare.
L’azienda vicentina collabora a stretto contatto con il Team Work Service in cui corre Davide Rebellin e, grazie al continuo confronto, migliora man mano i propri prodotti, offrendo agli utenti finali dei capi di abbigliamento davvero completi.
Siete ancora la realtà made in Italy, anzi in Veneto?
Assolutamente, non abbiamo mai lasciato casa nostra e non vogliamo farlo. Siamo in crescita grazie ai numerosi appassionati che si stanno avvicinando a questo fantastico mondo, ovvero quello dei pedali. Tuttavia nonostante l’espansione ci teniamo molto alle nostre radici, dal 2015 siamo a Sovizzo, provincia di Vicenza ma la nostra produzione resta a “chilometro zero”.
Ricordaci da dove arriva il nome della vostra azienda.
L’azienda, nata a metà degli anni Novanta, è stata chiamata Saby Sport in onore di mia moglie Sabina che è la mente dietro tutto questo. Lei ha avuto questa intuizione di volersi lanciare nel mondo dell’abbigliamento sportivo.
Come mai questa idea?
Sabina lavorava nel campo dell’alta moda, mentre la mia famiglia era da generazioni nel mondo dei ciclomotori. Grazie alle competenze di mia moglie siamo specializzati nel disegno e nella produzione di abbigliamento su richiesta. Curiamo tutti i passaggi: disegno, scelta dei tessuti e per l’appunto, produzione. Ora anche i nostri due figli si sono “immersi” nella realtà Saby Sport.
Un’azienda familiare insomma…
Sì, mia figlia Sofia si occupa della parte tecnica come la scelta dei tessuti e cura anche il rapporto con la modellista per quanto riguarda la cura dell’abbigliamento. L’altro mio figlio, Filippo, è uno dei nostri due agenti commerciali che lavorano in Italia, ne abbiamo anche un terzo che si occupa del mercato estero. L’altro agente commerciale è Giampaolo Biolo, ex corridore tra i dilettanti che ci aiuta anche nello sviluppo tecnico dei nostri prodotti.
Il mercato principale invece?
Dovete sapere che noi abbiamo l’80 per cento del nostro mercato all’estero, con la Germania davanti a tutti. Siamo molto richiesti per la personalizzazione dei prodotti, ci contattano molti team per la nostra bravura nel scegliere i tessuti e per la bravura dei nostri grafici.
Ci hai detto che ci sono nuovi appassionati, a loro cosa offrite?
Siamo partiti con lo sviluppo ed il progetto dell’abbigliamento urban già nel 2019 quando portammo i primi capi alla fiera di Francoforte. Poi abbiamo tutto lo sviluppo e la progettazione dell’abbigliamento gravel, diciamo che siamo divisi tra abbigliamento per professionisti e quello per amatori o semplici ciclisti della domenica.
Nel vostro futuro cosa vedi?
Nel momento in cui pensi di essere arrivato sei già superato, questo non bisogna mai dimenticarlo. Per rinnovarci abbiamo ridisegnato il logo di Saby Sport, sono piccole cose ma che fanno vedere che lavori per rimanere sempre aggiornato con i tempi. Dal punto di vista della produzione continua la collaborazione con i team per sviluppare al meglio i tessuti tecnici, siamo alla ricerca continua di nuovo materiale. Cureremo poi anche il mercato urban, e-bike e gravel perché è in espansione e deve essere seguito giorno dopo giorno. Per il momento in azienda siamo in 23 ma la nostra famiglia si allargherà ancora.