A distanza di qualche mese dal passaggio della carovana del Tour de France sulle strade dell’Emilia Romagna, tre giorni di grande ciclismo che hanno smosso enormi interessi, la Regione ha tirato le somme di quanto avvenuto, sulla base di uno studio commissionato alla società specializzata SG Plus e all’Università degli Studi di Parma, che hanno analizzato ogni singolo aspetto di quanto avvenuto giungendo alla conclusione che economicamente è stato un vero successo considerando che per ogni euro speso ne sono stati guadagnati ben 24.


Oltre ogni aspettativa
Spulciando il compendio di numeri proposto si scopre che il Tour ha coinvolto 5 province (Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna, Bologna e Piacenza) e ben 29 Comuni. Altissima l’audience televisiva, con 150 milioni di spettatori per ben 185 ore di trasmissione, e altissima anche l’interazione sui social, oltre 14 milioni.
Sulla base di questi responsi, Davide Cassani, ex cittì oggi presidente dell’Apt Emilia Romagna ha espresso un certo stupore. Soprattutto considerando il totale dell’indotto economico scaturito dai tre giorni di gara: «Possiamo parlare di oltre 124 milioni di euro, un risultato che va oltre ogni più rosea aspettativa. Si sapeva che l’evento era una scossa per l’economia regionale. Mi fa piacere che quanto avvenuto confermi in maniera ancora più forte come la direzione che avevamo preso contattando l’Aso fosse quella giusta».


Sulla scia di grandi eventi sportivi
A Cassani fa eco Giammaria Manghi, sottosegretario alla Presidenza della Regione, che allarga il discorso: «In Emilia stiamo seguendo la strada dei grandi eventi sportivi da tempo: Formula 1, Coppa Davis, GP di motociclismo sono solamente alcuni esempi e il ciclismo è un cardine in questo campo. Noi continueremo su questa strada sulla base proprio di quanto visto con il Tour. Infatti la nostra agenda sportiva per il 2025 è già più ampia di quella di quest’anno.
«Quando abbiamo preso contatto con l’organizzazione del Tour – ricorda Manghi – avevamo fatto un’analisi spettrale per capire quanto potevamo aspettarci e il responso finale va oltre i preventivi. Ma io guardo anche altri fattori, non solo quello economico. Ad esempio quello riguardante le presenze: fra partenze e arrivi sono state calcolate ben 1.403.589 persone, compreso il percorso e a questi numeri io credo fermamente, perché mi rimarrà sempre negli occhi l’immagine dei 16 chilometri ininterrotti di folla all’uscita da Cesenatico per la seconda tappa. Qualcosa di clamoroso».


Un target avanti con l’età
A proposito delle presenze però Cassani mette in luce un dato relativo all’età: a fronte del 13,8 per cento di Under 30 c’è ben il 33,1 per cento di Over 60: «Il popolo del ciclismo è avanti con l’età, è anziano e non dobbiamo negarlo. Lo capiamo anche da coloro che guardano le corse in Tv o vengono ad assistere alle gare, dalle fasce d’età delle Granfondo o da quelle cicloturistiche. Il ciclismo è un prodotto che va svecchiato, promosso, diffuso presso le giovani generazioni senza aspettare il classico Sinner che faccia da traino. Noi dobbiamo investirci sopra ora, saper vendere il tanto di buono che propone».
Non è un caso però se tanto successo si sia riscosso proprio in Emilia: «La nostra regione ha due elementi fondamentali per il ciclismo – afferma Manghi – innanzitutto una forte identità storica che affonda le radici nel tempo, con campioni prodotti con continuità e un movimento di praticanti che è sempre stato diffuso. Poi anche la produzione di eventi con costanza: il Giro passa sempre per le nostre parti e il Giro dell’Emilia avete visto tutti che successo è stato e quale risonanza abbia avuto, una vera rivincita del mondiale appena svolto.


Investimenti a pioggia sul ciclismo
«A proposito di mondiale, l’edizione del 2020 a Imola è stata un successo enorme. Al punto che decidemmo di tabellare tutto il tracciato e questo ha fatto sì che ogni domenica sia affrontato da tantissimi appassionati, che si mettono alla prova su quei tracciati. Lo stesso dicasi per le salite che hanno reso famosa la Novecolli e sono state affrontate anche dalla tappa del Tour. Noi vogliamo continuare a investire capitalizzando anche il patrimonio delle Granfondo, tutelando quelle storiche come Novecolli o Squali e proponendone sempre di nuove perché attirano tanti a conoscere la nostra realtà».
Tour ma non solo. Ora il Piemonte vuole rilanciare e l’anno prossimo ospiterà la partenza de La Vuelta. Sarà la stessa cosa? «Il Tour è uno dei 3-4 eventi più grandi al mondo – risponde Cassani – ma considerando il clamore che anche la Vuelta sa suscitare, credo che l’impatto sarà molto grande anche in quel caso. Questo è un segnale positivo, dimostra che c’è chi crede nel ciclismo e vuole investirci sopra, rientra in quel discorso di promozione dell’attività di cui parlavamo prima. Tante regioni devono fare la stessa cosa. Noi in Emilia continueremo sulla stessa strada, questo è sicuro…».