Il marchio KTM viene fondato nel 1934 da Hans Trunkenpols ed inizialmente era un’officina per cicli e motocicli. Nel corso degli anni la fabbrica si amplia, fino a produrre il primo motociclo; era il 1951 (il modello R100). La terza divisione della fabbrica, aggiunta in seguito, produce radiatori e si affianca a quelle dei motocicli e delle biciclette, inglobate nel medesimo sito produttivo.
Da allora molto è cambiato, perché nel 1991 l’azienda viene smembrata in tre società ben distinte, tutte accomunate dal marchio KTM. Le due realtà più famose sono quelle di moto e bici, che pur avendo molto in comune, sono due aziende separate tra loro. Il nostro viaggio ci porta a visitare la sede di KTM Bikes, la KTM Fahrrad GmbH.
KTM Bikes, immagine e sostanza oltre la bici
Siamo a Mattighofen nel cuore dell’Austria, circa 50 chilometri a nord di Salisburgo, dove l’HQ dell’azienda ha mantenuto la sede e l’identità (qui c’è anche la compagine motoristica). La cittadina è sostenuta da un marchio, un colosso mondiale che alimenta altre categorie merceologiche extrasettore. Solo entrando in una realtà come questa, ci si rende conto di cosa può significare la frase “bikes Made in Austria” e dell’operatività di un sito come questo e, in un certo senso cosa significa una fabbrica di biciclette.
Abbiamo imparato a conoscere KTM Bikes grazie alle sponsorizzazioni dei team pro’, per via dei suoi colori iconici e anche grazie alle e-bike. Il marchio black-orange è stato uno dei primi a credere e spingere con forza la categoria delle bici elettriche. Questo segmento è un traino non solo per la bici, ma per l’industria intera e altre aziende hanno emulato l’approccio di KTM. Il legame con la bici elettrica è stato una sorta di detonatore che ha permesso di attivare una serie di meccanismi evolutivi: ad esempio l’ingresso di ingenti capitali extrasettore. Pensiamo al colosso Bosch, che fornisce le unità elettriche per le biciclette. Possiamo solo immaginare gli enormi investimenti che si celano.
Mix tra modernità e storia
Il complesso di Mattinghofen fa della modernità un biglietto da visita. Non si tratta “solo” di una struttura avveniristica, ma di una facility sempre attiva, che non dorme mai e che brulica di personale: ci lavorano 480 persone circa (400 operai, 80 impiegati)! Il sito è in costante espansione ed è a tutti gli effetti un polo tecnologico. I progetti delle bici sono ingegnerizzati e nascono al suo interno, prendono forma e si sviluppano proprio qui. C’è l’immenso capannone dedicato all’assemblaggio, che può raggiungere il numero di 1.400 biciclette montate in un giorno e copre una superficie di circa 5.000 metri quadri. Tante postazioni di montaggio, ognuna con il suo operatore che viene rifornito di continuo di telai e componenti. Il supporto tecnologico/informatico dei macchinari si integra alla perfezione con la manualità degli operai: organizzazione, programmazione, ma anche ordine e metodo.
Più defilata c’è una zona dedicata all’assemblaggio delle ruote. Un marchio di bici che monta le ruote in casa? E’ proprio così e lo fa con un’enorme capacità produttiva, fino a 3.000 al giorno e ognuna di queste con una costruzione specifica (in base alla categoria di bicicletta). Le strutture più datate vengono sostituite da capannoni ampi e moderni, meccanizzati e automatizzati. Ad esempio il magazzino dei ricambi e degli accessori, che copre uno spazio di 4.500 metri quadri (ai quali ci sono da aggiungere gli uffici).
Il reparto di assemblaggio, ordinato e con ritmi frenetici Nel reparto di assemblaggio, un sistema dedicato alla costruzione delle ruote
Incredibile reparto verniciatura
C’è un reparto verniciatura, che è tra i più grandi d’Europa (per quanto concerne il settore della bicicletta). Poi c’è ne uno dedicato al controllo qualità, dove fa bella mostra la macchina 3D che dà forma alle prime bozze dei disegni. Quali saranno i volumi delle tubazioni delle prossime bici? Qui lo possiamo vedere in anteprima. La logistica ha un nuovo magazzino che arriva a contenere 28.000 biciclette: “visto da dentro” è impressionante. E’ diviso in due settori, uno dove i cartoni delle biciclette vengono spediti, uno dove i 28.000 bike-box sono scaffalati! Ci sarebbe piaciuto vedere il reparto R&D e documentare le bici del futuro, ma lì è tutto top secret (ci stà).
Una piccola parte del tunnel verniciatura. Nell’intero sito non si percepisce il minimo odore di vernice I loghi e le decalcomanie sono tutte applicate a mano Una volta controllati e validati, i telai passano al reparto montaggio Quanto ci sarebbe piaciuto entrare nel reparto R&D e sbirciare i progetti del futuro
Una piccola parte del tunnel verniciatura. Nell’intero sito non si percepisce il minimo odore di vernice I loghi e le decalcomanie sono tutte applicate a mano Una volta controllati e validati, i telai passano al reparto montaggio Quanto ci sarebbe piaciuto entrare nel reparto R&D e sbirciare i progetti del futuro
Le nostre considerazioni
Ci piace chiudere questo articolo con una frase: «la sostanza che va oltre l’immagine». Solo entrando in una realtà come quella di KTM Bikes, oltre 30.000 metri quadri di superficie, ci si rende conto di cosa significa la frase “bikes Made in Austria” dell’operatività che necessita un’azienda di questo calibro e di come la tecnologia viene integrata a supporto della manualità. Non esiste solo l’Asia, non c’è solo il far east. Viviamo in un mondo globalizzato, dove nell’industria tutto si interseca e tutto è collegato. 28.000 biciclette stoccate dentro un’enorme capannone (che viene svuotato in meno di una settimana e riempito nuovamente in men che non si dica), non è un numero a caso e solo in parte, rende l’idea di quanto il segmento della bicicletta è forte ed in crescita.