Visconti, il ciclismo, il tricolore: una storia d’amore

Giada Gambino
12.12.2021
6 min
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Sono pochi, ormai, i corridori che salgono in sella alla propria bici ogni giorno quasi con la stessa emozione del primo. Sono pochi i corridori che non smettono di lottare dopo tante avversità, tante sconfitte, tante rinunce. Sono pochissimi i corridori che, dopo più di trent’anni nel praticare questo sport, hanno ancora la forza, la voglia e la passione che li muovono a riscattarsi. Difatti di Giovanni Visconti, al mondo, ce n’è uno solo… 

«Mi voglio mettere in gioco ed è quello che sto facendo!», afferma con decisione. «Sto sudando davvero tanto per ritornare alla pari degli altri. Dopo la scorsa stagione che non è andata come speravo sono partito da sotto terra, ma sto lavorando sodo ottenendo dei risultati discreti e voglio essere fiducioso. Sarà davvero difficile! Una vittoria? Ho quasi 39 anni, non mi sento di dire che sono convinto di poter vincere, sono sempre stato abituato a rimanere con i piedi per terra… Prima di tutto voglio far bene, poi per pensare ad una vittoria c’è tempo e non è fondamentale».

Ha vinto il primo tricolore nel 2007, ecco Visconti con Tonti e Boonen sul percorso di Varese 2008
Primo tricolore nel 2007, qui con Tonti e Boonen sul percorso di Varese 2008

Un altro palermitano

Impossibile non riporre fiducia in un compagno come Giovanni: pronto a dare sostegno, il buon esempio e sempre con la voglia di far crescere i giovani al meglio. Un perfetto uomo squadra, che cerca di creare il giusto clima in tutti i modi possibili. 

«Lo scorso anno non mi sento di essere stato davvero utile per la mia squadra – dice – né tantomeno per Fiorelli. Non sono mai riuscito a dargli una mano e mi dispiace, soprattutto per lui. Voglio dare un vero contributo alla mia squadra, non come “figura” perché nel team mi vogliono bene e mi hanno voluto tenere. Voglio essere utile per i risultati sia miei che, soprattutto, dei miei compagni. Posso e voglio fare molto per Fiorelli in primis. Sono contento che dopo di me ci sia un altro palermitano nel ciclismo ad alti livelli».

La maglia tricolore

Questa sarà, forse, l’ultima stagione di un’immensa carriera che ha visto la crescita e la maturazione di un corridore che partendo dalla Sicilia ha pian piano scalato l’Italia indossando diverse maglie, ma quella più importante rimarrà sempre…

«La maglia tricolore! La prima – ricorda – è stata quella che ha dato il La alla mia carriera: l’arrivo a Genova, l’urlo della gente, mio padre, mia moglie che all’epoca non lo era ancora. Ne ho vinte anche di più belle, ma questa per tutto il clima che c’era, per il fatto che sentivo come se fosse predestinata ad essere mia, è quella che probabilmente ricorderò per sempre».

Per i suoi tifosi

La passione e l’amore che si nutre per il proprio lavoro si vede proprio quando, arrivati verso la fine, non si vuole mollare subito tutto. E consapevoli di ciò che potrebbe succedere, si cerca di guardare tutto con una chiave positiva. 

«Al 99 per cento sarà l’ultimo anno – spiega – ma magari può succedere che andrà bene, che la squadra mi vorrà, che mi divertirò così tanto da pensare di continuare. La vedo difficile però! In questo momento sono più stanco di testa che di gambe, il ciclismo è cambiato. Ci penserò quando capirò che sta finendo tutto. Al momento mi sto allenando, sto facendo un inverno come gli altri. Voglio correre, essere vivo nella corsa e non correre per fare numero. Non ambisco per forza ad una vittoria, ma voglio competere per essa. Voglio far felice i miei tifosi, che sono tanti. Se ciò non succederà, forse non finirei nemmeno l’anno, ma non voglio nemmeno pensare a questa possibilità». 

L’umanità smarrita

Il ciclismo è cambiato. E’ più tecnico, pieno di numeri e poca passione. Si è persa la gioia, la felicità e il vero amore per questo sport. La maggior parte dei direttori sportivi pensa al corridore come un robot e non un essere umano. 

«Cosa non mi piace di questo ciclismo? Il ciclismo (fa una risata un po’ amara, ndr )! Si può dire che ho visto l’evoluzione di tre generazioni di questo sport e questa è nettamente diversa dalla prima, in cui era più grezzo, più “ignorante”, con meno numeri. I ragazzi adesso crescono con questa idea, non sanno cosa si perdono, non sanno cosa significhi divertirsi facendo questo lavoro. E probabilmente non gli interessa nemmeno andare oltre i dieci anni di carriera, non gli interessa vivere di ciclismo finché il corpo regge. Naturalmente il ciclismo di oggi è nettamente migliore sotto tanti altri punti di vista, ma l’umanità si è proprio persa».

La mental coach

Il ciclismo è uno sport di testa. Bisogna crederci, bisogna essere tranquilli, non bisogna lasciarsi sopraffare da tutto ciò che, di negativo, ci circonda. 

«Quest’anno mi sono preso una mental coach – dice confermando le parole di Paolo Alberati – e un preparatore che avevo abbandonato da un paio di anni. In questo ciclismo da solo non puoi andare da nessuna parte, hai bisogno di una figura per ogni aspetto. Negli anni passati si viveva con più serenità. La figura di una mental coach adesso è fondamentale».

Al Giro d’Italia del 2008, Visconti ha indossato per otto giorni la maglia rosa
Al Giro d’Italia del 2008, Visconti ha indossato per otto giorni la maglia rosa

In bici con Katy

Per ripartire, a volte, oltre a diversi accorgimenti serve qualcosa di più, qualcosa che tutti cercano nella vita e che, per tutti è fondamentale: l’amore. Ed è proprio grazie a sua moglie che Giovanni ha ripreso gli allenamenti per ritrovarsi e riprendere la forma… 

«Faceva la ciclista prima – sorride – quando ho ripreso gli allenamenti qualche mese fa ho condiviso con lei diverse uscite in bici. E’ stato molto bello, con l’unico problema che è davvero forte e competitiva al massimo (sorride, ndr)».

Visconti, dopo il suo ritiro in Sicilia, partirà a fine gennaio per l’Argentina per riprendere il ritmo e tornare pronto per competere in Italia in gare come il Laigueglia. La corsa dedicata ad Alfredo Martini è quella a cui il siciliano punta e a cui tiene particolarmente da un punto di vista affettivo. L’ultima (forse) stagione del portacolori della Bardiani-CSF-Faizanè sta per iniziare…