Un terzo posto in una prova di ciclocross di Coppa del mondo può essere un buon motivo per conoscere meglio chi l’ha conquistato? Certo, specialmente se parliamo di una junior al primo anno. Federica Venturelli – che compirà 17 anni il prossimo 12 gennaio – ha centrato il bronzo a Tabor, in Repubblica Ceca, destando un misto tra interesse e stupore. Interesse perché è una ragazza che da esordiente e allieva ha vinto tantissimo tra cui tricolori su strada, a crono, in pista e nel ciclocross. Stupore perché corre nella nuova categoria da un paio di mesi e forse nessuno si aspettava già così presto un podio in una gara internazionale.
Da quest’anno è passata alla Selle Italia-Guerciotti per il ciclocross mentre nel 2022 correrà su strada per il Team Gauss Fiorin. Approfondiamo meglio quindi il profilo di questa giovane atleta di San Bassano che frequenta la quarta classe (ha fatto la primina) al Liceo Scientifico Tradizionale “Aselli” di Cremona (che le ha dedicato una news sul sito della scuola per la convocazione agli europei in Olanda).
Federica il podio in Coppa del mondo è un bel biglietto da visita. Te lo aspettavi?
Sinceramente no. Arrivavo da un infortunio. Mi ero sublussata la spalla sinistra e avevo fatto due settimane di stop. Ero rientrata a Corridonia, alla terza tappa del Giro d’Italia del ciclocross (il 24 ottobre, ndr). Ho ritrovato un po’ di condizione, ma non credevo di essere già così competitiva, soprattutto in una corsa internazionale. A Tabor sono partita dietro perché non avevo tanti punti e non pensavo di recuperare. Ma più andavo avanti, più rimontavo fino ad arrivare davanti.
Cosa ti ha dato questo terzo posto?
Un po’ più di consapevolezza e più esperienza. Con queste gare ci si rende conto di quanto il livello sia alto. E quindi anche di quanto devi migliorare.
Come mai corri nel ciclocross?
Non c’è un motivo vero. In realtà sono stata stimolata a provare questa disciplina quando avevo circa 12 anni, da G6. Vedevo le sfide tra Van Aert e Van der Poel e mi entusiasmavano. Ho voluto iniziare anch’io e mi è piaciuto.
Ed invece quando hai iniziato a correre?
Da G1 e G2 ho corso nella C.C. Cremonese 1891, poi da G3 a G6 nella Madignanese. Esordienti e allieve li ho fatti nella Cicli Fiorin, con cui correvo anche nel ciclocross. Faccio la doppia attività dall’ultimo anno da giovanissima e più seriamente da quello successivo.
Da questa stagione di ciclocross cosa ti aspetti?
Nelle gare open corro con ragazze più grandi e mi servono per fare esperienza ed imparare a gestirmi. Ho raggiunto un primo obiettivo, che è stato ricevere la convocazione per gli europei. Vorrei fare altrettanto per i mondiali di fine gennaio negli Stati Uniti. Poi chiaramente vorrei fare bene al campionato italiano di qualche settimana prima (7-9 gennaio, ndr).
E su strada invece?
Direi più o meno le stesse cose, fare bene agli italiani e partecipare a qualche gara internazionale, anche se in questo caso non ho obiettivi precisi. Vedrò strada facendo e lo deciderò col mio allenatore Daniele Fiorin, lo stesso che ho avuto da esordiente e allieva.
Quali sono le tue caratteristiche?
Eh, bella domanda! Passista sicuramente. Vado bene a crono e anche in salita mentre in volata sono un po’ incapace, lo ammetto. Ma non perché non sia veloce, quanto per la paura di stare in gruppo nelle fasi concitate dello sprint a ranghi compatti. Forse sono un po’ troppo prudente, forse è un blocco psicologico. E’ un aspetto sul quale lavorerò.
Nelle categorie giovanili hai vinto tanto e qualcuno dice che sei una predestinata. Forse è un po’ presto per dirlo. Tu come vivi questa situazione? Avverti della pressione attorno a te?
In realtà le uniche pressioni che sento sono quelle che mi faccio da sola. Ovvero di non riuscire a fare bene qualcosa in corsa. Una sorta di ansia pre-gara in quelle più importanti. Da una parte però mi fa bene perché mi mantiene concentrata. Quando poi inizio a pedalare passa tutto. Ormai mi sta passando, ma devo migliorare un po’ per evitare di consumare energie nervose. Ad esempio in nazionale in questi giorni non ne ho avute. Mi ha aiutato l’ambiente nuovo. Lì il gruppo è unito e il clima piacevole.