Sogni azzurri (infranti), colite e speranza: cosa dice Bettiol?

20.10.2021
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«Mi dispiace tanto per il mondiale, ma proprio tanto… Perché con me, e guarda un po’, anche con Trentin e Ballerini, nel finale saremmo stati davanti in sei e avremmo potuto giocare di superiorità numerica. lo scatto di Alaphilippe lo avrei tenuto di sicuro». Parole forti, parole decise e anche un po’ nostalgiche, quelle di Alberto Bettiol. Il corridore della EF Procycling poteva essere il gioiello degli azzurri a Leuven.

Il momento dei crampi per Bettiol a Tokyo (immagini Eurosport)
Il momento dei crampi per Bettiol a Tokyo (immagini Eurosport)

Quei crampi di Tokyo

Il corridore toscano è sparito dai radar dopo le Olimpiadi. Perché? Cosa lo ha tenuto lontano dalle corse? Alberto è tornato a soffrire della colite ulcerosa che lo aveva fortemente penalizzato già lo scorso inverno. È una patologia che lo aveva debilitato moltissimo. Solo in primavera si era ripreso e infatti al Giro d’Italia aveva conquistato la tappa più lunga, dominando nettamente il finale.


«Anche a Tokyo ho dimostrato che quando sto bene ci sono – racconta Bettiol – Però dopo quella gara ho cominciato a non stare più bene. Questi crampi che mi si presentavano così improvvisi non mi “tornavano”, non mi erano chiari. Pertanto ho fatto degli esami ulteriori per capire cosa stesse succedendo. E la risposta è stata che la cura che stavo facendo non andava più bene. Serviva qualcosa di più forte e di diverso.

«Ho dovuto fare una terapia ospedaliera, con delle flebo e del cortisone che chiaramente non mi permettevano di correre. Avrei dovuto fare un programma particolare e una procedura specifica con la squadra. Una procedura che tenesse conto di esenzioni e tempistiche per poter gareggiare. Come si sa in competizione il cortisone è considerato un dopante. Ma proprio in accordo con il team, tanto più che non potevo chiaramente allenarmi bene abbiamo deciso di fermarci prima».

Dopo le Olimpiadi Alberto è tornato a Livigno, ma dopo una settimana ha dovuto alzare bandiera bianca (foto Instagram)
Dopo le Olimpiadi Alberto è tornato a Livigno, ma dopo una settimana ha dovuto alzare bandiera bianca (foto Instagram)

Nuova terapia

Alberto parla di un iter piuttosto complesso fatto di entrate ed uscite in ospedale, giorni di riposo forzato per far attecchire meglio la terapia e tutta una serie di tempistiche da rispettare. Alla luce di tutto questo, partecipare al mondiale era davvero impossibile?
«Assolutamente sì – risponde deciso Bettiol – Come potevo allenarmi bene in quel modo? Dopo le Olimpiadi avrei dovuto fare la Vuelta, ma sentivo che non riuscivo ad allenarmi come dovevo. Così ho avvertito la squadra. Abbiamo rifatto il programma. A quel punto avrei fatto Eneco Tour e le gare italiane prima del mondiale.

«Così sono andato a Livigno, Ma anche lì non riuscivo ad allenarmi bene. Dopo una settimana l’ho comunicato alla squadra. E abbiamo deciso di fermarci, come vi ho detto, e in qualche modo di pensare già all’anno che verrà».

«Alla fine io sono sempre un po’ uscito in bici, adesso anche 3-4 volte a settimana. Sono andato anche in mountain bike. Uscite tranquille, giusto per mantenere, ma nulla più. Riprenderò la preparazione vera e propria a novembre».

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Obiettivo: inverno sereno

Alberto è molto disponibile. Il suo timbro di voce nonostante sia ferito è comunque propositivo, cosa non proprio scontata. Tanto più perché con questa colite ulcerosa dovrà imparare a conviverci.

È facile andare giù di testa in queste situazioni. L’obiettivo principale adesso è quello di passare un buon inverno.

«Sì, senza dubbio l’obiettivo principale è quello di passare un inverno senza intoppi, anche perché sarebbero due di seguito. Iniziare a novembre è un po’ prestino, ma la mia idea è quella di poter correre il prossimo anno abbastanza presto».

«Di testa non è facile, credetemi – conclude Alberto – È vero dovrò imparare a conviverci con questo problema, però le ultime terapie sembrano funzionare bene. Addirittura vanno bene anche per il Covid per chi non può fare il vaccino».

«Mi dispiace tanto, soprattutto dopo aver visto com’è andato il mondiale. Poteva essere per me e per la nostra nazionale. Però è così… Chi mi è stato vicino? Le solite persone, la mia famiglia, la mia ragazza Greta, il mio ex diesse Gabriele Balducci, i miei amici. Devo dire che sono stato parecchio tempo in Toscana. Almeno in questo periodo di fermo ho approfittato per fare alcune cose che nel pieno della stagione non si fanno mai!».