Bernal, dedica speciale alla maglia rosa e a Pantani

24.05.2021
5 min
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Lo doveva alla maglia rosa. Per questo poco prima del traguardo Egan Bernal ha rischiato il giusto per sfilarsi la mantellina ed ha tagliato il traguardo lasciando che la sua maglia di leader risplendesse sotto il cielo torvo di Cortina.

«Non tutti i giorni si vince – dice – e non tutti i giorni si vince con la maglia rosa. E per rispetto alla maglia rosa e visto che avevo un po’ di tempo, ho rallentato per togliermi la mantellina e farla vedere. L’ho sentito come un dovere. E’ la maglia che mi fa pensare a Pantani, il ciclista che mi è sempre piaciuto di più. Forse l’ho già raccontato, ma a casa non ho nemmeno una foto che parla di me in bicicletta, perché non mi piace, però ho un ritratto di Pantani. Se mi parlano di ciclismo e del Giro, io penso a Marco».

Il suo scatto ha fatto quasi subito il vuoto: voleva vincere in maglia rosa
Il suo scatto ha fatto quasi subito il vuoto: voleva vincere in maglia rosa

Corta o lunga?

La tappa di Cortina è finita da quasi un’ora, Egan arriva dopo le sei premiazioni, le interviste in zona mista con le televisioni e prima di andare all’antidoping. Dal podio ha fatto giusto in tempo ad allungare i fiori alla sua ragazza, Maria Fernanda, che lo segue dall’inizio del Giro come una presenza discreta.

«Sono molto legato alla mia famiglia – spiega – ma quando sei leader non hai tanto tempo da dedicare al resto. La corsa per me dura un’ora di più, ma ogni giorno cerco di sentire la mia famiglia. Mio padre e mia madre sono la mia motivazione e in giornate come questa Dio sa quanto conti averne. Quando mi hanno detto che la tappa sarebbe stata accorciata, sono rimasto a pensare. La corsa poteva diventare più difficile da controllare, perché tanti potevano attaccare sulla prima salita e arrivare più freschi sull’ultima. Ma noi eravamo preparati per tutto. Percorso lungo o percorso corto, col caldo o col freddo. Ed è andata bene così».

Vlasov ha perso tempo prima per sfilare la mantellina, poi ha pagato in salita arrivando a 2’11”
Vlasov ha perso tempo prima per sfilare la mantellina, poi ha pagato in salita arrivando a 2’11”

La tappa regina

Gli occhi brillano, le braccia che all’ingresso erano intirizzite iniziano a sciogliersi, mentre l’addetta stampa al suo fianco inizia con il solito rituale di quando vogliono portarti via il corridore. Ma Egan continua con il suo italiano deciso e sembra non guardarla.

«Non so quale sarebbe stata più dura – prosegue – ma ci tenevo a essere pronto per questa tappa. Era la tappa regina. Già da parecchi giorni ci pensavo e non pensavo certo che sarebbe stata più corta. Pensi che hai da fare Pordoi e Fedaia prima del Giau, per cui ero pronto per giocarmela. Poi stamattina, quando si è visto il tempo e sono cominciati i discorsi, non volevo essere quello che si impuntava per farla tutta e così va bene che la decisione l’abbiano presa gli organizzatori. Loro fanno le regole, noi corriamo. E sono molto contento di come sia finita la giornata».

Scollinato sul Passo Giau, Bernal si è tuffato nella discesa puntando su Cortina
Scollinato sul Passo Giau, Bernal si è tuffato nella discesa puntando su Cortina

Resta chi vince

La singolare coincidenza lo riporta ai giorni del Tour. Ci pensavamo ieri sera: se fermano la tappa prima di Cortina, finisce che vince il Giro come ha vinto il Tour, senza raggiungere il traguardo della tappa regina. Allora accadde nel giorno di Tignes, quando per una grandinata epocale, la tappa fu fermata in cima all’Iseran e i vantaggi di lassù valsero per decretare la vittoria di Bernal. Anche se qualcuno storse il naso.

«Si può dire di tutto di quel Tour – dice e un po’ si irrigidisce – ma i ciclisti che erano lassù sanno che erano tutti a tutta e sanno quale scatto feci. Sanno come è andata la tappa e io ero convinto che avrei potuto arrivare al traguardo. Oggi qui è venuta una tappa difficile, ci sono state salite dure e fatte forte. Tutti sapevano dov’era il traguardo, non penso che qualcuno avrà da ridire. Alla fine di una corsa, quel che rimane è colui che ha vinto e oggi ho vinto io».

Dopo l’arrivo, l’abbraccio con Maria Fernanda, la ragazza che lo segue da inizio Giro
Dopo l’arrivo, l’abbraccio con Maria Fernanda, la ragazza che lo segue da inizio Giro

A prova di crisi

Il secondo giorno di riposo arriva provvidenziale. Ci si chiede se non sarebbe stato meglio farlo di lunedì, come tradizione vuole, e riservare al tappone quel domani che si annuncia decisamente migliore. Con i se e con i ma, tuttavia, non si vincono le corse. Restano tre tappe di montagna e una crono.

«Penso che sono in un’ottima posizione – dice – con circa 2 minuti e mezzo sul secondo. Vuol dire che se anche avrò una giornata storta, che con questo meteo può capitare, magari riuscirò a gestire la crisi. Può capitare a tutti, sto lavorando al 100 per cento, facendo tutto al massimo e cercando di restare concentrato. Il Giro si vince ogni giorno e oggi è stato un giorno buono».