Isaac Del Toro

L’investitura di Tadej, l’eredità che scotta: a tutto Del Toro

23.12.2025
6 min
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BENIDORM (Spagna) – Anche prima di partire sono vicini, parlottano, si scambiano due battute. Si percepisce un certo feeling fra Isaac Del Toro e Tadej Pogacar. Lo sloveno è il faro del ciclismo mondiale, come lo ha definito anche Matxin, il messicano è l’astro nascente. «Il secondo corridore più forte al mondo», a sentir parlare i meccanici della UAE Emirates.

Quella mattina, di ormai qualche giorno fa, tutti si aspettavano l’annuncio della presenza di Del Toro al Giro d’Italia. A uno così bisognava concedere la rivincita. Il Giro lo può vincere. Era pronto l’anno scorso, senza il pasticcio tattico del Colle delle Finestre, figuriamoci con un anno in più di esperienza e consapevolezza. E invece la conferenza stampa di metà dicembre ha spiazzato un po’ tutti. «Andrò al Tour de France, al fianco di Tadej Pogacar».

In realtà a rivelare indirettamente i piani del messicano era stato poco prima Joao Almeida, quando aveva spiegato che in Italia sarebbe stato lui il leader. A quel punto era chiaro che Isaac avrebbe preso la strada della Francia.

Isaac Del Toro
Isaac Del Toro (classe 2003) durante il media day indetto dalla UAE Emirates
Isaac Del Toro
Isaac Del Toro (classe 2003) durante il media day indetto dalla UAE Emirates

Leader (quasi) sempre

E’ un calendario costruito con attenzione chirurgica quello annunciato da Isaac Del Toro per la prossima stagione. Fino al Tour de France i giorni di corsa solo quattro brevi corse a tappe e due in linea. Nessuna gara è “buttata lì” per fare numero, ma neanche nessun carico eccessivo di responsabilità premature. La UAE Emirates ha deciso di accompagnare la crescita del messicano senza accelerazioni forzate, scegliendo tappe funzionali allo sviluppo fisico e mentale del corridore. Ma sempre trattandolo da leader… salvo quando c’è Tadej ovviamente. Cosa che ci ha detto anche Matxin.

Quali sono dunque queste sei gare? Inizierà all’UAE Tour poi Strade Bianche, Tirreno, Sanremo e Paesi Baschi. Niente Liegi e niente Giro dunque. Da lì in poi testa al Tour de France, passando dal Delfinato… anzi dal ribattezzato Tour Auvergne-Rhone-Alpes. In pratica sarà sempre leader tranne nelle due gare in linea quando ci sarà Pogacar appunto. E al Tour.

ll messicano sarà chiamato a essere protagonista al Tour de France: «Sono molto contento di andare al Tour – ha detto Isaac – per me sarà una grande opportunità. Correndo insieme a Tadej avrò modo d’imparare tanto e di vedere come si gestisce la squadra. So che ci saranno tante pressioni, ma questo non mi preoccupa.. almeno adesso. La cosa bella è la fiducia che la squadra ha riposto in me».

Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, attacco Isaac Del Toro, Tadej Pogacar, Juan Ajuso
Al mondiale in Rwanda sono emersi i valori di questi atleti e Del Toro è stato l’ultimo a mollare la ruota di Pogacar
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Al mondiale in Rwanda sono emersi i valori di questi atleti e Del Toro è stato l’ultimo a mollare la ruota di Pogacar

Il feeling con Pogacar

E’ impossibile non notarlo: fra Del Toro e Tadej Pogacar c’è sintonia. Non solo in corsa, ma anche fuori. Allenamenti condivisi, battute prima del via, confronti continui. Lo sloveno lo ha preso sotto la sua ala senza bisogno di proclami, con la naturalezza di chi riconosce il talento vero. Per Isaac, correre il Tour de France al fianco del campione del mondo rappresenta non solo un’opportunità, ma anche un sogno.

Il suo ruolo sarà chiaro: supporto nelle tappe chiave, presenza costante nelle giornate di montagna, capacità di stare davanti quando la corsa si fa dura. Del Toro ha dimostrato di avere motore, personalità e una sorprendente maturità. Pogacar lo stima e lo ascolta, e questo per un giovane corridore vale quanto una vittoria.

«Io dovrò stare vicino a Tadej – va avanti Del Toro – e basta. Stare lì, osservare, imparare e aiutarlo quando servirà. Per me correre il Tour è sempre stato un sogno sin da bambino, farlo con la maglia di campione nazionale messicano sarà speciale. Lì ci sono i corridori migliori del mondo e io voglio arrivare al loro livello».

E qui scatta la domanda se ancora non ci si senta visto quanto ha vinto e come vada forte, ma Isaac con umiltà (forse anche troppa) ribatte che ancora non è e non si sente un top rider. La Grande Boucle dunque è un passaggio fondamentale nel percorso di crescita per Isaac. Soprattutto nella sue mente.

Isaac Del Toro conquista il Giro dell'Emilia. 14a vittoria stagionale, 88a della UAE nel 2025
Del Toro in questa stagione ha conquistato 16 vittorie (qui l’Emilia) chiuso il Giro al 2° posto e il ranking UCI al 3°
Isaac Del Toro conquista il Giro dell'Emilia. 14a vittoria stagionale, 88a della UAE nel 2025
Del Toro in questa stagione ha conquistato 16 vittorie (qui l’Emilia) chiuso il Giro al 2° posto e il ranking UCI al 3°

La rinuncia al Giro

E’ proprio questa scelta a fare più rumore: Isaac Del Toro non sarà al Giro d’Italia. Una decisione che pesa, soprattutto dopo quanto accaduto l’anno scorso. Il messicano aveva dimostrato di poter lottare per la vittoria finale, di reggere tre settimane ad altissima intensità e di avere già allora la stoffa del campione. Il Colle delle Finestre resta una ferita aperta, anche se lui ha ribadito che non è così. Ma che si è trattato di un errore di gioventù.

«Nella seconda metà della stagione – ha detto Del Toro – ho cercato di risolvere molti dei problemi incontrati durante il Giro e di credere di più in me stesso. Alla fine, ha funzionato, quindi vediamo se riesco a farlo di nuovo».

Molti si aspettavano la rivincita immediata, il ritorno in Italia con il dente avvelenato. Invece la UAE ha scelto un’altra strada, più prudente ma forse più lungimirante. Niente Giro significa meno pressione, meno aspettative, e in tal senso l’idea di portarlo in Francia non è poi sbagliata. Del Toro avrà tempo per tornare in Italia, da leader designato e con una struttura costruita interamente attorno a lui. Oggi la priorità è crescere senza bruciarsi, accumulare esperienza e diventare un corridore ancora più completo.

«E’ stata una scelta presa in accordo con la squadra quella di andare al Tour e credo anche di Tadej. E va benissimo così. Prima comunque avrò altre opportunità. Il mio primo obiettivo è farmi trovare pronto. Sanremo? Tadej vuole che ci sia. Cercherò di aiutarlo a vincerla in tutti i modi. Lui ci tiene moltissimo, ma non è un’ossessione».

Isaac Del Toro
L’immagine non sarà di qualità, ma guardate la gente che ha riportato il ragazzo di Ensenada (cittadina sulla costa del Pacifico) sulle strade messicane (foto Instagram)

La fama, il Messico, le Olimpiadi

Uscendo dal seminato delle conferenza stampa vera e propria, nella quale Del Toro ha rimarcato più volte il concetto di stare vicino alla squadra e a Pogacar, di crescere, di voler continuare a migliorare, è bene secondo noi parlare del “fenomeno mediatico Del Toro”. Dell’appeal che riscuote questo atleta.

Sono incredibili la curiosità e il movimento che gli si sono creati intorno. Il modo con cui in squadra è considerato da staff e altri corridori. Quando Pogacar dice: «Spero e penso che Del Toro possa essere più bravo di me», è più di un semplice augurio nei confronti di un compagno con cui ti trovi bene, è un’investitura ufficiale. E allora ecco che tornano in mente le parole dei meccanici: «E’ il secondo corridore più forte al mondo». E Isaac: «Chi non vorrebbe essere l’erede di Tadej!».

Giusto qualche giorno fa, appena rientrato in Messico, un tifoso lo ha ha fermato per strada. Snocciolando in un video sul momento il suo palmares, l’incredulità nel trovarselo di fronte. Come accade per i grandissimi, un fenomeno che va oltre il ciclismo. Lo fermano per strada, come detto, gli chiedono foto, autografi, parole di incoraggiamento, i social che salgono di follower giorno dopo giorno. La sua crescita ha acceso l’interesse di un Paese intero, che da anni aspettava un campione capace di competere ai massimi livelli del ciclismo mondiale.

Per adesso Del Toro vive con naturalezza tutto questo, ma anche con grande senso di responsabilità. Sa di rappresentare molto più di se stesso, di essere un simbolo per una nuova generazione di corridori latinoamericani. E’ anche per questo che nel suo orizzonte compare l’obiettivo olimpico di Los Angeles 2028, cosa di cui in Messico hanno già parlato.