C’è sempre un momento in cui un adulto torna bambino grazie proprio al loro modo di vedere le cose. E’ stato così anche per Alexander Konychev durante la festa di fine stagione del Comitato Provinciale FCI di Rimini (foto in apertura). Sono appuntamenti sempre attesi dai ciclisti più giovani non solo per gli eventuali riconoscimenti, ma anche per poter avvicinare chi è una loro fonte di ispirazione. E per un pro’ è altrettanto bello rivedersi in chi sogna di diventare come lui.
Si è calato molto bene nella parte il 27enne della Voralberg, nonostante nei suoi inizi sportivi non ci sia stato quel ciclismo di cui suo padre Dimitri è stato uno dei migliori interpreti tra fine anni ‘80 e inizi 2000. Alexander infatti ha giocato a calcio fino a 16 anni. Era un mediano dai piedi buoni tanto da guadagnarsi provini per le giovanili dell’Hellas Verona, squadra per la quale simpatizzava.
Poi è scattata la scintilla per la bici, la stessa che ha ritrovato negli occhi dei suoi giovani interlocutori riminesi anche quando ha messo in palio diversi capi del suo abbigliamento da corridore. A rendere l’atmosfera più magica una lotteria gratuita messa in atto dallo zampino dello speaker Ivan Cecchini. Ogni ragazzino con un tagliando numerico, un’urna per le estrazioni e maglie, guanti, cappellini, calzini e gabbe come premi. E all’orizzonte Konychev – che nel 2026 correrà con un team continental in estremo Oriente – vuole coinvolgere tanti suoi colleghi in iniziative verso i più giovani.


Alexander com’è andato il botta e risposta con i giovani corridori?
E’ andato molto bene, ho risposto a tante cose. Le società presenti si erano organizzate in modo da avere una serie di domande diverse fra loro. Mi hanno chiesto aspetti legati al mondo dei pro’, le gare che mi ricordo di più, le mie esperienze in generale. Diciamo che erano le classiche curiosità da ragazzini, in particolare su come ci si allena in inverno.
Che effetto fa essere ospite di eventi del genere?
Mi ha fatto davvero tanto piacere, innanzitutto perché c’erano tutte le categorie di Rimini e perché ci sono tanti giovanissimi che vanno in bici a fronte di alcune società che purtroppo hanno chiuso. E’ sempre bello confrontarsi con i più piccoli perché hanno tante ambizioni e ti accorgi che basta poco per renderli felici o dargli una motivazione in più. Vivo a San Marino dal 2022, come tanti altri pro’ e per la prossima primavera mi piacerebbe organizzare una pedalata assieme tra noi e loro.
In un certo qual modo ti sei rivisto in loro?
Ho iniziato a correre in bici da junior del primo anno, quindi relativamente tardi, specie per i tempi attuali. Però mi sono ricordato di quando ero un piccolo calciatore che aveva David Beckham come idolo, malgrado non giocassi nel suo ruolo. Tuttavia devo dire che anche il ciclismo giovanile è cambiato in modo esponenziale negli ultimi anni. Quando ero junior ho avuto la possibilità e il privilegio di correre mondiale ed europeo. Ricordo che ci allenavamo dopo la scuola quasi come se fosse uno svago, intensificando più seriamente gli allenamenti solo sotto data per le gare più importanti.






Hai trattato anche questo argomento con i ragazzini?
Certo, è quasi impossibile non farlo. Non sono vecchio, ma quando ho iniziato a correre tutti riuscivano a passare junior e di conseguenza uno sbocco tra gli U23 lo trovavi sempre. Ora gli allievi devono fare risultato, altrimenti non riescono a trovare una squadra tra gli juniores. E se consideriamo che molte squadre chiudono, ti ritrovi che questi ragazzi per non smettere devono andare fuori provincia o regione per correre. E tutto ciò diventa molto impegnativo anche per i genitori.
E’ solo una questione di aspettative?
Sicuramente le differenze delle disponibilità economiche nelle categorie giovanili fra le varie società condizionano molte cose. Avendo fatto diversi anni tra i pro’ temo per il futuro di questi ragazzini. Hanno tante, troppe pressioni. Se poi un allievo mostra doti da corridore a tappe, che sono sempre meno a differenza di altri tipi di corridori, iniziano ad instradarlo su ogni cosa fin da subito col rischio che poi arrivi agli anni decisivi già stanco di un certo tipo di vita. E nessuno si ricorda che hanno 16 anni.
Difficile essere adolescenti in questo ciclismo, non trovi?
Secondo me sì. Juniores e U23 vivono un’età particolare, dove fai fatica a rinunciare agli amici o alla ragazza. Oppure molti mollano la scuola per inseguire il sogno di diventare pro’, senza pensare alle conseguenze. So che è così perché anch’io avevo avuto pensieri del genere, ma il diploma di maturità l’ho conseguito.




Hai fatto bene perché la scuola è importante, ma perché non hai “ceduto” a quella tentazione?
Perché devi riflettere anche quando ti va tutto bene in bici. Tutte le cose prima o poi finiscono, a volte anche all’improvviso e devi sapere cosa potrai fare quando non correrai più in bici. Un diploma della maturità serve sempre, tante volte mi sono ritrovato a parlare di questo con molti miei colleghi. Alcuni mi dicono che non saprebbero cosa andare a fare, anche perché dopo tanti anni che sei in questo mondo, è difficile uscirne o pensare di trovare un lavoro diverso o lontano dalle gare.
Alexander Konychev ha pensato al “piano B” in questi anni?
Mi sono messo avanti in questo senso. Assieme ad Alessandro Fedeli abbiamo un’attività di bike-fitting e preparazione atletica sia a Bussolegno che a San Marino (FBLab studio, ndr), però non mi dispiacerebbe lavorare nell’ambito turistico visto che parlo molto bene diverse lingue. Vivo in una zona in cui ci sono tanti bike-hotel e a Rimini ci sono le persone giuste che potrebbero aiutarmi per questo lavoro. Nel frattempo però ho capito che mi piace ancora pedalare e correre.
Appunto, l’anno prossimo correrai col China Anta-Mentech Cycling Team. Raccontaci di questa nuova avventura?
Quest’anno sono riuscito a vincere quattro gare e, seppur siano minori, vi garantisco che ormai è difficile vincere in qualsiasi corsa. Ho ritrovato quelle motivazioni che avevo smarrito dopo la stagione in Corratec. Mi spiace lasciare la Voralberg, che mi ha accolto bene, dopo due annate molto belle nelle quali c’è stata una grande armonia. Fino a settembre ho assaporato la possibilità di ritornare in un formazione professional, ma non più sentito nessuno. Ho dovuto quindi resettare cercando nuovi stimoli ed anche un calendario più adatto a me.


Cosa intendi?
La Voralberg è una buona formazione che ha sempre disputato gare dure, seguendo la sua indole, ed io le ho corse volentieri, anche mettendomi al servizio dei compagni nonostante le mie caratteristiche siano altre. Ad esempio lo scalatore tedesco Jannis Peter passerà alla Unibet Rose Rockets grazie alle sue prestazioni, ma per me sarebbe stato più difficile restare e cercare di mettermi in mostra. Così ho accettato la buona proposta della squadra cinese che correrà tanto in Europa in gare più inclini a me. L’obiettivo è di provare a guadagnarmi ancora l’attenzione di qualche ProTeam.