Il trionfo di Elia Viviani nell’eliminazione ai mondiali su pista di Santiago non è qualcosa che può essere relegato solo a un mero dato statistico o a una foto iconica come quella della X (a cui qualcuno ha persino dato un assurdo significato politico) a simboleggiare la fine di una straordinaria carriera su due ruote. E’ un racconto di emozioni, anche intime che non hanno coinvolto solo il protagonista ma anche chi gli era intorno. Come Marco Bertini.
Bertini è da anni il massaggiatore della nazionale e con Viviani ha condiviso gran parte delle sue avventure, delle sue imprese. Lo ha massaggiato e trasformato in quella magica domenica di Monaco nel 2022, dove dopo una faticosa prova su strada, lo ha rimesso in piedi e portato alla conquista del titolo europeo nell’eliminazione. Nessuno come lui conosce la sua muscolatura e attraverso di essa, il suo carattere.


«Viviani l’ho conosciuto nel 2018, l’anno che sono entrato a far parte della nazionale della pista – racconta Bertini – l’ho incontrato la prima volta durante la Sei Giorni di Fiorenzuola, per lui una presenza frequente per preparare i suoi successi. Da lì le varie trasferte che sono andate a susseguirsi hanno cementato il nostro rapporto».
Tra voi, nel corso degli anni, si è quindi instaurato un rapporto molto stretto…
Sì, con lui come con tutti gli altri ragazzi e ragazze della nazionale, un contatto che va anche al di là del rapporto lavorativo. Sono stato invitato al suo matrimonio, alle sue feste di fine anno, durante le trasferte avevo il piacere e l’onore di seguirlo con i massaggi, i trattamenti.


Quando siete arrivati a Santiago, in che condizioni era, fisicamente e psicologicamente?
Quando il primo giorno l’ho avuto sul mio lettino, l’ho trovato subito bene, muscolarmente era tonico, solo con i postumi classici di un viaggio lungo 15 ore in aereo, ma niente di particolarmente serio. Si vedeva che era già preparato per poter ben figurare. Mentalmente l’ho visto tranquillo e determinato allo stesso tempo. Non vedevo da parte sua nessun tipo di stress.
La gara che aveva fatto precedentemente all’eliminazione gli aveva lasciato scorie, sia fisiche che nella sua convinzione?
No, anche se la corsa a punti che aveva fatto non era andata benissimo, mentalmente l’ho sempre trovato tranquillo e fisicamente era a posto. Le classiche gambe affaticate post performance, ma normale routine. Mentalmente non l’ho visto provato dal fatto che la gara non era andata benissimo, si vedeva subito che lui era già mentalizzato sull’ultimo giorno, era lì dove voleva ben figurare.


Com’è stato l’ultimo giorno, l’ultimo massaggio prima della gara?
Penso di averlo sentito più io che lui, perché era praticamente l’ultima volta che Elia da atleta veniva sul mio lettino. Il trattamento vero e proprio è stato il giorno prima della gara, il pomeriggio è venuto solamente per farsi dare un ultimo occhio di rifinitura. Una cosa molto veloce, ma l’ultimo vero trattamento con Elia, quindi l’ultima volta che lo considero venuto sul mio lettino è stato un florilegio di emozioni per me.
Come mai?
Mi sono passate nella mente tante sue immagini, tanti momenti passati insieme, di gara e non. E’ stato un momento che emotivamente ho sentito molto, gli ho anche chiesto di fare una foto insieme, cosa che non faccio mai. Quel momento mi ha toccato profondamente, sentivo dentro di me quel velo di tristezza perché era un capitolo che si chiudeva, suo ma anche nostro, professionalmente e umanamente parlando.


La gamba come la sentivi? Ti dava l’impressione che potesse arrivare al massimo?
Stava bene, si vedeva che si era preparato bene, che aveva curato in maniera scrupolosa ogni minimo dettaglio sulla preparazione. Ma lui è un professionista su queste cose, si vede che è sempre molto puntiglioso, preciso. La gamba era perfetta, era giusta, muscolarmente parlando. Non ha avuto bisogno di chissà cosa per poter essere in perfetta forma quando è salito in bici. L’ultimo massaggio che gli ho fatto l’ho trovato in condizioni ottime.
Quando ha tagliato il traguardo è stata una festa per lui, ma anche un po’ per tutti voi, un’emozione particolare anche rispetto ad altre emozioni che avete vissuto nello stesso appuntamento di Santiago…
Ogni volta che i ragazzi e le ragazze raggiungono un risultato per noi è sempre un’esplosione di gioia e io mi ritengo un privilegiato quando sono lì, giù insieme allo staff, a essere presente a quegli eventi. Ho avuto la fortuna di essere presente a tante situazioni, mondiali, europei, alle Olimpiadi. Poi io sono una persona particolarmente emotiva, soprattutto sul lato sportivo. Mi lascio andare facilmente alle lacrime.


E a Santiago come è andata?
Quando Elia ha tagliato il traguardo è stata un’emozione forte. Per me e per tutti noi. Ho persino avuto un mal di testa che prima non avevo mai avuto, dovuto proprio alla tensione, all’emozione. Quando erano rimasti in due che si giocavano praticamente la vittoria del mondiale e Elia era lì, ripensandoci provo un’emozione anche ora a parlarne, a riviverlo mentalmente. Sarò sempre grato a lui, ai ragazzi, alle ragazze e a tutta la nazionale, per quel che mi hanno regalato. Ogni tanto con una semplice foto che riguardo, un video o anche solamente pensandoci riassaporo quei momenti e mi fanno star bene.