Il ritorno di De Lie e la forza di uscire dal momento buio

28.08.2025
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L’immagine del ritorno alla vittoria per Arnaud De Lie si divide in due momenti a distanza di pochi secondi, forse attimi. In quel breve lasso di tempo, superata la linea del traguardo di Leuven nell’ultima tappa del Renewi Tour, il Toro di Lecheret è tornato a incornare gli avversari. Nell’arena di casa i panni del torero li ha vestiti Mathieu Van Der Poel, il quale ha scelto la corsa a tappe belga come ultimo trampolino di lancio prima di andare a caccia del titolo iridato in mountain bike. 

Podio finale Renewi Tour 2025, vincitore Arnaud De Lie, secondo Mathieu Van Der Poel e terzo Tim Wellens (RhodePhoto)
Podio finale Renewi Tour 2025, vincitore Arnaud De Lie, secondo Mathieu Van Der Poel e terzo Tim Wellens (RhodePhoto)

La mente e le gambe

Una vittoria a testa per i due contendenti alla classifica finale e solamente tre secondi a separarli. De Lie ha vinto il Renewi Tour grazie agli abbuoni. Ma sarebbe meglio dire che non ha perso grazie alla grinta e alla voglia di soffrire oltre i limiti. Sull’arrivo dell’iconico Muur Geraardsbergen il belga è stato l’unico a tenere le ruote di Van Der Poel. Uno sforzo brutale che lo ha costretto a due minuti di totale apnea prima di tornare a sorridere (in apertura nella foto di RhodePhoto).

«Penso ci siano diversi aspetti da considerare – ci racconta Nikola Maes, diesse della Lotto Cycling che ha seguito la corsa in ammiraglia – nel periodo delle Classiche (dalle quali è stato escluso, ndr) De Lie non ha dato il meglio di sé. Ha fatto quello che doveva fare, ma se il corpo non è completamente pronto per l’allenamento e la mente non è al 100 per cento è quasi impossibile crescere fino alla forma migliore. E penso che avesse alcuni problemi personali che doveva risolvere. La squadra lo ha sostenuto in tutto, ma alla fine dei conti è il corridore che deve cambiare».

«De Lie – continua – si è assunto alcune responsabilità dopo quel periodo e ha capito cosa stesse succedendo, cosa stava andando storto».

L’attimo in cui De Lie realizza di essere tornato alla vittoria e di aver fatto suo il Renewi Tour (RhodePhoto)
L’attimo in cui De Lie realizza di essere tornato alla vittoria e di aver fatto suo il Renewi Tour (RhodePhoto)
E’ stato capace di ripartire…

De Lie è ancora un ragazzo giovane, è con noi da molto tempo ma ha solamente 23 anni e sta ancora imparando tanto. Si trova nella fase di apprendimento della sua carriera e ogni anno mette un tassello in più. A essere sinceri lo abbiamo visto tornare dal Tour de France con una mentalità nuova. Dopo le difficoltà della prima settimana ha ritrovato una grande forza mentale e la fiducia di credere in se stesso. Alla fine dei conti puoi parlare quanto vuoi, ma sono le prestazioni che ti danno la fiducia per vincere le gare o per competere di nuovo con i migliori. 

Cosa non stava funzionando?

È difficile individuare il problema. De Lie è un corridore, ma prima di tutto è una persona. In un periodo come quello delle Classiche tutto deve funzionare al meglio prima di andare a fare certe corse. Durante l’inverno non era tutto al 100 per cento. Arnaud (De Lie, ndr) voleva essere al meglio, non possiamo dire che fosse carente o che se la prendesse comoda. Ha lavorato sodo ma non ci sono garanzie, non è con la scienza che ottieni tutto, ci sono anche aspetti umani da considerare. 

Il Toro di Lecheret si era già lanciato in uno sprint nella prima tappa arrivando secondo alle spalle di Merlier (RhodePhoto)
Il Toro di Lecheret si era già lanciato in uno sprint nella prima tappa arrivando secondo alle spalle di Merlier (RhodePhoto)
Era una questione di testa?

Penso che la parte mentale abbia avuto un ruolo, sicuramente. Perché alla fine è il pulsante del motore che ti farà performare o meno. Il suo stato mentale in quel momento non era al massimo, ed era una cosa che doveva risolvere principalmente da solo. Posso solo congratularmi con lui per averlo capito e per il modo in cui ha ritrovato la concentrazione, la fame e la voglia di lavorare sodo per un obiettivo. Se mi chiedete cosa è andato storto non lo saprei dire, è più complesso di un semplice errore di programmazione.

Come siete ripartiti dopo quel momento buio?

Lo abbiamo affidato a un nuovo allenatore, è passato da un preparatore esterno ad allenarsi con Kobe Vermeire, uno dei membri del nostro staff. Non avevamo dubbi sulle qualità dell’atleta, ma sapevamo che sarebbe stato un lavoro a metà. Solo ripartendo da zero avrebbe potuto raggiungere un certo livello. Al Tour è scattata la molla e ha avuto la conferma che la strada intrapresa era quella giusta. Vedere De Lie migliorare durante una corsa a tappe difficile come il Tour ci ha fatto capire che ha qualità incredibili. E se non fa nulla di anormale, direi che riuscirà sempre a risalire la china. E questo è anche ciò su cui ha puntato la squadra.

Sul muro di Geraardsbergen De Lie è stato l’unico a resistere ai colpi di Van Der Poel
Perché si è cambiato preparatore?

Lo scorso anno c’erano alcuni problemi con l’allenatore interno al team che lo seguiva, così gli abbiamo dato fiducia nel trovarne uno esterno. Tutto stava andando bene, però la squadra vuole avere un certo controllo sui suoi corridori, soprattutto quelli di primo piano. Nel periodo delle Classiche abbiamo fatto una bella chiacchierata con De Lie e, in accordo con lui, abbiamo cambiato. Questo non vuol dire che si riparte da zero, la sua crescita e il suo cammino sono continuati.  

L’arrivo a Geraardsbergen e la vittoria a Leuven ci hanno mostrato un De Lie di nuovo capace di sostenere certe sfide…

Dopo quelle due giornate ha avuto un momento di “decompressione”. Specialmente al termine del Renewi Tour, a Leuven. De Lie ci ha sempre abituati a buoni risultati, anche durante questa stagione, ma gli avversari al Renewi Tour erano di un’altra caratura, pensiamo al solo Van Der Poel. Sul muro di Geraardsbergen ha tenuto botta e nell’ultima tappa ha vinto. Arnaud nella sua forma migliore può competere al livello di quei corridori.

Eccoli i due contendenti alla vittoria finale che se ne vanno, alle loro spalle spunta Wellens (foto Rhode Photos)
Eccoli i due contendenti alla vittoria finale che se ne vanno, alle loro spalle spunta Wellens (foto Rhode Photos)
Torniamo a marzo, quando lo avete fermato, ti saresti mai aspettato di rivederlo davanti così presto?

Sì. Ed è quello che hanno detto i miei colleghi durante il Tour. Lo stato mentale di De Lie era ripristinato, avevamo di nuovo il vecchio Arnauld: che ride, che si sente bene, ascolta, dà suggerimenti e parla molto. Era completamente diverso da quello che avevamo visto durante le Classiche. 

E’ tornato se stesso?

Definirei quei comportamenti come tipici di un corridore che si sente bene nel proprio corpo rispetto a uno che si sente perso. Qualsiasi atleta che non si sente al meglio tenderà a isolarsi, smetterà di comunicare, di ridere e diventerà più introverso. Quando l’ho rivisto ad Amburgo era un ragazzo, anzi un uomo diverso. Aveva recuperato la concentrazione. 

Non è un caso che De Lie sia tornato al successo sulle strade di casa, dove ha ritrovato l’abbraccio del proprio pubblico (RhodePhoto)
Non è un caso che De Lie sia tornato al successo sulle strade di casa, dove ha ritrovato l’abbraccio del proprio pubblico (RhodePhoto)
Il fatto che sia tornato alla vittoria sulle sue strade, in Belgio, non può essere un caso…

Ha un ottimo rapporto e un ottimo feeling con questo tipo di gare. E l’intera corsa ruotava attorno alle tappe di Geraardsbergen e Leuven. C’è da dire che lo scorso anno, proprio a Geraardsbergen, aveva vinto. Mentalmente il legame con la gara c’era già, oltre al fatto che gli addice. Essere riuscito a battere rivali di altissimo livello come Van Der Poel e Wellens non farà altro che dargli più fiducia e confermargli che nei suoi giorni migliori può competere con questi corridori. Inoltre c’erano i suoi genitori e la sua fidanzata a seguirlo, questo ha giocato un ruolo importante. 

Ora però serve mantenere la concentrazione.

Saprà farlo, abbiamo ancora alcune gare importanti come Bretagne Classic, Quebec e Montreal. Sono abbastanza fiducioso che la sua concentrazione rimarrà buona e adeguata fino alla fine della stagione.