La prima parte del test della Giant TCR SL risale a più di un anno e mezzo fa, quando il marchio ha presentato ufficialmente la nuova versione a Taiwan. Oltre al primissimo approccio verso la bici, la sorpresa era riferita a quanta tecnologia, a quante competenze entrano in gioco, oltre alla quasi totalità del “fatto a mano” che riguarda proprio il top di gamma SL.
A distanza di oltre 18 mesi completiamo la nostra prova, sulle strade che normalmente solchiamo e con una bici che non rientra nel listino Giant. Alla base il kit telaio Giant TCR SL (taglia small), l’attacco manubrio full carbon Giant Contact SL (adatto ad interfacciarsi con il diametro maggiorato dello stelo della forcella), ma tutto il resto è custom, non presente nel listino Giant. Entriamo nel dettaglio di questa prova fuori dagli schemi.


Giant TCR SL, quella del test
Una taglia S (small), con la curva manubrio Zipp SL80 Race in carbonio e l’ultima versione dello Sram Force AXS (power meter Quarq incluso). Abbiamo montato il movimento centrale Bikone con sfere in acciaio, un componente molto buono, con involucro tutto in alluminio. Durante la prova abbiamo utilizzato tre setting differenti di ruote. Zipp 303SW, le nuove Mavic Cosmic SLR 45 e le DT Swiss ARC38, il tutto per avere riscontri differenti non solo in termini ambientali, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo. Un lavoro voluminoso e non semplice, ma questo ci ha permesso di estrapolare il reale comportamento di telaio e forcella. Abbiamo utilizzato una Selle Italia Flite Boost Kit Carbonio.
Per gli amanti dei pesi e dei numeri. Abbiamo rilevato un peso del telaio di 700 grammi (con viteria e componenti in alluminio montati, è da considerare anche il reggisella). Con le Zipp il peso della bici completa è di 7,1 chilogrammi (tubeless da 30), 6,75 con le DT Swiss (gomme da 28), mentre con le Mavic è di 7 chili (gomme da 30). Non potendo essere precisi a riguardo del prezzo, prendiamo in considerazione i 3699 euro del kit telaio chiesti dal costruttore.






Veloce e facileda sfruttare
Il compito principale della TCR SL è quello di accontentare un’utenza di agonisti che ama fare tanta salita e competere. L’ultima versione della TCR SL entra in quella schiera di bici che permettono di essere veloci anche in pianura e di farlo non necessariamente usando le ruote altissime. Il plus arriva da una bici tanto leggera, quanto reattiva e parecchio sostenuta sull’avantreno, in modo quasi inaspettato. Ha un ruolo davvero importante anche il reggisella integrato. Non è scomodo. Rispetto ad un reggisella tradizionale ha qualcosa in più in termini di resa tecnica diretta, pur non “picchiando” troppo sulla schiena. Può diventare un limite per chi aggiusta in continuazione l’altezza della sella (anche se il margine è ampio, oltre il centimetro e mezzo, grazie ad appositi spessori). Non è un compromesso e segue il fil rouge della bicicletta.
Qualcosa a proposito della geometria
E’ impegnativa e taglia per taglia mostra una bici corta, compatta sopra e sotto. E’ una di quelle che permette di sfruttare a pieno tutto il comparto centrale e l’avantreno del mezzo meccanico, ma ci vuole qualche ora di utilizzo per prendere la confidenza necessaria. Soprattutto l’angolo anteriore permette di avere la faccia quasi perpendicolare al mozzo della ruota (non è un fattore comune a tutte le bici).






















In salita e in discesa
Gratificazione all’ennesima potenza. In salita ci si aspetta una performance del genere. La bici è leggera e tirata, perché l’impatto estetico parla da solo e trasmette molto del carattere della bici. Quando si percorrono lunghi tratti da seduti, la TCR aiuta, sembra offrire qualcosa in più. Merito del piantone allungato verso l’alto e di misure super compatte? E’ l’insieme, non è solo una cosa a fare la differenza. Di sicuro non ci sono flessioni, per una bici che offre dei vantaggi anche nelle fasi di rilancio dell’andatura, alle basse e alte velocità. Invita ad alzarsi in piedi e spingere.
In discesa ci vuole un po’ di manico, non è estrema ed è stabile (una di quelle bici che invita a caricare maggiormente l’avantreno). E’ una lama calda nel burro quando si tratta di stringere le traiettorie e gira in un amen, è molto sensibile agli spostamenti dei pesi del corpo. Non è di quelle bici che perdona l’errore, ma il vantaggio è proprio la grande stabilità, unita alla sua agilità. Pur essendo amanti dei tubeless da 28, abbiamo trovato nei 30 la soluzione più adatta per sfruttare al massimo le potenzialità della TCR SL nei segmenti più tecnici, guidati e veloci.


In conclusione
Ci sarebbe piaciuto mettere più pepe ed usare il manubrio Cadex integrato e le nuove ruote Cadex 40, due componenti tanto ambiti dai pro’ e dei quali se ne parla davvero bene. Tornando a noi. Giant TCR SL è una di quelle biciclette top di gamma, sviluppate per l’agonismo professionale che va ben oltre gli standard. Non è solo questione di un reggisella integrato ed uno stelo della forcella con diametro maggiorato. E’ stata una delle prime bici ad essere prodotta con la tecnica dei mandrini interni in PU. Il procedimento adottato da altri e per le bici alto di gamma, che ha permesso di ridurre drasticamente i pesi e l’impiego di resine.
Complice una geometria che mette sul piatto “una bici molto chiusa”, può essere una bici che non regala un feeling immediato. Una bicicletta da capire e deve essere cucita addosso all’utilizzatore, tenendo presente lo stile di guida e le capacità soggettive. TCR SL è tutt’altro che una bici impossibile. Le nostre considerazioni sono rivolte a massimizzare le possibilità di andare a tutta con una bici che ha fatto la storia degli ultimi 20 anni, la prima capace di proporre forme slooping e geometrie compatte poi mutuate da molti.