Baroncini: al Baloise una vittoria pesante, da leader puro

24.06.2025
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Una risposta di forza, di personalità: la vittoria di Filippo Baroncini al Baloise Belgium Tour è stata molto più di un semplice successo. Rappresenta tutta la solidità di un atleta che si propone come un perno importantissimo del nostro ciclismo.
E ora, dopo averlo sentito, abbiamo capito ancora meglio questa solidità.

L’atleta della UAE Emirates è stato esemplare nella gestione di questa cinque giorni belga: non sono state solo gambe. Questa vittoria apre altri scenari importanti per il futuro. Sia quello immediato, leggasi Campionati Italiani, sia quello a lungo termine.

Festa grande sul bus UAE. Toccante anche il rientro in Italia con l’abbraccio tra Baroncini e suo fratello Matteo che lo attendeva all’aeroporto (foto Instagram)
Festa grande sul bus UAE. Toccante anche il rientro in Italia con l’abbraccio tra Baroncini e suo fratello Matteo che lo attendeva all’aeroporto (foto Instagram)
Filippo, prima di tutto complimenti: ma te l’hanno suonato l’Inno di Mameli?

No e neanche mi hanno dato un goccio di birra… lasciamo perdere! Da non credere lassù…

Però dai, questo Belgio ci porta bene: il mondiale under 23, la tua prima vittoria da pro’, la tua prima corsa a tappe sempre lì?

Eh dai, a volte sì, a volte no, però posso essere contento. Bello, è andata alla grande stavolta.

Come è nata questa vittoria? Sei partito con i gradi di capitano?

Diciamo che sono partito sicuramente, avendo mostrato tanto al Giro d’Italia, con l’ambizione della squadra, più che altro per me e Florian Vermeersch, di fare classifica. Io mi sono fatto trovare pronto, non ho mollato dopo il Giro, anche perché vedevo che la gamba rispondeva bene. E allora ho detto: «Approfittiamone».

Cosa significa tecnicamente non hai mollato dopo il Giro?

Che ho riposato il giusto, non mi sono rilassato troppo. Ho fatto una settimana ben strutturata di allenamenti e il resto l’ha fatto il Giro d’Italia. Dopo un riposo iniziale ho fatto dei richiami di soglia e fuorisoglia. E catena in tiro con la bici da crono. Questi richiami mi hanno permesso di tenere il motore sveglio, ma al tempo stesso senza mai distruggermi, perché bisognava comunque recuperare e assimilare tutto il lavoro fatto.

Le due tappe chiave erano la crono e quella in cui sei andato in fuga?

Sì, esattamente. Comunque in Belgio non è mai semplice, ci sono sempre dei trabocchetti. Bisogna stare svegli e lontani dalle cadute. Però avevo una squadra super attorno a me, ci siamo aiutati l’uno con l’altro e il risultato si è visto.

Filippo Baroncini splendido nella sua posizione a crono. Era anche molto veloce
Filippo Baroncini splendido nella sua posizione a crono. Era anche molto veloce
Come è stato sentirsi leader? Ti è piaciuto questo ruolo?

Bello! Per una volta un feeling diverso, nel senso che ero più abituato ad aiutare gli altri e per una volta essere aiutato ripaga un po’, anche per i sacrifici che faccio per la squadra. Anche al Giro ho lavorato tanto per loro, per cui so cosa si prova e stavolta è stato bello riceverlo in cambio.

E hai sentito un po’ di pressione oppure te la sei goduta?

No, pressione no. Non sono uno che la sente tanto, anzi a volte bisognerebbe sentirla di più! E nelle giuste dosi serve.

Il giorno della crono sei stato un siluro. L’avevi vista al mattino?

L’avevo vista solo al mattino, poi avevo dato un’occhiata nei giorni prima. Di solito le crono corte le soffro un po’, preferisco quelle più lunghe. Ma è andata alla grande. Da lì ho capito che la condizione era ottima, perché sono rimasto attaccato ai più forti.

Quella sera sei andato a dormire con altra consapevolezza?

Esatto, ho iniziato a pensare che il giorno dopo poteva essere la volta buona.

Il momento decisivo dell’intero Baloise: a circa 35 km dall’arrivo Baroncini scatta e va a prendersi al maglia
Il momento decisivo dell’intero Baloise: a circa 35 km dall’arrivo Baroncini scatta e va a prendersi al maglia
Era una crono di 9,7 chilometri veloce: che rapporti hai scelto?

L’importante era fare velocità. Il rapporto contava, ma partire con dei rapportoni esagerati non è mai il massimo, nemmeno in crono brevi. Avevo un 64, né troppo grande né troppo piccolo. Mi sembrava ideale per tenere la catena dritta. Sembrava un piattone, ma c’erano due o tre rettilinei che tiravano in su.

Raccontaci il momento topico: quando E’ partita la fuga decisiva?

Volevamo essere noi ad accendere la corsa, ma ci ha pensato la Ineos Grenadiers. Io ero lì pronto, sempre vigile. C’è stato un grande forcing, mi sembra con Connor Swift, che ha ridotto il gruppo a dieci. Abbiamo provato a rientrare: prima Florian, chiuso da Ganna, poi io. Gli altri si sono fermati e sono partito in contropiede con altri quattro. Da lì è stato tutto un rincorrersi.

E il gruppo si avvicinava…

Esatto. Dietro hanno iniziato a menare. Avevamo già pianificato con la squadra che avrei provato ai 35 dalla fine. Quando siamo arrivati a quel punto, il gruppo era a 15-20 secondi. Era tiratissimo. Dopo una curva ho preso lo strappo a tutta. Mi sono detto: «O parto ora o ci riprendono». Ho dato la botta e sono andato via con Frigo, Berckmoes e Aular, che aveva anticipato.

Cosa si prova in un’azione così? Emozione o lavoro?

Non avendo sempre l’occasione di fare la corsa davvero, ogni volta è un’emozione nuova. Sei lì davanti a battagliare, è bello e ti gasa. Ho tirato tanto perché volevo portare a casa la classifica, non tanto la tappa. Se avessi voluto vincere la tappa, avrei corso in modo diverso. Ma la generale vale di più.

Il podio finale ha visto: 1° Baroncini, 2° Heyter, 3° Berckmoes
Il podio finale ha visto: 1° Baroncini, 2° Heyter, 3° Berckmoes
Adesso farai i Campionati Italiani?

Sì, sia la crono che la prova in linea. Ho visto il percorso della crono su VeloViewer. Di salita non ce n’è. E’ una crono molto lineare, da spingere. Ci sono anche curve tecniche, ma io la bici da crono la guido bene. Sono tranquillo.

Quanto sei cresciuto in questi due mesi? Al Giro tutti dicevano: “Quanto va forte Baroncini”…

Sì, l’ho notato anch’io. Fa piacere, soprattutto se i complimenti arrivano anche da altre squadre. E’ motivo d’orgoglio. Sicuramente il Giro mi ha fatto fare uno step, anche mentale. Era il mio secondo grande Giro, dopo la Vuelta, e nelle gambe ha fatto la differenza.

Chiaro…

Mi ero già abituato a quello sforzo con la Vuelta e questo mi ha aiutato a gestirmi meglio durante la corsa rosa. Però per come sono andato quest’anno, ammetto che a volte mi sono sorpreso da solo in salita!

Filippo, cosa aggiungere? Ti auguriamo di gustarti la birra che non hai preso in Belgio!

Ah quella dopo gli Italiani, sicuro! Adesso siamo concentrati e via.