PINEROLO – Il migliore degli italiani al Giro Next Gen è stato Filippo Turconi, a testimoniare i progressi visti fare al giovane della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè. Vestire la “maglia tricolore” alla corsa rosa under 23 è un simbolo che dona certezze a lui e alla sua squadra. Le qualità ci sono ed è ora di lavorarci su al fine di farle uscire. Se poi ci mettiamo che la posizione finale in classifica generale di Turconi è un ottimo quinto posto alle spalle di corridori forti e davanti a nomi altrettanto importanti, tutto prende maggiormente forma (in apertura foto La Presse).
In cima a Prato Nevoso, il secondo arrivo in salita del Giro Next Gen, ha trovato una sesta posizione solida e frutto di grande determinazione. Lui al momento si gode il tutto con la leggerezza dei suoi diciannove anni anche se è consapevole di cosa significano certi passaggi.
«Sono molto felice di portare a casa questa maglia tricolore – dice al margine della premiazione finale – alla fine ho provato anche a conquistare delle posizioni in classifica ma non sono riuscito. Volevo tentare di tornare sul podio (la mattina della settima tappa era terzo alle spalle di Tuckwell e Omrzel, maglia rosa finale, ndr) ma non ho rimpianti».


Con quali obiettivi eri venuto a questo Giro Next Gen?
Non nascondo (dice con un sorriso appena accennato, ndr) che l’obiettivo all’inizio era quello di provare a entrare nei primi dieci. Avevo dei dubbi visto che non avevo mai provato a fare classifica e non sapevo come avrei reagito. Inoltre c’è da considerare che è stata una corsa dura, di altissimo livello.
Quanto è stato importante portare la maglia tricolore fino alla fine?
Tanto perché è un simbolo bello e importante visto che è riservata al miglior corridore italiano, ma alla fine l’idea era di spingere per trovare il miglior piazzamento in classifica. Diciamo che è arrivata di conseguenza al mio andare forte.


E’ una stagione di conferme…
Sì, ho vinto la mia prima gara internazionale, è arrivata la convocazione in nazionale. Non me lo sarei mai aspettato e sono contentissimo per come sta andando. Le sensazioni sono buone, sono arrivato a non mettermi troppa pressione addosso visto che comunque non mi ero mai messo alla prova in corse a tappe.
Questa è la tua seconda esperienza al Giro Next Gen, cosa hai portato dallo scorso anno?
Tanta esperienza. Nel 2024 ero un primo anno e il mio compito era quello di dare supporto a compagni molto forti. Mentre quest’anno sono arrivato con intorno a me una bella squadra insieme a Scalco, Paletti, Conforti e Biagini. I primi due sono due terzi anno e sono anche molto forti in salita, quindi io arrivavo senza pressioni.


Qual è il progresso più grande che senti di aver fatto?
Sono uno che si mette tante pressioni da solo e sto cercando di imparare a gestire meglio questo aspetto. Dal punto di vista fisico sono felice di aver avuto delle ottime conferme. Ogni giorno mi sentivo pieno di energie anche in un Giro Next Gen senza mai una giornata di riposo o di relax in gruppo.
Che tipo di pressioni ti mettevi?
Il giorno prima di una gara pensavo tutto il tempo a come si sarebbe svolta e ai vari scenari. Mentalmente diventava difficile perché comunque mi stancavo e non riuscivo a riposare bene. Ora invece sto provando a non pensare giorno per giorno.
Cioè?
Mi concentro sulla tappa dalla mattina a colazione fino alla sera sul pullman quando parliamo con i diesse, poi però una volta a casa o in hotel voglio staccare. Durante questi otto giorni i compagni e lo staff mi hanno dato una grande mano, abbiamo un bel gruppo con il quale è bello andare alle corse e passare del tempo insieme.