Dal Giro al Tour. La preparazione di Cattaneo tra crono e montagne

13.06.2025
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Sarà l’unico italiano a prender parte sia al Giro d’Italia che al Tour de France, e il periodo tra le due corse più importanti del mondo sarà cruciale per Mattia Cattaneo. L’atleta della Soudal-Quick Step ci ha raccontato nel dettaglio come sta gestendo questa fase così delicata.

Per capire al meglio tutto quello che sta affrontando, bisogna tenere a mente due concetti chiave evidenziati dallo stesso Mattia: come si interpreta il Giro e come se ne esce. Due punti fondamentali per impostare tutto il lavoro di giugno.

Alla fine del Giro, Cattaneo ci aveva confidato che sarebbe rimasto due giorni a Roma. Qualche passeggiata nella Città Eterna con la famiglia, un bel piatto di amatriciana e cacio e pepe, ma soprattutto tanto relax, specie per la testa.

Il lombardo (classe 1990) è stato spessissimo in fuga durante il Giro
Il lombardo (classe 1990) è stato spessissimo in fuga durante il Giro
Mattia, iniziamo parlando del riposo totale. Quanto tempo sei stato senza bici dopo il Giro?

In realtà fermo del tutto sono stato tre giorni. I due a Roma da turista e un altro di riposo appena tornato a casa. Poi ho fatto altri quattro giorni di recupero attivo.

Cosa facevi in questo riposo attivo?

Il primo giorno poco più di un’ora, ma super tranquillo. Poi per due giorni ho fatto tre ore, sempre a ritmi molto blandi, e al quarto giorno ancora un’ora. Poi ho ripreso ad aumentare i carichi. Ma tenendo conto che vengo da un grande Giro: i volumi sono diversi. Da questa settimana ho ricominciato ad allenarmi, considerando sia i numeri dal punto di vista scientifico sia le mie sensazioni.

E quali sono i parametri scientifici?

Ce ne sono tanti che osservano i preparatori e chi di dovere, ma penso ai battiti del mattino, alla variabilità cardiaca, alla qualità e alla durata del sonno

E poi c’è l’esperienza…

Esatto. E’ quella che conta di più, almeno per come vedo io il ciclismo. Anche pensando al recupero mentale. Dopo un grande Giro spesso non ti va di pedalare e quando quella voglia ricomincia a farsi sentire, è un ottimo segnale. Io, che sono vecchio, la metto al primo posto. La voglia di andare in bici è uno dei primi sintomi del recupero.

Cattaneo in azione durante la crono del Giro d’Italia: Mattia vuole fare bene agli italiani
Cattaneo in azione durante la crono del Giro d’Italia: Mattia vuole fare bene agli italiani
Come stai lavorando?

Di base faccio due giorni di carico e uno di scarico, ma è tutto molto variabile. Se sto bene, ci aggiungo anche il terzo giorno. E’ una programmazione difficile, che vivo giorno per giorno, molto in base alle sensazioni. E ovviamente in accordo con il mio preparatore. Al pomeriggio mi confronto con il coach: gli dico come sto, come ho reagito al lavoro, se ero stanco in generale oppure solo a livello muscolare. Se non sono al top, o recuperiamo o non si fa il terzo giorno di carico. E viceversa. Altri invece vanno avanti con il loro programma indipendentemente dalle sensazioni.

E davvero ci sono questi atleti?

Tra noi “vecchi” non credo, ma tra i giovani di oggi che si affidano molto alla scienza, immagino di sì.

Cosa fai nei giorni di carico?

Okay il Tour, ma adesso mi sto concentrando anche molto sulla cronometro dei campionati Italiani. Vorrei arrivarci nel miglior modo possibile. In questo periodo sto usando ancora di più la bici da crono. Già di mio la uso tanto, ma adesso faccio proprio allenamenti mirati. So che vincerà Ganna, che Affini mi batterà, ma spero in un posto sul podio! Poi, sapendo che farò il Tour, sto inserendo anche salite lunghe, a ritmo medio-medio alto (quello che oggi chiamiamo Z3-Z4, ndr). Salite anche da 50’-60’.

E dove trovi salite così lunghe?

Vivo in Engadina, nella zona di Saint Moritz in Svizzera (a circa 1.800 metri di quota, ndr), e qui non mancano proprio. Ci sono il Bernina, il Maloja, il Fluela, il Fuorn, lo Stelvio quando passo da Livigno…

Stelvio: domanda più da cicloamatore che da giornalista, Mattia: quando arrivi al bivio dell’Umbrail e mancano 3 chilometri alla cima dello Stelvio, giri o vai in cima?

Dipende da come sto. Se sono “mezzo e mezzo” giro verso valle, l’Engadina. Ma se sto bene tiro dritto. Lo Stelvio è sempre lo Stelvio: quando arrivi lassù e vedi il cartello con scritto 2.700 e rotti metri ti gasi!

Per Cattaneo, vivendo nel cuore delle Alpi, le lunghe salite proprio non mancano (foto Facebook)
Per Cattaneo, vivendo nel cuore delle Alpi, le lunghe salite proprio non mancano (foto Facebook)
Non era una domanda tanto sbagliata allora! E’ bello però sentire certe cose da un pro’. Torniamo seri: prima hai parlato di volumi. Volumi di carico pensando che si esce da un grande Giro. Cosa significa?

Significa fare leva sul volume di lavoro accumulato al Giro. Tutto dipende da come ne esci. Se sei stanchissimo devi per forza puntare al recupero. Se esci bene, come è capitato a me, puoi lavorare. Ma perché sono uscito bene? Perché, anche se nella settimana finale ero spesso in fuga e ci ho provato, ho potuto interpretare la corsa rosa in un certo modo. A volte, anche se stavo bene (e questo è fondamentale), mi staccavo subito e risparmiavo energie facendo gruppetto. Nella terza settimana un paio di volte che mi sono ritrovato in fuga mi sono detto: «Cavolo, ma ho anche il Tour!». Però sapete, se stai bene e hai voglia, ti butti. L’importante è non finirsi. Così puoi sfruttare il meglio del Giro per arrivare al top al Tour. E qui si apre un altro tema: cosa vado a fare al Tour?

E cosa vai a fare?

Dovrò lavorare per Remco, soprattutto in salita. Anche per questo sto cercando di sfruttare il fatto che sono uscito dal Giro molto magro, per aumentare le mie performance in salita. E sto facendo quei lavori sulle scalate lunghe. Se avessi dovuto lavorare per un velocista, avrei recuperato di più e cercato di mettere massa, avrei fatto altri lavori. Ripeto: se non ne esci distrutto, il grande Giro ti aiuta tantissimo. Almeno per me. Anche mentalmente: in vista del Tour non esiste allenamento migliore. Ti dà una gamba che nessun lavoro a casa può darti… a meno che non ti massacri da solo. Ma io non ho né la testa né l’età per farlo. Magari qualche giovane sì.

Un quadro perfetto. Sei stato chiarissimo, Mattia. E si percepiscono i tuoi grandi stimoli.

E’ la prima volta che faccio la doppietta Giro-Tour, quindi è tutto nuovo anche per me. Ma, per come vivo io il ciclismo, è meglio così. Oggi c’è quasi più il rischio di finire sfiancati dagli allenamenti a casa che in gara.

Invece dopo i campionati Italiani, nella settimana che precede il Tour, cosa si fa? Si scarica?

In realtà dopo l’Italiano si sta a casa un giorno solo, perché il martedì si parte già per Lille. Si tratta di ricaricare le energie. Tra viaggio e tutto si hanno tre giorni per pedalare. Magari in uno di questi tre giorni si fanno tre ore, tre ore e mezza un po’ più tirate, e poi basta. Solo recupero, prima e dopo.

Al netto di qualche cambio di programma (doveva fare la Roubaix) Cattaneo è sempre stato nell’orbita del “gruppo Remco” (foto Instagram Soudal-Quick Step)
Al netto di qualche cambio di programma (doveva fare la Roubaix) Cattaneo è sempre stato nell’orbita del “gruppo Remco” (foto Instagram Soudal-Quick Step)
Voi, soprattutto nelle squadre più importanti, testate spesso materiali nuovi. Quelli del Tour li provate a casa?

Sul fronte tecnico e della crono, personalmente non ho nulla di nuovo. La bici che avevo prima del Giro è la stessa che avrò in Francia. Quindi a casa sto usando il mio setup classico

E sul fronte dell’integrazione? Se arriva qualche prodotto nuovo?

Qui qualcosa di nuovo c’è. Al Tour avremo una nuova barretta di carbo e un gel nuovi. E questi vanno provati assolutamente. E’ un allenamento per l’intestino. Ho riportato questi prodotti direttamente dal Giro. In realtà avevamo già iniziato a usarli nel finale della corsa rosa, ma in questa fase è giusto testarli e acquisire feedback.

Ultima domanda, Mattia. Hai accennato a Remco: ormai sei uno dei suoi fedelissimi… Lo hai sentito? Sta bene, a giudicare dal Delfinato.

Ci sentiamo come è normale che si sentano due compagni di squadra. Dire che io sia un suo fedelissimo… fa piacere, ma magari lo dirà lui! Il Tour con Remco era molto probabile sin dall’inizio della stagione e quando mi hanno confermato che sarei andato in Francia con lui, quella è diventata la priorità. Soprattutto con un capitano del genere: ci sono enormi stimoli.