E mentre il suo collaboratore di sempre Sangalli si accinge al debutto al Giro, Dino Salvoldi è reduce da un’importante trasferta, quella per la Corsa della Pace. Ennesimo capitolo di una stagione nella quale non c’è sosta, visto il suo doppio incarico federale di responsabile della categoria (in toto, cioè fra pista e strada com’era prima) e di cittì della pista maschile nel suo insieme. Tenere dietro a tutto non è facile, ma come aveva fatto tre anni fa quando gli fu affidato il settore giovanile, il tecnico si è messo al lavoro per ambientarsi il più possibile.
Ecco quindi che ogni intervista, ogni contatto lo investe da due sponde, per tastare con mano la situazione da una parte e dall’altra. Lui però sembra avere già trovato la quadra per la coesistenza fra le due anime. La chiacchierata non può che prendere avvio proprio da quanto avvenuto in terra boema.


«Essere stati protagonisti in una gara così prestigiosa è un bellissimo segnale. Abbiamo vinto la classifica a squadre e fatto doppietta in quella a punti con Magagnotti e Agostinacchio, siamo saliti sul podio generale con Capello, poi una vittoria di tappa sempre con Magagnotti e altri tre podi grazie anche ad Agostinacchio, credo che i numeri dicano tutto. Quel che non dicono è che torniamo a casa anche con qualche rimpianto in valigia, perché nella tappa principale abbiamo provato a ribaltare la classifica e solo un pizzico di sfortuna e qualche imprecisione ce lo hanno impedito».
Come ti stai trovando con i ragazzi?
Diciamo che questo è la prosecuzione del lavoro degli anni precedenti, anche perché questi ragazzi sono al secondo anno e sono molto più avvezzi, si vede la loro crescita anche personale. Siamo arrivati all’evento con meno raduni per il ridotto budget a disposizione, abbiamo pagato a caro prezzo l’annullamento dell’Eroica che ci sarebbe servita tantissimo, ma il primo test internazionale ci ha dato risposte anche superiori alle aspettative.


D’altro canto sulla categoria c’è molta attenzione dopo l’exploit di Finn agli ultimi mondiali. Si sente la sua mancanza ora che è passato di categoria?
Quella è stata una bellissima pagina, ma noi dobbiamo andare avanti. Io noto che il livello medio del nostro movimento si è molto alzato. In alcune gare che tre anni fa mostravano una grande selezione, oggi vedo arrivi di gruppi abbastanza corposi, questo significa che il livello generale è salito, lo dicono anche le medie orarie. Per me questo test aveva molto valore, anche se è presto per trarne indicazioni per le prove titolate.
Dicevi però che questo era un punto di svolta. E ora?
Ora inizieremo a differenziare i gruppi, mettendo da una parte chi è immediatamente competitivo e dall’altra quei ragazzi di primo anno sui quali lavorare con costrutto per il 2026. Teniamo anche conto di un fatto: tradizionalmente il nostro movimento nella prima parte dell’anno è meno brillante perché c’è la variabile scuola che influisce molto di più che negli altri Paesi, penso che andando avanti nella stagione il nostro livello crescerà ancora.


Veniamo alla pista, come ti stai gestendo?
Con gli under 23 il mio lavoro è iniziato praticamente da un mese – risponde Salvoldi – ma per la categoria sono già settimane importanti perché ci sono gli europei da preparare. Ho formato un primo gruppo di riferimento, d’altronde i ragazzi degli anni 2004-06 sono quelli che ho seguito nelle passate stagioni, quindi il lavoro è abbastanza agevole, ci si conosce già. Devo dire che sono particolarmente soddisfatto delle loro continue presenze a Montichiari, del lavoro che stiamo svolgendo. Non era così scontato considerando che il 90 per cento di loro è in team internazionali alle prese con un calendario intenso. Ho trovato, anche da parte di questi, disponibilità totale.
E per quanto riguarda gli elite? Ammetterai che è una stagione strana, senza eventi importanti fino a ottobre…
Per certi versi può anche essere un vantaggio in questa fase di passaggio. Noi intanto stiamo continuando gli allenamenti e ho detto ai ragazzi di pensare a lavorare, quando vengono, senza guardare il cronometro. Io credo che in questo momento bisogna fare una distinzione, guardare soprattutto ai nuovi, agli under 23 per trovare quegli elementi che dal 2027 saranno fondamentali per raggiungere la qualificazione olimpica e il livello che ci compete.


Con gli altri sei in contatto?
Sicuramente, ci siamo già incontrati e ci sentiamo, siamo d’accordo che fino al Tour de France, al quale la maggior parte di loro parteciperà, saranno concentrati sulla strada, poi ci risentiremo e vedremo chi potrà investire parte del tempo sui mondiali di quest’anno.
Ha stupito un po’ il fatto che alla recente riunione di Gand ad accompagnare i ragazzi è stato Villa. Con lui c’è interscambio?
C’è e ci sarà sempre, succedeva così anche lo scorso anno. Lui poi segue le ragazze della pista, è chiaro che in questo mondo ha il suo cuore ed è una risorsa in più alla quale attingo volentieri. Noi siamo colleghi, ma prima di tutto amici: questa rotazione di ruoli fa parte del nostro programma, la ritengo qualcosa di molto utile.


Accennavi prima che questa stagione “soft” può essere un aiuto per te…
Sì, ma non dimentichiamo che non c’è tempo da perdere perché sappiamo già che il sistema di qualificazione olimpica sarà ancora più duro e restrittivo rispetto a Parigi e dovremo farci trovare pronti. Quindi bisogna alzare il livello subito, per questo la stagione che stiamo vivendo non è certo di riposo, le gare degli under 23 saranno importantissime.