Anche se non è stato appariscente in corsa, ieri piano piano si è rivisto. Era nel gruppo di Ganna a giocarsi un buon piazzamento. Stiamo parlando di Matej Mohoric, il grande assente di questo spezzone di stagione. Nelle sette gare prima del Fiandre aveva collezionato tre ritiri, un forfait e due piazzamenti oltre il 100° posto: non certo un rendimento da Mohoric. A Oudenaarde invece qualcosa è cambiato.
Ma come mai? Cosa è successo al bravissimo e sempre aggressivo atleta della Bahrain-Victorious? A dircelo è stato proprio lo sloveno, pizzicato nei giorni del Fiandre, in piena campagna del Nord. Come sempre Mohoric è stato chiaro e ha parlato apertamente.


Dunque Matej, cosa succede?
Succede che ho preso un virus durante l’opening weekend di inizio marzo (Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne, ndr) e le cose da quel momento si sono complicate. Sembrava stessi meglio, ma poco prima della Strade Bianche ho avuto un altro problema… anche peggio del primo. Ora però mi sto riprendendo.
Che virus hai avuto?
Sono stati due per la precisione: il primo è stata una semplice infezione batterica all’orecchio, un malanno di stagione invernale direi. Virus che però mi ha costretto a prendere degli antibiotici. Il secondo invece è stato molto più forte, un virus gastrointestinale preso per qualcosa di poco pulito che devo aver ingerito. E’ stato davvero fastidioso e lungo.
Questa situazione ti ha portato a modificare qualcosa nel tuo calendario?
Alla fine le mie corse le ho fatte, anche perché già all’opening weekend non sembrava una cosa impossibile o così grande. Ma la seconda volta… Nei giorni della Strade Bianche ero ko. Un morto a letto! Tanto è vero che a Siena non sono partito. Speravo di stare meglio a Sanremo, invece come dicevo è stata più tosta del previsto.


Voi corridori oggi siete come macchine di Formula 1 e quando state male rischiate di portarvi dietro la cosa a lungo. Avete mai pensato con il tuo staff di fermarvi?
Fermarsi per queste corse non è facile però. Significava saltare i miei obiettivi stagionali. Il mio prossimo obiettivo è il Tour. Magari ho sbagliato, magari ho fatto bene… Ma queste sono le mie corse, vivo per queste gare. Non farle sarebbe stato un colpo importante per l’intera stagione. Comunque, come ripeto, ora sento di stare meglio.
Cosa significa, Matej, “sento di stare meglio”? Lo dicono i numeri del computerino o c’è altro?
No, no… Lo sento io, lo sento sul corpo: quando sono sotto sforzo, quando recupero, quando sono in bici. Noi siamo sempre al limite, quando sei magrissimo, quando sei sempre tirato, sei anche più vulnerabile. Ma al tempo stesso senti come reagisce il tuo corpo quando vai bene.
Ora qual è il tuo programma?
Farò la Roubaix e poi credo anche l’Amstel, ma vedremo…
Chi vedi bene per queste gare?
Pogacar e Van der Poel sono più forti, ma poi nel ciclismo ci sono tremila variabili… e questo è il bello, no? Non sai mai come potranno andare davvero le cose.
Saranno i favoriti anche per la Roubaix?
Sì, forse ci sarà qualcuno in più, ma restano i più forti del momento. Poi lì conta un po’ di più anche la fortuna.


Sappiamo della tua meticolosità, Matej: come avete lavorato in ottica materiali?
Questo inverno abbiamo fatto parecchio lavoro. Avevamo fatto anche un bel po’ di sopralluoghi in occasione del weekend di apertura. Con i materiali siamo a posto. Ora speriamo di raccogliere qualcosa di più. Noi in Bahrain Victorious ci crediamo, sappiamo che possiamo arrivare dove meritiamo di essere.
Si vociferava che le pietre di Fiandre e Roubaix fossero più sconnesse del solito. E’ vera per te questa cosa?
No, no… Le pietre sono sempre quelle, magari chi l’ha detto doveva sgonfiare le gomme!
Come passi le giornate in questa campagna del Nord?
Noi siamo fortunati. Rispetto agli altri team, da qualche anno prendiamo in affitto una grande casa in campagna e anziché stare ognuno chiuso in stanza, abbiamo una grande sala comune dove ci ritroviamo. Guardiamo i film, le altre corse, che commentiamo insieme, giochiamo a carte… Così è davvero bello!