Dopo l’apertura dell’Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne, le classiche del Nord entrano nel vivo, e Filippo Baroncini è pronto a fare la sua parte. L’ex campione del mondo under 23, ora alla UAE Emirates, arriva lassù con un conto aperto e tanta determinazione. In una squadra già piena di campioni, anche lui vuole dimostrare di che pasta è fatto.
Dopo nove giorni di gara, i risultati finora non sono stati clamorosi, ma il ciclista italiano sa che il meglio deve ancora venire. Il suo obiettivo? Far bene nelle classiche, soprattutto dopo una stagione 2024 segnata da alti e bassi dovuti principalmente alle sfortune. Ora lo attendono nell’ordine: Nokere Koerse, GP Denain, Bredene Koksijde Classic, De Panne, Gand-Wevelgem…
Filippo, come stai? Com’è la condizione?
Ora sto bene. Fino alla Strade Bianche sono stato un po’ giù a causa di un virus, anzi, di due virus che mi hanno un po’ messo ko. Però adesso mi sono ripreso bene. Mi sento decisamente meglio.
L’inizio di stagione è stato come te lo aspettavi? Oppure è stato tutto parte di un piano per le classiche che stanno arrivando?
L’obiettivo principale è sempre stato quello di andare forte nelle classiche, quindi sì, la preparazione è tutta indirizzata a queste gare. Tuttavia mi aspettavo sicuramente più fortuna, in termini di salute e di risultati favorevoli, visto che le opportunità sono sempre poche e non è facile. Ma l’importante è che ora sono in forma e pronto a dare il massimo.
Di queste gare che arrivano, ce n’è qualcuna a cui punti particolarmente? In cui avrai più spazio?
Mi piacerebbe avere il mio spazio in tutte, ma quella a cui tengo di più è sicuramente la rivincita al GP di Denain, dove l’anno scorso mi sono rotto il gomito. E’ stata una grande sfortuna e vorrei tanto riscattarmi. Per quanto riguarda i ruoli di capitano, vedremo: correrò al fianco di corridori come Wellens, Pollitt e Morgato, che stanno crescendo molto.
A livello tecnico, hai già fatto sopralluoghi come nel 2024 o testato qualche novità come gomme e assetti?
Quest’anno no, perché i materiali sono praticamente gli stessi dell’anno scorso. So già come settare la bici, soprattutto conosco già le pressioni delle gomme che utilizzerò. Non c’è stato bisogno di particolari test.
Con chi condividerai la stanza durante queste gare?
Per ora non so ancora con chi starò in camera. Non c’è un compagno fisso. Le formazioni cambiano spesso, soprattutto per queste gare minori, quindi vedremo più avanti.
Quanto ti senti diverso rispetto al Filippo di un anno fa in questo periodo?
Mi sento cresciuto tantissimo. Già a gennaio sentivo una differenza nella fatica che facevo rispetto a prima. Penso che sia dovuto all’esperienza acquisita con il primo grande Giro che ho fatto, la Vuelta. Credo mi abbia dato una base solida.
Queste differenze le hai notate nei picchi di sforzo (watt) o nel recupero dopo le varie sgasate?
Sicuramente nel recupero, ma più in generale direi nella tolleranza allo sforzo. E’ molto più facile gestire l’intensità, specialmente quando fai sforzi ripetuti e prolungati durante le corse.
Filippo, prima abbiamo accennato ad alcuni tuoi compagni importanti. Tra questi c’è Juan Ayuso, con cui hai corso alla Colpack. Come è ritrovarsi insieme nella squadra numero uno al mondo?
L’esperienza nella Colpack è stata fondamentale, ma qui il livello è un altro. La UAE è una squadra di professionisti top e quindi anche l’approccio tra di noi è molto diverso. Lì c’era un ambiente più familiare, dove si stava insieme anche per lungo tempo, magari scherzando a tavola. Oggi, il ciclismo è diventato più simile a un lavoro d’azienda. Ognuno ha il suo ruolo e bisogna rispettare certi ritmi. Il livello competitivo e il lavoro di squadra sono incredibili. Per quanto riguarda Juan, certo si scherza ogni tanto e lui non è cambiato per nulla è il solito animale di gara!
Appartenete anche a due gruppi di lavoro diversi, immaginiamo: tu in quello delle classiche, lui in quello dei grandi Giri. Magari vi vedete poco….
Esatto, capita che ci si scambi qualche messaggio, ma per scherzare. Ma non più di tanto, sinceramente. La vita è cambiata. Il ciclismo è diventato molto più improntato sul lavoro e il recupero. Non ci si ferma più a fare chiacchiere, si pensa più a concentrarsi a tutto quello che ruota attorno alla performance.
Tornando alle tue classiche: ci hai detto di Denain, ma tecnicamente ce n’è qualcuna che pensi si adatti particolarmente alle tue caratteristiche?
Per quanto riguarda le gare di questa settimana, penso che la Gand-Wevelgem sia una corsa che si avvicina un po’ di più alle mie caratteristiche. Ma tutte queste corse in Belgio, a parte le grandissime classiche, richiedono un mix di velocità e resistenza. La mia speranza è di riuscire ad evitare imprevisti come forature, cadute… E se tutto va bene, le sensazioni sono buone.
Le classiche più grandi, come il Fiandre o la Roubaix, ci sono possibilità già da quest’anno?
Sì la possibilità c’è, ma mi piacerebbe riuscire a fare bene nelle gare minori prima di concentrarmi su quelle corse. E’ importante perché i risultati nelle semiclassiche dimostrano che si può competere anche nelle classiche maggiori, quindi cerco di prendere le cose giorno per giorno.
Come vivi questi giorni di gare una dietro l’altro?
Dopo queste prime corse torno a casa in Italia, ma giusto un paio di giorni. Mi serve recuperare e vedere come va il meteo, ma poi si riparte subito per la prossima ondata di corse. Il calendario delle gare cambia rapidamente, quindi si va sempre un passo alla volta. Però in generale mi piace molto. Alla fine devi essere concentrato, non ti devi allenare, e poi lavori tanto proprio per questi momenti.
Non ci si allena, ma diventano importanti altre cose…
Il recupero è fondamentale. Cerco di dormire il più possibile, di avere un buon sonno e di concentrarmi sulla nutrizione. Non mi faccio troppi problemi. Sì magari non ingolfarsi troppo di carbo nei giorni di scarico o riposo, però è anche vero se mangio 20 grammi in più di pasta alla fine non è una tragedia: quassù le energie servono.
E il Filippo uomono, il “non-corridore” come vive i momenti di pausa tra le gare? Cosa fai per passare il tempo lontano dalla bici?
Quando sono a casa, mi piace passare del tempo con il mio cagnolino e la mia ragazza. Sono una persona tranquilla, quindi preferisco fare passeggiate o magari farmi un massaggio per rilassarmi. In trasferta, cerco di non pensare troppo al ciclismo. Come accennavo poi è tutto molto cadenzato oggi. A meno che non si è una squadra con un gruppo più latino in cui magari ci si sofferma a chiacchierare un po’ di più, tutto scorre via velocemente.
Magari leggi un libro, giochi con la Play…
La Play ormai la detesto: ci ho giocato troppo da piccolo! Se ho un po’ di tempo libero, mi piace guardare una serie thriller su Netflix per rilassarmi un po’. Magari un thriller, qualcosa che dia suspence, ansi… Come se l’ingresso in un settore di pavé non ne portasse abbastanza!