Wout Van Aert lo ha fatto ancora: una corsa a piedi prima di un allenamento in bici. Non un allenamento qualsiasi, ma una distanza di 240 chilometri. Il belga della Visma-Lease a Bike non è nuovo a questa pratica e, ancora una volta, ha riacceso il dibattito sul valore del running per i ciclisti.
Si è detto che la corsa a piedi possa rafforzare la densità ossea, che nel ciclismo non viene particolarmente stimolata a causa dell’assenza di impatti. Ma con Fabrizio Tacchino, coach esperto sia nel ciclismo che nel triathlon, abbiamo analizzato la questione da un punto di vista più ampio. Tacchino parla di forza, di adattamenti muscolari e anche di zuccheri, sempre più centrali nell’approccio all’allenamento.


Fabrizio, torniamo sul tema corsa a piedi più ciclismo. Commentiamo l’allenamento di Wout Van Aert…
Fino a qualche anno fa si riteneva che i ciclisti dovessero evitare di correre a piedi o comunque di praticare sport differenti. Questo perché la corsa prevede una componente eccentrica dell’azione muscolare, dovuta agli impatti con il terreno, che nel ciclismo è assente. Dopo una corsa a piedi, un ciclista poco abituato avverte un forte indolenzimento muscolare, con gambe pesanti per uno o due giorni. Di conseguenza, per anni i direttori sportivi hanno scoraggiato la corsa, ammettendola solo nel periodo invernale.
Adesso però questa “dicotomia diabolica”, non è più così diabolica appunto…
No, non più. La nuova generazione di atleti, come Van Aert e Van der Poel, ma anche Roglic e altri atleti di spicco, ha sdoganato questa pratica. Nel caso di Van Aert e Van der Poel, la corsa a piedi è utile anche per le competizioni di ciclocross, tuttavia l’hanno inserita in modo strutturale nei programmi di allenamento, arrivando a praticarla quasi quotidianamente, anche prima di colazione, specie Van Aert.
Per te che benefici ha corsa a piedi per un ciclista?
Inizialmente ero scettico, ma poi alcuni miei atleti hanno voluto provare e ho visto che ne traevano vantaggi. La corsa a piedi è il primo esercizio di forza a carico naturale che un ciclista può fare senza bisogno di attrezzature. Il lavoro eccentrico stimolato dalla corsa ha un impatto positivo sulla muscolatura e gli atleti stessi avvertono un miglioramento nelle sensazioni sulle gambe. E’ anche una questione di sensazioni. Se l’atleta sta bene perché impedirglielo?



Cioè?
Molti allenatori aspettano evidenze scientifiche per adottare nuove metodologie, ma io credo che il metodo si sviluppi proprio dall’esperienza diretta degli atleti e poi si cerchi una spiegazione scientifica. Se un corridore prova e avverte benefici, non vedo motivo per non integrare la corsa nei programmi di allenamento. Io stesso per cercare di capire, di avere dei feedback ho fatto delle sessioni di corsa prima di salire in sella.
Perché Van Aert ha corso proprio prima di un lungo in bici? Insomma 240 chilometri non sono pochi. Non poteva farlo un altro giorno?
Non credo sia stata una scelta legata specificamente alla distanza. Per quanto ne so, Van Aert lo fa regolarmente, so che ha corso anche durante il Tour de France. Per lui è un’abitudine, un modo per stimolare il metabolismo prima di colazione e innescare una serie di processi biochimici che migliorano la gestione degli zuccheri.
Spiegaci meglio…
Anche alcuni miei corridori, dapprima su mia indicazione e poi per loro scelta, hanno inserito una corsa leggera prima di colazione. Inizialmente si trattava di una corsa senza ritmo preciso, poi ho introdotto anche parametri di intensità per sfruttarne al meglio i benefici. La corsa a piedi prima di iniziare l’attività principale consente di “accendere” organismo e intestino e far assorbire meglio gli zuccheri e gli altri nutrienti. E il principio è sempre lo stesso: svuotare le riserve di glicogeno e preparare il corpo ad assorbire meglio i nutrienti nella colazione successiva.


Secondo te Wout effettua questa corsa a digiuno?
Da quello che ho letto sì, Van Aert corre prima di colazione. Magari prende un caffè zuccherato, quindi con un piccolo apporto di zuccheri, per stimolare certi processi metabolici, proprio per innescare il processo di cui sopra. Il modo di alimentarsi nel ciclismo moderno non si basa più sul semplice conteggio calorico, ma sulla gestione dei macronutrienti.
Quali rischi ci sono nell’integrare la corsa nel ciclismo in modo strutturato come fa Van Aert? Ammesso ci siano…
L’unico rischio è il sovraccarico. La corsa a piedi è molto più impattante della bicicletta e, se non gestita bene, può portare a infiammazioni o infortuni muscolari. I ciclisti devono approcciarsi con cautela e senza esagerare nei volumi. Se fatta con criterio, però, la corsa alternata alla bici può diventare un ottimo strumento di allenamento. Anche per questo si vedono sempre più corridori che la praticano abitualmente, sia in inverno che in stagione.