CALPE (Spagna) – L’approdo di Alessandro Romele nel WorldTour rappresenta una delle storie tecniche più interessanti del ciclismo italiano di questo inverno. Il giovane lombardo si appresta a vivere una nuova avventura al fianco dei grandi del gruppo e non con un ruolo marginale a quanto pare. Alessandro sta facendo questa fase con grande entusiasmo.
Un entusiasmo che emerge forte mentre ci racconta di questi primi training camp tra i pro’. Romele si sta già integrando nel meccanismo delle corse veloci e delle classiche della XDS-Astana. Allenamenti, spunti tecnici, dettagli del treno: Alessandro ci ha portato nella sua preparazione, la prima da professionista.


Alessandro, sei nel WorldTour…
È un sogno che si avvera, la realizzazione di quello che sognano tutti i ragazzini che iniziano a correre in bicicletta. Per me è anche un nuovo inizio, una sfida che affronto con la stessa passione di quando andavo in giro con la mia biciclettina. Certo, ora è il mio lavoro, ma resta prima di tutto un divertimento e una grande passione. Questo approccio mi aiuta a vivere tutto con serenità e naturalezza.
Naturalezza anche perché è la stessa squadra in qualche modo.
Il salto dal devo team al WorldTour è comunque importante. Anche se provenivo da un ambiente professionale, i cambiamenti ci sono e sono significativi. Fortunatamente, la squadra e i manager mi seguono con attenzione e fin qui credo che abbiamo lavorato al meglio. Ora vedremo come andrà la stagione.
Quanto è cambiato il tuo lavoro in termini di chilometri e ore di allenamento rispetto ad un anno fa?
Credo che rispetto agli anni passati ci sia stato un aumento del 20-30 per cento circa, ma la differenza maggiore è nella qualità. Le uscite lunghe di 4-5 ore, che una volta erano eccezioni, ora sono la quotidianità. Le sessioni da 6-7 ore sono ormai normali per prepararsi alle corse più impegnative. Inoltre, si lavora molto di più sulla specificità: forza, esplosività, sprint e tattiche per costruire il treno. Quando ero under 23, questi aspetti erano meno curati, ma ora hanno un’importanza cruciale.
Qual era stata la tua uscita più lunga sin qui?
Lo scorso anno ricordo un’uscita da 5 ore e mezza che, per un errore di calcolo del percorso, è diventata di 6 ore. A quel punto, un po’ per gioco e un po’ per sfida, abbiamo puntato ai 200 chilometri, e ci siamo riusciti chiudendo a 204 chilometri. Quest’anno ho già superato quella distanza: 202 chilometri in 6 ore e 40 minuti. Durante il prossimo ritiro ci aspetta una sessione da 7 ore. E questo mi stimola: sarà un vero test per il fisico e per la mente.


E’ anche un allenamento per imparare a mangiare in vista delle gare più lunghe?
Anche, certo… L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale in questi casi. Già da qualche anno lavoro con il nutrizionista Luca Simoni per allenare il corpo a ingerire fino a 120-130 grammi di carboidrati l’ora. Questo approccio è essenziale per mantenere un livello costante di energia durante allenamenti lunghi e intensi. E soprattutto per farsi trovare pronti quando bisogna spingere forte, perché poi la vera differenza è tutta lì.
Alessandro, fai parte del gruppo dei “pesi massimi”: quindi classiche del Nord, volate: come state lavorando riguardo al treno?
Sì, viste le mie caratteristiche fisiche (186 centimetri per 77 chili, ndr) sono stato inserito in quel gruppo. Io ho sempre pensato che il treno nel ciclismo sia un elemento fondamentale, esattamente come i fondamentali del calcio o del basket. Nel nostro caso non è facile coordinarsi con i compagni: richiede tanta pratica e conoscenza reciproca. A dicembre abbiamo fatto sessioni specifiche per migliorare questo aspetto, lavorando sulla “comunicazione” (che non è a parole) e sulle posizioni in gruppo e in bici. Ad esempio, mi hanno corretto quando tenevo le mani in presa alta, quindi con i gomiti piegati a 90 gradi, ma in quel momento la posizione migliore era in presa bassa per garantire stabilità e aerodinamica.
Raccontaci meglio, portaci in bici in quei momenti…
Il momento dei cambi è determinante. Ricordo un episodio in cui abbiamo simulato una volata. Eravamo più gruppi, come se fossimo state più squadre. Io ho fatto il lead-out, l’ultimo uomo, insomma. Finito lo sprint, Bol mi ha consigliato di dare una sgasata più forte, più secca, anziché continuare la progressione. Magari potevo coprire 70-80 metri in meno, perché era più importante mantenere la posizione per far restare davanti il velocista dietro di me. L’altro treno infatti stava risalendo.
Chiaro… E interessante!
È una questione di dettagli e di capire le preferenze dei compagni, soprattutto dello sprinter. Ogni velocista ha le sue caratteristiche e il treno deve adattarsi: c’è chi preferisce un lancio lungo e graduale e chi invece ha bisogno di uno sprint più secco. Sono piccoli dettagli, ma fanno la differenza. Bisogna capire come ragionano gli altri componenti del treno, in particolare lo sprinter, per metterli nelle migliori condizioni possibili. Per questo è importante provare e riprovare, conoscersi, correre, fare esperienza insieme.


Malucelli, Kanter e anche Syritsa che farà la spola con il devo team: avete già definito un ordine per il treno?
Non ancora in modo definitivo. Abbiamo Malucelli, che è super entusiasta e porta tanta energia, ma anche Glebi (Syritsa, ndr), che è un ragazzo determinato e costante. Ogni sprinter ha il suo stile e la scelta dipenderà dalla corsa, dalle condizioni e dalle formazioni. In squadra ci sono anche elementi di grande esperienza come Ballerini, che ha partecipato a treni importantissimi negli anni d’oro della Soudal-Quick Step, e Bol, che ci ha già dato preziosi consigli. Lavoriamo tutti insieme per costruire la miglior struttura possibile.
Alessandro, qual è il tuo programma per l’inizio stagione?
Inizierò il 25 e 26 gennaio con la Volta a la Comunitat Valenciana e la Clásica de la Cerámica. Poi ci sarà un ritiro di 20 giorni sul Teide a febbraio per preparare le classiche del Belgio e Strade Bianche. Marzo sarà il mese chiave per la mia prima parte di stagione, con l’obiettivo di fare esperienza e imparare il più possibile da ogni corsa.
Insomma, subito un calendario importante per te…
Sono entusiasta di affrontare Strade Bianche, una delle gare più belle d’Italia. Da junior ho avuto la fortuna di correre l’Eroica, una piccola Strade Bianche, e sono arrivato terzo. Questo percorso mi ha sempre affascinato e non vedo l’ora di viverlo al massimo. Già nel finale della scorsa stagione avevo preso parte alla Parigi-Tours, ricca di sterrati, e mi ero trovato bene.