La stagione 2024 di Lorenzo Nespoli si è chiusa in questi giorni con la partecipazione al Tour of Ya’an, una corsa dedicata ad elite e under 23 in Cina. Il corridore della MBH Bank-Colpack-Ballan-Csb è volato dall’altra parte del mondo quasi per gioco e si è trovato a gareggiare in un mondo completamente nuovo.
«L’occasione – racconta Nespoli – è nata dopo il campionato nazionale di cronometro a squadre del 12 ottobre. Ero in macchina con Davide Martinelli e lo ha chiamato Nicolas Marini, il quale gli ha detto se fossimo disponibili per andare a fare questa corsa in Cina. Scherzando ho detto che sarei andato io, anche da solo. Alla fine sono partito e sono qui con il team di Marini e Chen FangNing, la FreeNova-UpVine. Non ci sono compagni o staff, solamente io».


Viaggio di fine stagione
Quella di Lorenzo Nespoli è diventata così un’avventura di fine anno grazie alla quale ha scoperto un Paese che non conosceva e lo ha fatto correndo in bici. Una scelta coraggiosa e dettata dai suoi 20 anni.
«Ho preso questa cosa – ammette – come un viaggio nel quale scoprire un posto nuovo. Devo ammettere che mi è piaciuto davvero molto venire dall’altra parte del mondo. Siamo nella regione di Sichuan, precisamente a Chengdu: la città del panda gigante. E’ tutto completamente diverso, siamo immersi nella natura, il colore predominante è il verde degli alberi. Solo ogni tanto arriviamo in qualche città che sono però disperse».




Che corsa è stata questo Tour of Ya’an?
Non è una vera e propria corsa a tappe, tanto che non c’è una classifica. Sono diverse gare di un giorno messe tutte una dopo l’altra. Infatti le squadre corrono solo alcuni giorni, poi fanno una pausa e arrivano alla corsa successiva. Anche noi ci siamo fermati prima, mancano ancora tre giorni di gara ma abbiamo preferito smettere perché poi si finiva troppo lontano e tornare diventava difficile.
Le tappe, se così vogliamo chiamarle, come sono?
Molte piatte, a parte una con l’arrivo in salita. L’organizzazione è davvero super, difficile trovare evento del genere anche in Europa. Qui le strade chiudono per davvero, non gliene frega nulla del traffico bloccato. Con il senno di poi ammetto che è stato un bel modo per chiudere la stagione, tanto che qualche giorno da turista me lo sono anche concesso.


Raccontaci che ciclismo hai scoperto…
Si partiva in un centinaio ogni giorno. Il livello medio è molto più basso però poi ci sono quei dieci, quindici corridori che hanno gareggiato in Europa che vanno forte. Ci sono tanti russi e ucraini molto preparati. Gli hotel sono davvero belli ed è tutto vicino, cosa un po’ strana visto quanto è grande la Cina. Però il trasferimento medio ogni giorno era di 30 minuti. Il cibo, invece, è molto diverso dal nostro e tutto piccante. Dopo qualche giorno ho iniziato a chiedere riso in bianco e uova.
In gruppo come ti sei trovato?
Si parla inglese, anche qualcuno che mastica l’italiano l’ho trovato (tra i partecipanti c’era anche Eduard Grosu che ha corso diversi anni nel nostro Paese, ndr). Nel team di Nicolas Marini ho trovato due ragazzi che parlano inglese, il resto invece conosce solo il cinese.


Un modo particolare di chiudere un 2024 che ti ha visto crescere tanto.
Sento di essere andato bene nelle gare che erano adatte alle mie caratteristiche. Al Valle d’Aosta non ero in forma a causa di qualche problema di salute, ma per il resto ho corso al meglio. Anche nel finale di stagione andavo forte e ho conquistato degli ottimi piazzamenti. E’ mancato lo spunto in più per ritenermi totalmente soddisfatto, usando la testa avrei potuto raccogliere di più.
In che senso?
Mi è mancato un po’ di costanza nei risultati, mi serve maggiore organizzazione personale: come scegliere un obiettivo e arrivarci al meglio. Il 2025 sarà il mio anno, andranno via Kajamini e Meris, così in certe gare toccherà a me e Pavel Novak raccogliere i risultati. Quest’anno ho lavorato tanto per loro e mi è piaciuto. Ma so che nel 2025 tocca a me fare il passo in più.


Cosa ti servirà?
Ne parlavano con Kajamini e Meris alla cena di fine stagione, ridendo dicevamo che sarà difficile vincere lo stesso numero di corse internazionali, ma si deve provare. Già dai primi ritiri, e nella fase di preparazione, dovrò concentrarmi bene e capire quali possono essere i miei obiettivi. La programmazione è tutto.