Le imminenti prove titolate di gravel ripropongono un vecchio tema che accompagna l’affermazione – invero sempre più veemente – della specialità a livello internazionale: è un punto d’incontro fra stradisti e biker o si sta affermando una categoria di specialisti puri? Il tema lo abbiamo affrontato partendo da quanto è successo finora nelle World Series, il circuito voluto dall’Uci che mette insieme le principali classiche del settore.


Un elenco di vecchie conoscenze
Va subito detto che non è semplice seguire il calendario per la semplice ragione che prevede prove in quasi tutti i continenti (da gennaio a oggi risulta assente solo l’Asia con ben due prove nella lontana Australia e due gare anche in Sud Africa e Kenya). Da una parte si nota subito come quando c’è qualche stradista di livello, non ci sia spazio per nessuno: il vecchio Valverde è il padrone de La Indomable, Tim Merlier si è preso un divertente svago dalla sua attività vincendo la Blaavands in Danimarca, ma anche le nostre Giada Borghesi e Alice Maria Arzuffi hanno conquistato rispettivamente Worthersee e Monsterrando.
Dall’altra ci sono specialisti che si stanno realizzando attraverso il gravel, diventando quasi oggetti preziosi per gli organizzatori. Magari sono ex stradisti come Petr Vakoc primo alla Monsterrando e pluripiazzato in stagione oppure Hans Becking, biker visto anche in Italia alla DMT Marconi e che ha vinto sia il Safari Gravel in Kenya che l’Adventure in Polonia. Fra le donne c’è un esempio ancora più eclatante, la tedesca Carolin Schiff che ha messo insieme tre vittorie, in Francia, Germania e Polonia.


Le regole per comporre l’Italia
Tutte queste considerazioni le ha fatte anche Daniele Pontoni, impegnato nella costruzione della squadra che prenderà parte a europei e mondiali: «Nella scelta degli azzurri io mi regolo innanzitutto su quel che troverò come percorsi. Quello di Asiago per gli Europei lo vedrò in settimana, ma so che è stata apportata qualche variazione per farlo un po’ diverso dai mondiali. Mi aspetto un tracciato non così duro, mentre per quello dei mondiali in Belgio gli organizzatori ci sono andati anche più morbidi, al punto che non mi stupirebbe una soluzione con un gruppetto, a giocarsi la vittoria se non proprio in volata almeno nelle battute finali».
Un percorso non da Fiandre?
Diciamo che con gli strappi tipici di quei luoghi e vista la geografia non potrebbe essere altrimenti, ma un po’ più dolci rispetto a quelli che ci aspetteremmo. Il fondo poi è bello veloce e non molto accidentato, poi la differenza potrà farla anche il clima che troveremo.


Si parlava di specialisti puri o meno. Tu guardi a quel che avviene specificamente nel mondo gravel?
Non potrei fare altrimenti, il mio ruolo me lo impone. Io come detto scelgo in base a molteplici aspetti: il percorso come detto, ma anche gli impegni dei corridori, le concomitanze con i calendari su strada e mtb (ad esempio quest’anno la presenza di due tappe di Coppa del mondo di Marathon oltre Atlantico rende difficile portare biker a gareggiare nel gravel). Poi guardo anche a quel che fanno gli specialisti puri. In Italia non ce ne sono ancora molti, ma sono in crescita, in evoluzione. Magari ex stradisti che hanno trovato una nuova via e non posso non tenerne conto, se mostrano elementi d’interesse.
Le World Series che cosa ti hanno detto?
Che il gravel sta seguendo la stessa direzione della mountain bike a cavallo fra anni Ottanta e Novanta, quando accoglieva tanti specialisti di altre discipline e nel frattempo si affermavano specialisti puri. Si sta evolvendo anche il calendario, non ci sono solo le World Series, ma a tal proposito va detto che, parlando un po’ in giro con praticanti e società, al fianco di organizzazioni decisamente professionali e all’altezza ci sono ancora strutture molto amatoriali. Ma ripeto, è il prezzo che si paga all’affermazione di una disciplina giovane.


Come ti regolerai per le tue scelte?
Tra il 20 e il 25 comunicherò alla Fci l’elenco dei convocati. Saranno due nazionali distinte fra europei e mondiali, ma lo zoccolo duro della squadra resterà lo stesso, anzi posso dire che per le donne, salvo forse un nome, ho già la squadra in tasca. In campo maschile invece ci sono dubbi da sciogliere proprio in base alle concomitanze. Ho la strada pressoché preclusa per la mtb, ma anche per gli stradisti non è semplice, l’europeo gravel è il 13 ottobre e il giorno prima c’è il Lombardia. Posso comunque dire che saranno squadre competitive, all’altezza della nostra giovane ma qualificata tradizione. E non è escluso che dentro ci sia anche qualche gravelista…